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www.ildialogo.org I VESCOVI DELLE TERRE DEL PO,di Beppe Manni

I VESCOVI DELLE TERRE DEL PO

di Beppe Manni

Nei giorni scorsi un vescovo ha proposto di eleggere democraticamente il presidente della CEI (Conferenza Episcopale Italiana composta dai presidenti delle conferenze episcopali regionali, fino ad oggi deciso dal Vescovo di Roma. Potrebbe essere un buon inizio della primavera cristiana che ha portato il nuovo papa Francesco.

Un sistema da allargare anche in altri settori piuttosto blindati: oggi né il vescovo di una diocesi, né il parroco di una parrocchia vengono eletti dai cristiani, ma decisi in segreto dietro consiglio di alcuni suggeritori privilegiati. Questo metodo da una parte svincola la scelta dei pastori dai particolarismi locali e dalle beghe parrocchiali, ma dall'altra crea problemi e rischi.

Nella valle Padana ad esempio da Milano alle spiagge adriatiche. Le città emiliane e romagnole da cento anni, per ragioni storiche, hanno suscitato nelle gerarchie vaticane ombre e paure. Il retaggio dei domini pontifici in Romagna; le lotte socialiste dall'inizio del 900; la guerra di liberazione contro il fascismo e infine una lunga presenza delle sinistre al potere. Aggiungi la vivacità di gruppi cattolici, sperimentalismi pastorali e collaborazioni tra cattolici e comunisti: don Zeno, don Mazzolari, Comunità di base, circoli cattolici di sinistra, la presenza del cristianesimo democratico di Gorrieri, fino al grande vescovo conciliare Mons Lercaro e don Dossetti a Bologna. Ma erano paure a mio avviso ingiustificate. La base, cioè i cittadini delle nostre città hanno sempre respirato, dopo il fatidico 48, un'aria di rispetto vicendevole e di feconde collaborazioni nella soluzioni dei problemi sociali, attraverso la cooperazione e il volontariato. Roma non sembra l'abbia capito. A partire dal dopo Lercaro, il Vaticano ha voluto normalizzare le nostre regioni posizionando nelle città chiave Vescovi sicuri di matrice tradizionalisti forniti specialmente da Comunione Liberazione. Fermi sui cosiddetti valori non negoziabili, su un anticomunismo mai spento e un antislamismo spesso conclamato, con una preferenza Berlusconiana che sembrava garantire qualche privilegio in più alla chiesa cattolica.

Modena per una serie fortunata di circostanze sembra abbia goduto di una serie di vescovi diversi.

I papi di questi ultimi trentanni hanno operato in modo similare a Voitila che scarsamente o male informato ha sistematicamente tagliato tutte le teste di teologi e vescovi della Teologia della liberazione nell'America latina, che lottavano in nome del vangelo per la liberazione dei poveri.

Certo se fossero stati, ad esempio i cristiani che vanno a messa domenicale a designare i vescovi delle nostre città non avrebbero certamente scelto un Biffi, un Caffarra, un Negri o uno Scola. Avrebbero 'votato' vescovi diversi, più adatti alla nostra tradizione, cultura e sensibilità.

Rimane comunque ampio spazio alla 'conversione' se i nostri vescovi sapranno svincolarsi da consiglieri paurosi e si porranno in atteggiamento di umile ascolto e dialogo con le ricche realtà delle città che sono stati chiamati a 'governare'.

(Pubblicato il23 aprile 2013 Gazzetta di Modena)




Martedì 30 Aprile,2013 Ore: 22:24
 
 
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La chiesa di Papa Francesco

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