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www.ildialogo.org CINA E CHIESA CATTOLICA: MANOVRE IMPERIALI. "Il Papa gesuita e la primavera cinese. E se Matteo Ricci fosse beatificato?".  Una nota di Alberto Melloni -  con appunti,a c. di Federico La Sala

ORDINE SIMBOLICO: C'E' DIO E "DIO", E FAMIGLIA E "FAMIGLIA"! IL SONNO DELL'AMORE EVANGELICO (CHARITAS")  GENERA MOSTRI ATEI E DEVOTI ...
CINA E CHIESA CATTOLICA: MANOVRE IMPERIALI. "Il Papa gesuita e la primavera cinese. E se Matteo Ricci fosse beatificato?".  Una nota di Alberto Melloni -  con appunti

La scorsa settimana la dirigenza cinese ha dato grandi segnali alle Chiese cristiane. Il 10 maggio il presidente Xi Jinping ha incontrato Kyril, patriarca di Mosca e di tutte le russie. Il 12 Josef Clemens, vero amico e collaboratore di Ratzinger, ha dato la cresima a Pechino nella chiesa di San Giuseppe, riconosciuta dal governo (...)


a c. di Federico La Sala

MATERIALI SUL TEMA:

PER LA CHIESA CATTOLICA, SAN GIUSEPPE E’ ANCORA UN "GOJ", UNO STRANIERO.

FARE COME GIOVANNI XXIII E GIOVANNI PAOLO II: RESTITUIRE L’ANELLO A GIUSEPPE!!! 

COSTANTINO, SANT’ELENA, E NAPOLEONE. L’immaginario del cattolicesimo romano.

 Cattolicesimo, fascismo, nazismo, comunismo: il sogno del "regno di ‘dio’" in un solo ‘paese’ è finito. UN NUOVO CONCILIO, SUBITO! Il cardinale Martini, dalla “città della pace”, lo sollecita ancora!!! 95 TESI? NE BASTA UNA SOLA! (fls)

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Il Papa gesuita e la primavera cinese

E se Matteo Ricci fosse beatificato?

di Alberto Melloni (Corriere della Sera, 22 maggio 2013)

La scorsa settimana la dirigenza cinese ha dato grandi segnali alle Chiese cristiane. Il 10 maggio il presidente Xi Jinping ha incontrato Kyril, patriarca di Mosca e di tutte le russie. Il 12 Josef Clemens, vero amico e collaboratore di Ratzinger, ha dato la cresima a Pechino nella chiesa di San Giuseppe, riconosciuta dal governo. Da dieci giorni era in mostra prima a Shanghai e poi all’università di BeiDa la «Bibbia di Marco Polo»: un manoscritto giunto in Oriente nel Duecento, tornato in Europa a fine Seicento, e che ora - dopo una complessa operazione scientifica sostenuta da Regione Toscana, governo italiano, Arcus ed Fscire - incontrava la Cina di oggi.

Eventi significativi che documentano il (secolare) rapporto di amore e incomprensione fra il cristianesimo e il Paese di Mezzo. Un rapporto nel quale la Chiesa cattolica, per bocca del cardinal Filoni, ha chiesto una svolta, con un dialogo diretto ad alto livello.

Questo momento di avvio della nuova dirigenza cinese è propizio per l’ortodossia, ma potrebbe diventarlo anche per la Chiesa cattolica. Come Mosca ha giocato la carta di Vladimir Putin, Roma aveva la sua carta vincente in Romano Prodi: l’ha sciupata ora cedendo a veti preteschi in Italia accontentandosi di mosche cocchiere che girano la Cina parlando - chissà a che titolo - come fossero messi papali.

L’elezione di Francesco e questo maggio fiorito aprono uno spiraglio nuovo. Ai seminari di Pechino, infatti, studenti e funzionari ascoltano con fierezza chi racconta che uno dei candidati importanti del pre-conclave era Luis Antonio Tagle, di madre cinese. E sono convinti che il Papa gesuita è amico della Cina ex opere operato , perché confratello di quel Matteo Ricci, di cui Bergoglio potrebbe celebrare la beatificazione, con un atto gravido di conseguenze rispetto alle astuzie e alle prudenze che hanno fatto perdere tempo.

Perché (la storia della Bibbia di Marco Polo lo insegna) non c’è un tempo infinito per risolvere i problemi di questa che è la questione del domani cristiano. Roma e Pechino sanno che una parte di quel tempo è stato consumato. In quel che resta bisognerà far sul serio.



Mercoledì 22 Maggio,2013 Ore: 18:21
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 22/5/2013 18.28
Titolo:La partita è appena all’inizio ...
La rete cinese dall’India fino ai Caraibi

di Guido Santevecchi (Corriere della Sera, 22.05.2013)

PECHINO - C’è un nuovo «consenso strategico» tra la Cina e l’India, come annuncia il premier Li Keqiang di fronte al suo collega di New Delhi Manmohan Singh? Di fatto, il capo del governo cinese ha scelto il vicino-rivale per la sua prima missione all’estero; il tradizionale alleato Pakistan è solo la seconda tappa del viaggio. E i due Paesi sono già partner nel club dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) che riunisce il gruppo di economie che crescono più rapidamente in un mondo ancora investito dalla crisi globalizzata.

