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www.ildialogo.org Lettera aperta a S.S. Papa Francesco.,di Rosario Amico Roxas

Lettera aperta a S.S. Papa Francesco.

di Rosario Amico Roxas

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Papa Francesco: “I comunisti ci hanno rubato la bandiera”.
Si tratta della bandiera spirituale della Chiesa dei poveri, ma una affermazione che, con tutto il rispetto per Papa Francesco, non mi sento di condividere né di sforzarmi a capire.
Nella bandiera comunista, quella che sventola nelle feste dell’Unità, c’è il rosso porpora della battaglia, ma non c’è Cristo, per una scelta laica che in troppi hanno interpretato in senso anticlericale.
Le lotte comuniste, che proponevano maggiore uguaglianza tra le classi, furono inquinate, fin dall’inizio, da una dichiarata “lotta di classe” e non certo di concertazione tra le classi; ciò produsse solo ulteriori danni, spingendo avanti il liberismo in difesa di interessi corporativi, contro i quali le classi più deboli nulla avevano da contrastare per chiedere maggiori diritti. Ebbe il sopravvento la legge del più forte, specialmente dopo il 9 novembre del 1989 con la caduta del muro di Berlino che segnò la vittoria del capitalismo sul materialismo sociale.
Il comunismo ortodosso ha fatto il suo tempo, scandito di occasioni mancate o perdute, diventando socialdemocrazia, tesa a rivalutare la presenza storica delle classi operaie nel teatro della politica nazionale e internazionale, esaltando la centralità sociale dell’uomo e di tutti gli uomini.
Le parole di Papa Francesco non chiariscono nulla, anzi peggiorano la situazione proprio nelle contraddizioni che vediamo annunciarsi dall’altra parte del Tevere.
La bandiera del Cristo dei poveri, Santità, è saldamente in mano a quei sacerdoti che combattono giorno dopo giorno negli angusti anfratti del “mondo dei vinti” e garrisce alta sospinta dal vento della santità di Mons. Oscar Romero, per il quale Ella, Santo Padre, ha sbloccato il processo di beatificazione, dopo che il suo predecessore, oggi emerito, ne aveva bloccato l’iter.
La Teologia della Liberazione rappresenta, oggi, ciò che in tempi passati rappresentarono il monachesimo e i giganti della santità, in quel periodo buio della Chiesa impegnata nelle lotte per le investiture, nella crociate, nel potere temporale e, infine, nell’Inquisizione, paradossalmente chiamata “santa”.
Il suo predecessore confermò la condanna della Teologia della Liberazione, mentre, contestualmente, tornava ad abbracciare i negazionisti di Lefebvre, togliendo la scomunica che era stata comminata da Giovanni Paolo II; quella condanna, che ancora persiste insieme alla generica accusa di “comunismo”, rappresenta un gigantesco passo indietro nella storia, cancellando oltre un secolo del Magistero sociale della Chiesa.
Anche Paolo VI venne accusato di essere un “Papa comunista” dai rappresentanti delle lobby americane dello sfruttamento, delle armi, delle guerre, mentre meriterebbe di essere il primo a ricoprire una nuova onorificenza “Dottore sociale della Chiesa”, avendo sviluppato il Magistero della Chiesa con l’enciclica Populorum Progressio.
Nella bandiera issata dalla TdL, Cristo è presente, anche se si tratta di una immagine di Cristo lontana dalle icone dell’opulenza, mostrando un Cristo povero, mendico, straccione, affamato, assetato, negletto, sfruttato, umiliato nella persona e nell’anima, come sono i fedeli per i quali pregano i sacerdoti dell’America Latina, ispirati dal loro protettore Oscar Romero, ma un Cristo pronto a perdonare, ad amare, forte di quel “manifesto” dell’uguaglianza rappresentato dal Discorso della Montagna con le Beatitudini che rappresentarono la più grande rivoluzione sociale che mai il pianeta Terra abbia visto.
Si tratta di valori che nessuno potrebbe mai rubare, perché messi a disposizione di tutti gli uomini di buona volontà.
Rosario Amico Roxas



Giovedì 03 Luglio,2014 Ore: 18:32
 
 
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La chiesa di Papa Francesco

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