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www.ildialogo.org QUESTIONARIO SULLA FAMIGLIA: IL BOICOTTAGGIO DEI VESCOVI, LE PROTESTE DELLA BASE,Da Adista Notizie n. 46 - 28 Dicembre 2013.

QUESTIONARIO SULLA FAMIGLIA: IL BOICOTTAGGIO DEI VESCOVI, LE PROTESTE DELLA BASE

Da Adista Notizie n. 46 - 28 Dicembre 2013.

37438. ROMA-ADISTA. A pochi giorni dalla scadenza dei termini per la consegna delle risposte al questionario voluto dal Vaticano in vista del Sinodo straordinario dei vescovi sul tema della famiglia in programma nell’ottobre 2014, si può tranquillamente affermare che la consultazione fra il «popolo di Dio» – ovvero le parrocchie, i gruppi ecclesiali e i singoli fedeli – è sostanzialmente fallita, perlomeno in Italia.
Una buona metà delle diocesi italiane ha infatti gelosamente tenuto il questionario predisposto dalla Segreteria generale del Sinodo nei cassetti della scrivania di qualche ufficio di curia – molto probabilmente saranno proprio gli uffici diocesani per la famiglia ad inviare le risposte alla Conferenza episcopale italiana che poi dovrà sintetizzarle e farle prevenire a mons. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo – e si è ben guardata dall’incoraggiare i parroci ad interpellare i fedeli.
Le altre si sono mosse ma spesso indicando delle scadenze così ravvicinate rispetto ai tempi già molto stretti fissati dalla stessa Santa Sede – fra il 31 dicembre e il 7 gennaio le singole diocesi dovranno inviare le risposte alle Conferenze episcopali le quali, a loro volta, entro il 31 gennaio predisporranno una sintesi da inviare alla Segreteria del Sinodo – da rendere la consultazione di fatto impossibile. A Torino, per esempio, l’arcivescovo Cesare Nosiglia, ha chiesto ai suoi preti di concludere tutto entro il 2 dicembre e, nella lettera inviata ai moderatori delle Unità pastorali dal vicario generale, mons. Valter Danna, non si fa alcun riferimento al coinvolgimento dei fedeli: «La cosa migliore – si legge nella lettera resa nota dal sito della rete Viandanti (www.viandanti.org) – potrebbe essere convocare una riunione con i tutti i sacerdoti e diaconi della tua Unità pastorale (o anche di alcune Up se già lavorano insieme) per raccogliere in un documento unitario le risposte condivise al questionario».
A Crema la scadenza era il 7 dicembre, a Piacenza il 10 dicembre e nella maggior parte di tutte le altre diocesi – ovviamente della minoranza che si è attivata – il 15 dicembre. Insomma quella che sarebbe dovuta essere la «più grande consultazione mai effettuata dalla Chiesa cattolica sulla famiglia con il coinvolgimento, attraverso i vescovi, di tutti i parroci e i singoli fedeli» – come l’ha presentata per esempio la diocesi di Piacenza – si sta rivelando un confronto fra pochi intimi e a tempo di record.
Tanto che nella base sempre più serpeggiano i malumori. Dopo la presa di posizione di Noi Siamo Chiesa (v. Adista Notizie n. 43/13) – è ora un gruppo di riviste, associazioni ecclesiali e parrocchie del Piemonte (Tempi di Fraternità, il foglio, Pax Christi, Equipe Notre Dame e «molti appartenenti a parrocchie di varie diocesi del Piemonte») ad esprimere pubblicamente il proprio dissenso. «Per la prima volta un questionario di discussione tra tutti i fedeli» intende coinvolgere «donne, uomini e coppie, con le loro gioie e le loro sofferenze», si legge nella lettera sottoscritta dalle dalle associazioni e riviste. «Ci dispiace constatare che tutte le nostre diocesi e i loro vescovi si stanno invece muovendo con ritardo e con chiare reticenze, come se ci fosse un implicito disegno comune. Si intende boicottare la proposta di papa Francesco?», chiedono i firmatari. «Succede pure che nelle diocesi (ultima quella di Asti, ad iniziare da quella di Torino) nemmeno il Consiglio pastorale è chiamato a discutere pubblicamente del questionario, il quale anziché essere distribuito in tutte le parrocchie è quasi un testo riservato a pochi sacerdoti». «Chiese e pastori quindi – concludono – in stato di timori e reticenze. Ma sarà difficile frenare la primavera che si è preannunciata con papa Francesco. Da parte nostra saremo attenti, propositivi e uniti a quanti saranno impegnati in questo periodo di rinnovamento della Chiesa».
Al di là degli esiti della consultazione, resta comunque il fatto che l’iniziativa del questionario qualche risultato lo sta portando. Sono molti, infatti, i fedeli delle parrocchie e i gruppi di base che, con o senza convocazione del vescovo o del parroco, si stanno incontrando e confrontando, producendo dei documenti collettivi che hanno inviato alla propria diocesi e anche direttamente alla Segreteria del Sinodo.
E parecchi di questi documenti stanno arrivando anche alla redazione di Adista, che si è impegnata a pubblicarli per contribuire al dibattito. Già questa settimana ne pubblichiamo alcuni (v. Adista Segni Nuovi n. 46/13): quello del gruppo Chiccodisenape di Torino e quello della Comunità di San Francesco Saverio di Trento. E proseguiremo anche nei prossimi fascicoli. (luca kocci)
Da Adista Notizie n. 46 - 28 Dicembre 2013

