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www.ildialogo.org ELVIO FACHINELLI. Oltre Freud, una seconda rivoluzione copernicana,di Federico La Sala

Fine della claustrofilia. Sulla spiaggia, dinanzi al mare…
ELVIO FACHINELLI. Oltre Freud, una seconda rivoluzione copernicana

di Federico La Sala

 

Fine della claustrofilia. Sulla spiaggia, dinanzi al mare…
ELVIO FACHINELLI. Oltre Freud, una seconda rivoluzione copernicana ,di Federico La Sala
Appunti e note, in memoria, per il ventennale della morte


Giovedě 22 Aprile,2010 Ore: 14:50
 
 
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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 05/10/2012 17.12
Titolo:Testo di Fachinelli: Sulla spiaggia (1985)
SULLA SPIAGGIA

di Elvio Fachinelli

- Lettera Internazionale, 2, n. 6, autunno 1985;
- E. Fachinelli, La mente estatica, Milano: Adelphi 1989, pp. 13-25.


San Lorenzo al mare. Pomeriggio ventoso di settembre, nuvole rapide sfilacciate. Dal limite della spiaggia dove mi trovo, con le spalle verso il paese, il mare è un nastro viola che si arrotola e si srotola senza fine. Sono fermo da più di un'ora, forse. Nel punto in cui ho messo la sdraio, al riparo, non c'è vento, soltanto una folata ogni tanto. Sono scivolato in uno stato di torpore. Invece vorrei essere lucido, attivo, produttivo... Riprendere le idee di questi mesi. Scavare gli appunti, i libri. Scavare l'insoddisfazione. Mi ci vorrebbe qualcosa che vincesse questo stato d'inerzia, qualcosa che facilitasse l'attività intellettuale... Continuo a guardare affascinato il nastro del mare.

Dal fondo del torpore, quasi dal sonno, un pensiero solitario. Dopo lo squarcio iniziale, la psicanalisi ha finito per basarsi sul presupposto di una necessità: quella di difendersi, controllare, stare attenti, allontanare... Ma certo, questo è il suo limite: l'idea di un uomo che sempre deve difendersi, sin dalla nascita, e forse anche prima, da un pericolo interno. Bardato, corazzato. E l'essenziale, ovviamente, è che le armi siano ben fatte, adeguate. Se non sono tali in partenza, bisogna renderle adeguate: con la psicanalisi, appunto. Altrimenti disarcionamento, se non disastro.

Ma se questo è vero bisogna rovesciare la prospettiva, mettersi dall'altro lato (della barricata, mi vien da scrivere: ma usando questa parola, resto nell'àmbito dell'arte militare). Non inibizione, rimozione, negazione, eccetera: i diversi stratagemmi, le difese parziali di un'impostazione difensiva generale. Dalla foresta appuntita delle difese non si esce. Ma invece accoglimento, accettazione, fiducia intrepida verso ciò che si profila all'orizzonte.

Nausicaa, Ulisse. Le regge di Creta aperte verso il mare, senza difese.

Quest'idea del rovesciamento di prospettiva, necessario, di colpo mi ha svegliato. Sono lucido, ora, attento, pronto. Ma nello stesso tempo quella comunicazione del semisonno, quasi esterna, mi sembra esaurita. La ricerco volontariamente, invano.

Una ragazza ha sognato schifosi scarafaggi che si accoppiano, le salgono sui piedi. Di giorno, è ossessionata dai possibili "nidi" di scarafaggi in casa sua, disinfetta a tutto spiano. "Che ci sia in me una forza sessuale come nelle bestie?". Insomma, una strenua difesa, un lungo battagliare contro qualcosa che non riesce ad accogliere. Alla fine, i suoi impulsi sono stati trasformati in scarafaggi.

Qui, sulla spiaggia, mi succede qualcosa di insolito. Improvvisamente, vedo l'affinità tra ciò che mi è affiorato in un lampo, semplice trovata, pensiero sintetico venuto da un'altra parte, e il processo dell'invenzione - scientifica o non scientifica. Perlomeno in alcuni casi.

È l'improvvisa comparsa di un materiale organizzato, coerente, a partire da frammenti; a partire, spesso, dalla disperazione di riuscire in un compito consapevole.

Dunque non importa l'àmbito della scoperta - scientifica, artistica, d'altro tipo; né la sua ampiezza. Importa quel movimento chiaro, netto - sempre lo stesso? -, che mette a posto, ordina, dà forma, e insieme inonda di gioia e certezza.

Anche per la scoperta freudiana fu così? Un'accettazione di qualcosa che veniva, in certo senso, dall'esterno, dopo un estenuante brancolare? Bisognerebbe rileggere le origini della psicanalisi da questo punto e non soltanto dal rapporto con Fliess, che di sicuro viene dopo.

Poi, in Freud e soprattutto nei seguaci, slittamento verso una rinnovata apologia della difesa, tendenziale riduzione del cosiddetto inconscio - di ciò che voleva essere accettato - alle dimensioni delle barriere costruite contro di esso. Con l'esclusione forse di Ferenczi.