Però i rapporti per decenni sono stati tesi. Ancora all’inizio di maggio, i militari cinesi e indiani si sono sfidati per tre settimane nella regione himalayana, dove nel 1962 i due Paesi si fecero guerra. Reparti dell’Esercito di Liberazione Popolare si sono spinti per 18 km in territorio controllato dagli indiani. Poi c’è il disappunto di Pechino perché New Delhi ospita il Dalai Lama, leader tibetano in esilio.

E soprattutto, c’è la rivalità economica. Il Prodotto interno lordo della Cina è sei volte più grande di quello indiano, l’interscambio commerciale vale oltre 66 miliardi di dollari l’anno, ma è sbilanciato a favore dei cinesi, che hanno un surplus di 28 miliardi. La Cina è il secondo partner dell’India, che rappresenta per Pechino solo il 12°. Ma i due giganti non si possono ignorare, i loro sistemi produttivi hanno bisogno l’uno dell’altro per bilanciare la crisi dell’Europa e la lentezza della ripresa Usa.

Così Li Keqiang ha giocato la carta dell’umiltà, tattica preferita della Cina che ama ancora definirsi «Paese in via di sviluppo». Il premier si è presentato portando «a un popolo di 1,2 miliardi di persone il saluto di un popolo di 1,3 miliardi di persone» e ha insistito che l’obiettivo di Pechino «è sempre di soddisfare le sette necessità di base quotidiane dei cinesi che sono: legna, riso, olio per cucinare, sale, salsa di soia, aceto e tè». Poi ha detto di capire le preoccupazioni indiane per lo squilibrio nella bilancia commerciale e ha promesso che l’accesso delle merci di New Delhi sarà facilitato, per raggiungere quota 100 miliardi di dollari di scambi nel 2015. Sono seguiti accordi sull’agricoltura, le risorse idriche, per lo sviluppo di zone industriali e la costruzione di infrastrutture. Si è discusso del progetto di aprire un corridoio commerciale attraverso Birmania e Bangladesh.

Non sembra un caso che proprio nel corso di queste cerimonie da Washington sia arrivato l’annuncio che il 7 e l’8 giugno Obama incontrerà il presidente Xi Jinping in California per un vertice tra la prima e la seconda economia del mondo.

Ma intanto Pechino continua ad allargare la sua rete, fino ai Caraibi: gli inviati (e i miliardi) cinesi sono arrivati in quello che George Bush chiamava «il terzo confine» degli Stati Uniti. Hanno stretto accordi con Grenada, Barbados, Giamaica. Il primo ministro di Grenada ha detto al Financial Times che «Pechino aiuta i Caraibi perché ha colto la frustrazione della regione per il disinteresse Usa». Colpisce questa avanzata cinese a Grenada: nel 1983 Ronald Reagan spedì nell’isola i Rangers dopo aver accusato il governo (golpista) locale di essersi venduto a cubani e sovietici. Ora la Cina compra tutto in blocco.

Alle Bahamas i cinesi stanno costruendo un resort da diversi miliardi di dollari; alla Giamaica hanno concesso 300 milioni per strade e ponti; ad Antigua hanno costruito uno stadio per il cricket. Questi investimenti non hanno significato economico per la Cina, perché i Caraibi non sono un gran mercato e non hanno particolari risorse naturali: si tratta di espansione politica.

La partita è appena all’inizio e la Cina conosce l’arte dell’attesa.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 23/5/2013 08.20
Titolo:QUALE DIO? (Ernesto Balducci)
In questo tempo che intercorre tra la Pentecoste e la Trinità, si pne il problema, per noi cristiani, di QUALE DIO.

Mi permetto di consegnarvo una serie di riflessioni in tre tappe.
Iniziamo con una necessaria premessa che prendo da una delle tante omelie di padre Ernesto balducci (Il Vangelo della Pace- Borla - p.214)

«Più e più volte, quando la liturgia della Parola ce ne ha dato l'occasione, ho sottolineato con forza che nel tempo in cui siamo dobbiamo recuperare la no¬stra fede in Dio distinguendo il Dio di Gesù Cristo dal Dio delle ideologie, dal Dio dei sistemi politici. Di fatto il Dio che Gesù annunciò si contrapponeva al Dio della realtà culturale del suo tempo, al Dio della stessa Sinagoga. Il suo era il Dio la cui sostan¬za misteriosa è l'amore di oblazione che si manifesta nella scelta dei reietti, e si contrappone direttamen¬te alla presunzione del mondo che nelle sue realtà strutturali è il potere politico, la cultura con cui le classi al potere dominano le classi oppresse, è la ric¬chezza che è come la divinità — "mammona di ini¬quità" — che governa praticamente tutta la macchi¬na di questo mondo. Pronunciare con fede evangeli¬ca il nome di Dio, significa perciò preoccuparsi che questo nome non faccia numero col nome di Dio che pronunciano i grandi, i tiranni, i ricchi, i soddi¬sfatti, i filosofi...».