QUESTIONARIO SULLA FAMIGLIA.
BOTTA E RISPOSTA TRA LA VALLE E LUTTE:
VERA CONSULTAZIONE O PAROLE AL VENTO?
37439. ROMA-ADISTA. «Rispondere al papa». È l’invito che, dal suo blog (www.ranierolavalle.blogspot.it), Raniero La Valle - giornalista, scrittore, già direttore del quotidiano L’Avvenire d’Italia e senatore della Sinistra indipendente del 1976 al 1992, ora presidente dei Comitati Dossetti per la Costituzione - rivolge ai singoli cattolici, ma soprattutto ai gruppi e alle comunità, rispetto al questionario in vista del Sinodo dei vescovi sulla famiglia (v. notizia precedente). «Durante il Concilio - scrive La Valle - i moderatori proposero ai vescovi quattro domande per sapere cosa ne pensassero della collegialità, dell’episcopato, del diaconato e di altri problemi interni alla Chiesa, e sulle risposte impostare i documenti. Successe un putiferio, ma così il Concilio prese la sua strada. Oggi le domande sono 38, perché le questioni da dirimere sulla Terra sono ancora di più di quelle da dirimere nella Chiesa, e le domande sono rivolte a tutti. Non è populismo, né demagogia, né democrazia; è che la salvezza, come canta la liturgia del Natale, scende dall’alto ma anche germina dalla terra, è che il popolo di Dio, come diceva la Lumen Gentium, nell’aderire alla fede trasmessa ai santi una volta per tutte “con retto giudizio penetra in essa più a fondo e più pienamente l'applica nella vita”. Per questo ad essere interpellati sono i membri del gregge, perché il gregge non ha solo il fiuto ma ha la parola, cioè il gregge è diventato un popolo, e anche il pastore ora se n’è accorto».
Ma la speranza di La Valle va ben al di là del questionario. «Se la novità sta nelle domande - scrive -, la rivoluzione sta nelle risposte. Se si apre la strada delle risposte, e se l'interrogazione del papa e dei vescovi sarà fatta con verità così che essi prendano a cuore le risposte, pur ciascuno mantenendo la sua autorità e il suo ruolo, allora non sarà più il cambiamento di papa Francesco, ma sarà il cambiamento della Chiesa». «Bisognerebbe che si creassero in innumerevoli modi, in città e in campagne, nelle parrocchie e in ogni altro mondo vitale dei Gruppi di risposta permanente alle domande che la Chiesa via via si fa e si farà sulle grandi ed evolutive questioni dell'antropologia del mondo di questo tempo. E per rispondere ognuno dovrebbe pensare e studiare, e anche pregare, e ogni anche piccolo gruppo potrebbe avere la sua spiritualità la sua caratteristica e il suo nome; e potrebbero essere gruppi vecchi e nuovi, gruppi di risposta cattolici ed ecumenici, cristiani e interreligiosi e interculturali, ognuno con i suoi attrezzi di lavoro, con le sue risorse di cultura e di esperienza. E se questi gruppi si dissemineranno e saranno in comunione tra loro, allora non sarà più solo qualche zelante religioso o laico che risponde a questionari inattesi, ma saranno pezzi di una umanità che risponde a un Dio che la interroga, che le chiede: “Che cos’è l’uomo? Tu chi dici che io sia?”».
«Non risponderò alle domande di Bergoglio», scrive invece in una nota pubblicata sul sito delle Comunità cristiane di base Gerardo Lutte - prete salesiano espulso dalla congregazione e dimesso dallo stato clericale negli anni ’70 per il suo impegno accanto ai baraccati delle periferie romane, per anni docente di Psicologia dello sviluppo all’Università La Sapienza di Roma, ora impegnato con i ragazzi di strada del Guatemala -, in risposta all’appello di La Valle. «Immaginiamo che le mie o nostre risposte giungano al Vaticano prima dalla scadenza. Che fine faranno?». «So la difficoltà di sintetizzare documenti molto meno numerosi, su temi molto meno numerosi e molto meno complessi per non capire che una sintesi che rispecchia e rispetta le numerose risposte che verranno date è impossibile. Quindi a che pro rispondere?». Ma anche ammesso che tutte le procedure filino lisce, prosegue Lutte, «immaginiamo che una maggioranza di persone e di comunità si pronunci a favore dei mezzi anticoncezionali, del diritto delle donne a decidere l’interruzione della gravidanza, del diritto delle persone a decidere in caso di malattie incurabili e dolorose di porre fine alla propria vita. Cosa farà il papa? Cambierà i diktat dei suoi predecessori?». Il punto è, conclude Lutte, che «papa e vescovi, malgrado le loro intenzioni e la loro buona volontà, sono strutturalmente incapaci di rispondere alle attese fondamentali dell’umanità. Il loro potere è usurpato, è anti-evangelico e quindi anti-umano. Che i cattolici che credono che papa e vescovi sono nella Chiesa un’autorità evangelica rispondano alle domande», «fanno bene a rispondere. Vorrei credere che serva». Ma io ritengo piuttosto che la consultazione sia solo un’iniziativa «per permettere ai vertici della Chiesa cattolica di riconquistare prestigio e consensi che erano in caduta libera. La via del rinnovamento è altra, penso. Spogliarsi di poteri e ricchezze per stare con i poveri, per costruire con loro una nuova umanità». (l. k.)
Da Adista Notizie n. 46 - 28 Dicembre 2013.
Articolo tratto da
ADISTA
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Venerdì 27 Dicembre,2013 Ore: 21:02
 
 
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La chiesa di Papa Francesco

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