Quest'idea dell'accettare e della sua importanza mi è venuta, in forma pura, astratta, nel momento in cui, assonnato, ho accettato e direi quasi ascoltato ciò che mi veniva da non so dove. Se l'avessi cercata, inseguita consapevolmente, l'avrei trovata? Forse. Anche se ne dubito. Ma in ogni caso non ci sarebbe stata questa gioia di risveglio che mi ha preso.

La coscienza come area ristretta, perimetro definito che tende a imporsi come misura di tutto lo psichico, anche in coloro che l'hanno misurato e che ogni giorno sono costretti a osservarne i limiti, le coartazioni. O proprio per questo.

Come scrivere tutto questo? Vento sulla fronte, rombo del mare, luce, torpore, pensiero dell'accettazione, gioia, gioia con senso di gratitudine, verso chi?

L'immagine di un lungo prato di montagna, visto al tramonto dal limitare di un boschetto. Lo riconosco, è della mia infanzia. E mi è stato evocato per la prima volta, giorni fa, ascoltando la «canzone di ringraziamento» di un quartetto di Beethoven.

Necessario silenzio assoluto, solitudine. Come in una camera anecoica, dove si avverte solo il proprio respirare, pulsare.

Le persone che passano sulla spiaggia, vicine o lontane, m'infastidiscono. Anche se gradevoli, interessanti. Introducono immediatamente un'altra logica, la logica del desiderio, del contatto. Limito lo sguardo, allontano i viventi. Nello stesso tempo, mi sento più vivo.

Ora il mare è alternanza di lame di luce. Verità del detto di Ferenczi: non il mare è simbolo della madre, ma la madre del mare.

Non meditazione né raccoglimento. Accoglimento.

A occhi socchiusi, il mare è sottili lamine d'argento che vibrano obliquamente. Righe di diverso splendore.

Si può variare questo sguardo, che oltrepassa la visione distinta. Prima mare, strisce viola; poi lame, poi righe di luce. A occhi chiusi, fuochi fatui. Riconoscere la necessità, non soltanto l'esistenza, di queste diverse visioni.

Contemporaneamente, io come sguardo che impara non un paesaggio, o più paesaggi, ma se stesso paesaggio. Sguardo-mare.

Accettazione della posizione del corpo, del suo peso, di ogni singola giuntura. Avvengono aggiustamenti lievi, scricchiolii come nel legno di una barca.

Vivere a lungo in questi modi, mi sembra impossibile; probabilmente non auspicabile. Ma necessario imparare a disporne.

Ora desiderio di continuare questi appunti e insieme impazienza di smettere, andar via. Come se avessi già avuto abbastanza, come se mi allontanassi troppo dal resto. Tempo espanso. Non immobile ma come fluttuante in immobilità.

Riprendo. La difesa, spinta fino alla cancellazione vera e propria, è in rapporto con un certo stato di vigilanza, di senso del pericolo. È il privilegio dovuto o concesso alla vigilanza che conferisce un privilegio sovrano alla difesa. Problema dei limiti di tolleranza, oltre i quali la difesa scatta come una tagliola.

Una tagliola che taglia nel vivo. Uccelli, lepri catturate sull'altopiano, quando bambino seguivo i miei parenti cacciatori. Altre immagini di taglio, recisione, strappo.
Diminuzione della vigilanza, allentamento della difesa. Allentamento nel sogno, nel fantasticare, nell'inventare, nell'usare droghe - insomma in quella phantastica umana dove, a tratti, passa un messaggio inatteso.

Il sogno osa generalmente più di quanto si permetta il sognatore da sveglio. Di qui, l'idea di Freud di trasferire questo oltrepassamento alla coscienza vigile, nella cura dei nevrotici. Il sogno testimonia ciò che vuoi essere - ciò che puoi essere, allora.

Ma l'accoglimento non è simmetrico alla difesa. C'è un funzionamento diverso, un'altra logica. L'afasia non procede negli stessi modi della parola intatta - e proprio Freud ne ha trattato. Se l'afasico torna a parlare, la sua parola potrà risultare simile, quasi indistinguibile, rispetto alla parola intatta. Ma non sarà mai questa parola.

Quindi non esiste difesa 'normale'? Esistono altri modi di esistere e creare, che soltanto superficialmente possono essere accostati alla difesa.

Un'analisi basata sistematicamente sullo smantellamento delle difese incontra ad ogni passo quel pericolo che le ha fatte erigere. Da ciò un rinnovato impulso a difendersene. Come un demolire e ricostruire di nuovo, continuamente, dighe, barriere. L'analisi assume allora il senso di una decondizionamento ad infinitum. Interminabilità, eccetera.

E neppure si tratta di saltare oltre le barriere, di sorpresa, o astutamente. In questo modo, ancora una volta, le barriere sono all'orizzonte dell'agire. Piuttosto lasciar affluire, lasciar defluire, immergersi, nuotare nella corrente. I paletti della difesa finiranno, forse, per scendere alla deriva.

Rendere conscio può significare allora soltanto delineare, prima e dopo, il posto occupato dal sistema vigilanza-difesa. Non pretendere di far passare attraverso di esso ciò che non gli appartiene. Progetto infantile: svuotare il mare con un secchiello. O setacciarne tutta la sabbia. Anche il progetto di Freud - prosciugare l'inconscio, come la civiltà ha prosciugato lo Zuiderzee - è infantile.