Buona giornata.

Aldo [don Antonelli)
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 24/5/2013 07.30
Titolo:QUALE DIO 2 (di don Aldo Antonelli - don Paolo Farinella).
Io capisco come i ricchi, i padroni di sempre e la borghesia che fa loro da reggicoda possano avere una visione delle cose a giustificazione dello statu quo. Capisco anche come, in questa visione, la religione sia stata ridotta al ruolo servile di "consacrazione" del dato di fatto che, così, diventa anche dato di diritto: è così perché così deve essere! E in ciò viene trascinato anche Dio nel ruolo di "reggitore" di questo "universo": è così perché dio lo vuole!
Ciò che si capisce di meno è come mai i poveri, gli esclusi, le vittime del sistema possano aver fatto proprio questa vera e propria ideologia (intesa questa nel senso più negativo e retrivo)!
Naturalmente questo dio non esiste se non nella coscienza malata di un mondo che altro non vuole che gratificare se stesso e benedire le disgrazie che lo affliggono. Un dio tutto da rinnegare.

Di qui l'abiura che prendo dall'ultimo libro di don Paolo farinella: Cristo non abita più qui; (pp. 20-22).

Abiuro il Dio della «identità nazionale e/o europea», sbandierato dal clericalismo in combutta con la destra e la Lega del «dio Po».
Abiuro il Dio della (in)civiltà occidentale che presume di essere superiore alle civiltà africana, asiatica e cinese.
Abiuro il Dio «non neutrale» che Europa e Usa, nel promuovere guerre, si annettono come blasfemo esportatore di democrazia, la loro.
Abiuro il Dio (s)cristiano e terrorista dei guerrafondai che millantano le guerre d'invasione come «interventi umanitari» per giustificare il loro furto di petrolio, gas e materie prime.
Abiuro il Dio dei politicanti italiani, sedicenti cattolici e che sostengono la degradazione morale e istituzionale del piduista Berlusconi Silvio, simbolo fisico della decadenza democratica.
Abiuro il Dio che le religioni usano come martello pneumatico per farsi guerra tra loro.
Abiuro il Dio che cappellani militari, servi della guerra e della morte in¬vocano prima di ogni azione di guerra a favore dei propri «ragazzi» e contro i «ragazzi nemici» (?).
Abiuro il Dio invocato dai militari (s)cristiani che prima ammazzano e, se qualcuno di loro muore, lo inneggiano «eroe» della patria con funerali religiosi e di Stato.
Abiuro il Dio invocato nelle «missioni umanitarie» tra inni e canti di bom¬be, razzi, missili e mitra.
Abiuro il Dio dei soldati (s)cristiani che torturano i figli di un altro Dio o di nessun dio, comunque loro simile, tutelato dai trattati internazionali.
Abiuro il Dio invocato dai vescovi ai funerali di soldati o mercenari di guerre preventive, cioè di invasione.
Abiuro il Dio invocato dal cardinale Tarcisio Bertone perché benedica na¬vi portaerei militari, costruite appositamente per uccidere «con professio¬nalità» e scientificità.
Abiuro il Dio dei ricchi, se prima non si convertono al Dio della cruna dell'ago che abbatte i potenti e innalza i poveri.
Abiuro il Dio di chi si asside alla mensa dei potenti, rinnegando il desco dei poveri.
Abiuro il Dio dei fondamentalisti di qualunque religione, cultura, nazio¬ne e identità.
Abiuro il Dio usato dagli ecclesiastici come stupefacente per addormen¬tare le coscienze dei singoli e dei popoli.
Abiuro il Dio delle gerarchie religiose, omertosamente mute, perché col¬luse con il potere corrente.
Abiuro il Dio delle liturgie sgargianti di porpora e bisso che rinnega il Dio della Storia.
Abiuro il Dio delle diplomazie, convenienze e compiacenze, negazione esplicita del Dio di Gesù Cristo.
Abiuro il Dio del Vaticano, dio di comodo, dio denaro, dio strumento di ignominia e corruzione.
Abiuro il Dio dei vescovi, venduti nell'anima e nel corpo ai politici cor¬rotti e delinquenti.
Abiuro il Dio dei «moderati» svuotato dalla dirompenza rivoluzionaria del suo messaggio.
Abiuro il Dio dei «principi non negoziabili» che annulla la croce come se¬gno di contraddizione.
Abiuro il Dio dei politicanti clericali che respinge gli immigrati ucciden¬doli nel mare Mediterraneo.

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La chiesa di Papa Francesco

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