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www.ildialogo.org EREDI DI DIO, CO-EREDI DI CRISTO. UN’EREDITA’ ANCORA PENSATA ALL’OMBRA DELL’"UOMO SUPREMO" E DEL "MAGGIORASCATO". Una riflessione di Massimo Cacciari su "cosa significa ereditare il passato", con alcuni appunti,a c. di Federico La Sala

EREDI. Tema della rassegna di Bologna. Un ciclo di lezioni e letture classiche, sui legami tra le epoche e le generazioni.
EREDI DI DIO, CO-EREDI DI CRISTO. UN’EREDITA’ ANCORA PENSATA ALL’OMBRA DELL’"UOMO SUPREMO" E DEL "MAGGIORASCATO". Una riflessione di Massimo Cacciari su "cosa significa ereditare il passato", con alcuni appunti

(...) Non solo non cerchiamo di essere eredi, ma accogliamo soltanto eredità che non impegnino, che non obblighino, che ci rassicurino ancor più nella nostra pretesa "autonomia" - quando qualsiasi eredità è "partecipabile" per definizione. Ma ciò che è dimenticato non per questo è morto, e nessun destino impedisce di riascoltare il nome di "erede" in tutta la pregnanza che nella nostra lingua, ancora, nonostante tutto, si custodisce (...)


a c. di Federico La Sala

-  Qual è il rapporto con la tradizione e come ci si fa carico di riceverla evitando di esserne schiacciati? Ecco la riflessione del filosofo

-  Il peso dei padri

-  Che cosa significa ereditare il passato

-  Oggi cerchiamo spesso di liberarci da certe cose per essere autonomi e senza impegni

-  di Massimo Cacciari (la Repubblica, 04.05.2011)

Subisce il termine "erede" la stessa sorte di tanti altri preziosi "nomi", che la chiacchiera quotidiana consuma e dissipa. Si fanno merci anch’essi, il cui valore è relativo esclusivamente all’utilità che se ne ricava. Siamo eredi che ignorano l’essenza più nobile della nostra eredità: il linguaggio - e lo massacriamo come fosse un mero strumento a nostra disposizione. Siamo, sotto questo aspetto, eredi che non sanno parlare, infantinepioi, dice il Vangelo.

Eppure, proprio l’essere-eredi rappresenta per San Paolo il nostro "titolo" più alto: se siamo figli, siamo eredi (kleronòmoi), eredi di Dio, co-eredi di Cristo. Ma il figlio sa rivolgersi al padre, sa liberamente fare ritorno a lui - e allora soltanto eredita. Non si è "naturalmente" eredi, nessuna semplice nascita garantisce l’eredità - così come non conosciamo la nobiltà del linguaggio solo perché abbiamo ascoltato parlare la mamma.

Erede sarà colui che riconosce in sé, come costitutivo del proprio sé, la relazione col padre, e cerca di esprimerla in tutta la sua tremenda difficoltà. Se è così, allora proprio l’erede sarà chi, "all’inizio", avverte la propria mancanza, la propria solitudine. Si fa erede soltanto colui che si scopre abbandonato.

Heres latino ha la stessa radice del greco kheros, che significa deserto, spoglio, mancante. Può ereditare, dunque, solo chi si scopre orbusorphanos (stessa radice del tedesco Erbe). Per essere eredi occorre saper attraversare tutto il lutto per la propria radicale mancanza. Così, per San Paolo, non si eredita se nonfacendosi co-eredi col Cristo - il che significa: attraverso la imitazione della sua Croce.

Nulla forse ci è più estraneo di questa idea di eredità. Per quanto essa possa essere balenata nell’Umanesimo più filosoficamente e teologicamente audace, i grandi figli della modernità non si riconoscono più come veri eredi. L’eroico idealismo della nuova scienza e della nuova filosofia è dominato da homines novi, dall’idea di "uomo nuovo", che si infutura da sé, in base a ciò che egli stesso ha scelto di essere. L’"uomo nuovo" è un orfano felice. L’eredità non ha per lui alcun interesse sostanziale. Illusioni, favole, saperi inutili, di cui liberarsi in ogni modo.

Figli siamo costretti a nascere, ma il figlio sarà davvero tale, cioè liber, quando saprà rifiutare d’essere erede. Le grandi visioni del mondo storicistiche non contraddicono affatto, nell’essenza, questo formidabile paradigma "progressivo". Il loro richiamo alle "radici", al fondamento di ogni sapere nei linguaggi "ereditati", alla necessaria connessione degli eventi, è tutto dominato dal presupposto che la storia, ora, nel nostro tempo, riveli un suo senso e un suo fine. Possiamo allora, sì, dirci eredi - ma eredi che "superano" in sé il padre. Quest’ultimo è divenuto, per così dire, il combustibile della nostra storia. Non l’erede fa ritorno a lui, ma è lui a consumarsi come alimento della vita nuova dell’erede. L’erede è "pieno" del padre, orbo di nulla, ma, anzi, occhio onniveggente.

Allora anche la domanda sulle "radici" assume questo "prepotente" aspetto: quale paternità abbiamo meglio assimilato, quale ci risulta più utile per "progredire", quale ha più efficacemente funzionato da combustibile? E se una non basta, mescoliamole un po’... Padri "a disposizione" sul mercato dei beni-valori-merci.