L'insistenza sulle difese è sempre, implicitamente, insistenza sull'offesa, sulla capacità di offendere. Collegamento del sistema vigilanza-difesa con la più affermata impostazione virile. E allora accogliere: femminile?

Il femminile sarebbe allora nel cuore, il cuore, di molte e diverse esperienze. E anche di questa mia esperienza.

Al momento di diventare sciamani, si dice, gli uomini cambiano sesso. È così posta in rilievo la profondità del mutamento necessario. Il femminile come atteggiamento recettivo non abolisce però il maschile, gli propone un mutamento parallelo.

Il maschile si delinea allora come un paziente, faticoso, a volte quasi cieco operare che precede e segue l'atto creativo. Scegliere, disporre materiali, ispezionare, scrutare, scavare. Seminare. E più tardi raccogliere, sviluppare, trasformare. Alternanza ritmica del maschile e del femminile.

In questa prospettiva, difesa e offesa come distorsione o perversione del maschile. A volte necessaria; sempre secondaria.

In alcuni casi, delirio di difesa. Contro la minaccia del pericolo interno, costruzione di barriere, controbarriere, altre barriere, secondo formule e numeri che finiscono per essere magici. Somma vigilanza, somma inibizione. Dentro il suo castello dalle sette mura, la principessa non riesce più a muoversi.

La coscienza stessa sembra allora far parte per intero del sistema di fortificazioni. Sembra essere uno dei suoi bastioni più forti.

Eppure, a volte, in questo bastione, mentre si stabilisce una zona del tutto opaca, insensibile, altre si fanno straordinariamente chiare e vibranti. Come nella vita di certe antiche dame di corte giapponesi, attente più alla brina della notte che alla vita stessa, come la si intende comunemente. Ma quell'attenzione alla brina è vita, vita di intensità prodigiosa.

Animali che, a poco a poco, vivendo nel buio, diventano ciechi. Ma in quel buio sviluppano altri organi di senso.

Chi può stabilire che cos'è essenziale e non essenziale, importante e non importante? Chi può giurare: questo è il centro, e quella è la periferia?

Il tempo, mi sembra, non passa. Dilatazione e febbre insieme. Un tempo senza centro, vibrante.

Accogliere chi? Un ospite - interno. Accoglierlo prima di esaminarlo ed eventualmente respingerlo. Intrepidezza, atteggiamento infinitamente più ricco e alla fine forse più efficace della prudenza di chi edifica muraglie.

Di nuovo: Cnosso, Festo, le potenze aperte sull'orizzonte marino. E anche qui, importanza del femminile: la dea dei serpenti, a seno nudo; la dea delle colombe. Le danze estatiche di primavera, ritorno della giovane Kore, dea della vegetazione.

Com'è angusta, soffocata, a questo punto, la metafora freudiana del «salotto» separato dall'«anticamera». Triste come la sua casa in Bergasse, con la finestra dello studio rivolta a un muro di cemento. Eppure, anche lì, anche davanti a quel cortile senz'alberi, Freud sapeva che c'era il mare.

Il concetto di difesa definiva all'inizio le difficoltà e le impasses di un comportamento alterato; rapidamente è diventato normativo, capace di stabilire leggi e criteri, anche per il comportamento non alterato. E questo perché si è presupposta implicitamente una continuità tra l'uno e l'altro. L'anormale è diventato, con qualche differenza quantitativa, il normale.

Ecco allora l'impaccio, mai eliminato, di fronte a ciò che si potrebbe chiamare l'ipernormale, il comportamento infrequente, talvolta raro, talvolta persino eccezionale, che però riempie e feconda il comportamento medio, statistico.

Miseria incurabile della teoria della sublimazione, che tenta di spiegare ciò che, se è sublime, è sublime sin dal principio. La psicanalisi dichiara: ecco un letterato chiaramente nevrotico; un filosofo ossessivo; un matematico quasi psicotico, un musicista autistico... Ma la legna da ardere non spiega di per sé il divampare del fuoco.

E oltre, il territorio della mistica. Non la religione istituita. Ma la mistica come zona irriducibile, inassimilabile, refrattaria alla religione stessa. Apex mentis. Mistica che è nello stesso tempo rapporto percettivo, percezione possibile ad alcuni, se non comune a tutti. Molte mistiche? evitare i codici che, invariabilmente, da sempre rifiutano o sequestrano questi tipi di esperienze.

Le cose che vengono da un'altra parte: come un accenno imprevisto che muta, che sposta l'intera figura. Da questo punto di vista, limiti ben evidenti della psicanalisi. E limiti ben evidenti dell'antropologia fondata su di essa.

Ora il rombo del mare è un respiro calmo, profondo. Chiudo gli occhi. Non c'è bisogno di vigilare. I suoni, scollegati dal loro aggancio visivo, hanno più spazio: diventano voci singole, con timbro e grana diversa. Di fronte a ciascuna, non attesa né timore. Soltanto meraviglia.

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