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www.ildialogo.org LA LETTERA DI PADRE GIUSEPPE FRANZELLI VESCOVO DI LIRA IN UGANDA,

LA LETTERA DI PADRE GIUSEPPE FRANZELLI VESCOVO DI LIRA IN UGANDA

20 Ottobre 2013 – Giornata Missionaria Mondiale

Festa dei Beati martiri Gildo Irwa e Davide Okello

Carissimi,

sono tante le cose che vorrei condividere con voi in questa mia lettera in occasione della Giornata Missionaria Mondiale. Nel turbinio di fatti ed avvenimenti degli ultimi mesi, tento di segnalare alcuni momenti e situazioni particolarmente importanti per il mio cammino personale e per la vita della diocesi.

Lo scenario di fondo in cui inquadrarli ѐ quello di un’Uganda che pochi giorni fa ha compiuto 51 anni di indipendenza. Un paese ancora giovane, caratterizzato da segni di indubbio progresso ma anche da grandi problemi e contraddizioni che rischiano di ritardare e comprometterne lo sviluppo. Mentre il governo annuncia con orgoglio un tasso di crescita economica del 5,8 % nell’ultimo anno, al tempo stesso si rimangia la promessa fatta l’anno scorso agli insegnanti di aumentare del 20% il loro salario. Concretamente, su un salario mensile equivalente a circa 94 euro si tratterebbe di trovare ed aggiungere altri 18 o 19 euro. Ma nel bilancio governativo non ci sono più soldi per l’istruzione. Conseguenza: il terzo trimestre ѐ iniziato con un grande sciopero degli insegnanti, ora rientrato dopo la nuova promessa di un aumento del 25% per l’anno prossimo. Vedremo. Sta di fatto che gli insegnanti sono mal pagati ed un sondaggio rivela che, avendone la possibilità, l’84% dei maestri elementari nelle scuole governative pensa di lasciare l’insegnamento nei prossimi due anni. A farne le spese saranno naturalmente i bambini. Su una popolazione di circa 33-34 milioni di abitanti, i bambini sono 11,5 milioni. Di questi, 2 milioni fra i 5 e 17 anni hanno già perso la corsa, cioè non vanno o hanno smesso di andare a scuola, alimentando le file del lavoro minorile. Non ѐ che in altri settori le cose vadano meglio. Oltre il 40% del personale sanitario negli ospedali e dispensari governativi risulta spesso “assente dal lavoro”. Ragione: salario insufficiente, spesso pagato con mesi di ritardo. E così medici e infermieri cercano di arrangiarsi per mantenere la famiglia.

Lango Convocation. Oltre ai problemi di carattere economico, il paese deve fare i conti con le ferite profonde e non ancora rimarginate che provengono dalle divisioni, violenza e guerre che ne hanno segnato la storia. Il male fatto e subito ha lasciato la sua traccia nel cuore della gente. C’ѐ bisogno di un cambiamento profondo, di una vera conversione. Una radicale inversione di rotta personale e sociale, un cammino di pentimento e riconciliazione, unico fondamento per una pace vera e duratura. Per questo, dopo mesi di preparazione, come Forum dei Leaders Religiosi in Lango abbiamo lanciato e celebrato a Lira dal 23 al 26 Settembre la Lango Convocation. Una iniziativa ecumenica che ci ha visto lavorare, riflettere e soprattutto pregare insieme: cattolici, anglicani, pentecostali e gruppi di altre denominazioni, rappresentanti di tutte le età, categorie e professioni, leaders tradizionali, politici, amministratori a vari livelli, parlamentari, professionisti e uomini d’affari, contadini, insegnanti, uomini e donne, giovani e anziani. Tutti uniti dal mattino al tardo pomeriggio, digiunando, ascoltando e meditando la Parola di Dio, e soprattutto pregando insieme. L’idea di fondo ѐ stata il riconoscimento che in vari tempi ed occasioni nel corso della storia dell’Uganda ognuno di noi personalmente, ogni gruppo etnico o religioso, ogni partito politico ha commesso degli sbagli e ha fatto del male ad altre persone, a membri di altri clan, tribù, denominazioni religiose o partiti politici, ma che ognuno ѐ stato a sua volta vittima di ingiustizie da parte di altre persone e gruppi. Abbiamo quindi tutti bisogno di chiedere perdono a Dio e a tutti coloro che abbiamo offeso, come pure abbiamo il dovere in quanto credenti di perdonare a nostra volta chi ci ha fatto del male. Riconoscendo che riconciliazione e perdono reciproco sono l’unica strada per una vera pace e unità fra tutti gli ugandesi. Per questo abbiamo invitato rappresentanti dei due gruppi di clan che attualmente stanno lottando fra di loro per il potere fra i Lango, come pure i rappresentanti delle altre tribù (Acholi, Karamojong, Alur, Logbara, Madi, Kakwa, Baganda, Banyoro, ecc.) con cui ci sono state tensioni e conflitti. Naturalmente, non tutti hanno visto di buon occhio la nostra iniziativa. C’ѐ chi ha tentato di politicizzarla, presentandola come una presa di posizione a favore di un gruppo contro i suoi avversari. Siamo stati attaccati, sui giornali e alla radio. Assieme al vescovo anglicano e a quello pentecostale siamo stati ospiti di varie stazioni radio, chiarendo che si trattava di un’iniziativa puramente religiosa. C’era chi si opponeva decisamente al fatto che i Langi dovessero chiedere scusa ad altre tribù, nel timore di venire etichettati come gli unici o principali responsabili dei massacri ed ingiustizie perpetrati in Uganda. Non tutti erano pronti al riconoscimento e perdono reciproco dei torti fatti e subiti nei rapporti fra protestanti e cattolici. Non ѐ stato facile, ma ne ѐ valsa la pena. Evidentemente, questi tre giorni non hanno risolto tutte le tensioni ed i problemi. Ma sono stati un passo nella direzione giusta, un cammino che deve continuare. Certamente qualcosa ѐ già successo. Sono stato testimone di episodi commoventi, di gesti che solo la grazia di Dio ha potuto ispirare e dare la forza di compiere. Ho visto gente la cui famiglia era stata massacrata da Idi Amin più di trent’anni fa abbracciare uno dei figli del dittatore, Jafar, mussulmano, perdonando l’uccisione dei propri cari. Ho ascoltato con crescente commozione il racconto di una donna Lango che viveva a Kampala ai tempi del presidente Obote, quando i Langi venivano accusati dei saccheggi e massacri compiuti nella zona di Lwero fra i Baganda: “Giunta all’ospedale di Mulago per partorire il mio secondo figlio, l’ostetrica prende le mie generalità e mi chiede a quale tribù appartengo. Saputo che sono Lango, mi guarda con ostilità e, nonostante fossi già in preda alle doglie, lascia che mi arrangi a salire e sistemarmi sul lettino ginecologico. Dopo il parto, vedendo che si trattava di un maschio, mi rinfaccia: ‘Sei venuta qui a mettere al mondo un altro ladro e assassino?’ Gli taglia il cordone ombelicale e, dopo una medicazione sommaria, sparisce. Abbandonato, senza ulteriore attenzione medica, il bambino perde sangue, si infetta e muore. L’indomani, prima di mandarmi a casa, la stessa ostetrica mi inserisce in corpo una tale quantità di garze, cotone e quant’altro da bloccare le mie funzioni fisiologiche tanto che solo dopo vari giorni, per grazia di Dio, sono riuscita ad espellere il materiale evitando il peggio”. Ciò che più mi ha toccato il cuore ѐ stato vedere questa donna inginocchiarsi in lacrime di fronte ai rappresentanti della gente di Lwero assicurandoli che perdonava il torto subito, e chiedendo lei stessa perdono per aver conservato rancore nei confronti della loro tribù per oltre trent’anni…. In un’atmosfera di preghiera, molti altri hanno perdonato e chiesto perdono per le ferite subite o inflitte in passato. E’ stata una vera esperienza di guarigione e di liberazione dal male. Personalmente sono stato edificato ed ho imparato molto dalla fede delle persone semplici, dei laici. E ciò mi ha aiutato a vivere meglio le difficoltà e tensioni emerse in questi ultimi mesi all’interno della diocesi.

Tensioni in diocesi. La mancanza di spazio mi impedisce di dilungarmi su questo punto. Indubbiamente stiamo vivendo un momento difficile. Come in ogni famiglia, anche in diocesi ci sono problemi di rapporti sia a livello di singoli che fra gruppi diversi, laici, sacerdoti; spesso il primo che ci va di mezzo ѐ il vescovo in quanto responsabile ultimo dell’andamento della Chiesa locale. Il tentativo di mettere ordine in certi settori ha incontrato resistenza ed opposizione, che si esprimono in varie forme, senza troppi riguardi per la verità ed ancor meno per la carità fraterna e comunione che dovrebbe caratterizzare la nostra comunità cristiana. Non ѐ certo una novità. La croce ѐ parte essenziale della nostra vocazione di discepoli di Cristo. San Daniele Comboni, canonizzato proprio dieci anni fa, diceva che le opere di Dio nascono e crescono ai piedi della croce. Siamo quindi sulla buona strada! Devo comunque ringraziare il Signore per le manifestazioni di solidarietà e affetto da parte di tanta gente semplice, oltre che dei miei fratelli vescovi. A voi tutti, cari amici, chiedo l’aiuto di una preghiera per me, i miei sacerdoti e i laici.

25mo anniversario della morte del primo vescovo di Lira. Venticinque anni fa, il 12 Ottobre 1988, moriva Mons. Cesare Asili, ugandese. Gli mancavano due settimane a compiere 20 anni di episcopato. Sull’immagine-ricordo, preparata per l’occasione ma distribuita solo il giorno del suo funerale, aveva scritto: “Andiamo avanti tutti insieme per costruire questa nostra diocesi come famiglia del popolo di Dio, e farne una vera casa in cui regnino l’amore di Dio e la carità fraterna. Manteniamo viva la fede in noi e diffondiamola dovunque!” Oggi, la sfida ѐ ancora la stessa. Ce lo ricorda Papa Francesco nel messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale: “La fede ѐ dono prezioso di Dio”, da diffondere e testimoniare ovunque, in Italia come in Uganda. E’ la nostra missione. Auguriamoci a vicenda di fare tutti la nostra parte, donando amore, perdono, pace e amicizia a tutti i nostri compagni di viaggio. Pregate per me, e che il Signore vi benedica!

P. Giuseppe



Domenica 20 Ottobre,2013 Ore: 08:10
 
 
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