Che di fronte al formidabile dispositivo teleologico che informa di sé questa visione della storia e questa idea di eredità risultino del tutto impotenti sedentarie erudizioni, la cura meramente conservatrice del "così fu", dovrebbe risultare ovvio. Il passato diviene davvero una gabbia che impedisce di fare storia non appena si riduce a semplice "participio passato".

Qualsiasi religio del passato, in questo senso, nega l’essenza di quell’erede, che vuole fare ritorno, ma che alla luce di questo ritornare concepisce il proprio stesso procedere. Qui consiste il paradosso dell’autentico erede: erede nomina una dinamica, dal riconoscimento di un proprio, essenziale, mancare, attraverso la ricerca di una relazione che possa presentarsi altrettanto determinante per il proprio carattere, fino al riconoscersi in essa.

Eredità non significa "caricarsi" di contenuti dati, presupposti, ma ricercare il proprio stesso nome nell’interrogazione del passato. Eredità non significa assumere dei "beni" da ciò che è morto, ma entrare in una relazione essenziale, non occasionale, non contingente, con chi ci appare portante passato. Ma una tale relazione potrà essere voluta soltanto da chi si sente, da solo, in quanto semplice "io", deserto, mancante, impotente a dire e a vedere.

La chiacchiera dominante concepisce la ricerca di eredità esattamente all’opposto. Come ricerca di fondamento e di assicurazione. Mille volte meglio, allora, il gesto prepotente di quei "padri" che pretendevano di potersi "decidere" da ogni passato. Poter essere eredi comporta, invece, provare angoscia per una condizione di sradicatezza o di abbandono, porsi, su un tale "fondamento", all’ascolto interrogante del "così fu", cogliere di esso quelle voci, quei simboli che ci siano riconoscibili come relazioni essenziali, costitutive della trama del nostro stesso esserci. Dinamica arrischiata quanto altre mai, poiché il passato può sempre inghiottire chi se ne cerca erede, e in particolare proprio colui che presume di potersene appropriare.

Erede è nome di una relazione massimamente pericolosa, il cui senso è oggi soffocato tra impotenti nostalgie conservatrici, quasi a voler fare del figlio l’automatico erede, e idee sradicanti, se non deliranti, di libertà, e cioè di un essere liberi in quanto assolutamente non destinati alla ricerca di essere eredi, di un necessario rapporto con l’altro da sé. Non solo non cerchiamo di essere eredi, ma accogliamo soltanto eredità che non impegnino, che non obblighino, che ci rassicurino ancor più nella nostra pretesa "autonomia" - quando qualsiasi eredità è "partecipabile" per definizione. Ma ciò che è dimenticato non per questo è morto, e nessun destino impedisce di riascoltare il nome di "erede" in tutta la pregnanza che nella nostra lingua, ancora, nonostante tutto, si custodisce.


ALCUNI APPUNTI SUL TEMA. In rete (cliccare sui titoli, per 'andare' ai testi), si cfr.:

-  CRITICA DEL MAGGIORASCATO - DONNE, UOMINI E VIOLENZA: "Parliamo di FEMMINICIDIO". Dalla democrazia della "volontà generale" alla democrazia della "volontà di genere". L’importanza della lezione dei "PROMESSI SPOSI", oggi - nell’epoca dei Borromeo Ratzinger ... degli Innominati, e dei don Rodrigo Katzsav !!!

-  MARX E IL MAGGIORASCATO - "SCORPIONE E FELICE". RIDENDO E SCHERZANDO, MARX TROVA "LA PIETRA FILOSOFALE" DEL SUO CAMMINO.

-  CRITICA DEL MONOTEISMO DELL’"UOMO SUPREMO" - FREUD, KANT, E L’IDEOLOGIA DEL SUPERUOMO. ALLA RADICE DEI SOGNI DELLA TEOLOGIA POLITICA EUROPEA ATEA E DEVOTA.

-  DIO CONCEPITO COME "UOMO SUPREMO" - RATZINGER ’A SCUOLA’ DEL VISIONARIO SWEDENBORG. Una nota di Leonard Boff e una di Immanuel Kant

-  IL PARADOSSO DEL "MENTITORE" - KANT E SAN PAOLO. COME IL BUON GIUDIZIO ("SECUNDA PETRI") VIENE (E VENNE) RIDOTTO IN STATO DI MINORITA’ DAL GIUDIZIO FALSO E BUGIARDO ("SECUNDA PAULI"). 



Mercoledì 04 Maggio,2011 Ore: 21:41
 
 
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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 05/5/2011 10.28
Titolo:Eredi - Letture dei Classici ---- PROGRAMMA ....
Eredi - Letture dei Classici

5, 12, 19, 26 maggio 2011,
Aula Magna di Santa Lucia,
Bologna

Tipo:
Conferenze

Indirizzo:
Via Castiglione, 36
Bologna

Si apre la decima edizione della tradizionale manifestazione di lettura dei Classici promossa dal Centro Studi La permanenza del Classico.

Il ciclo di quest’anno, presentato come di consueto dal rettore Ivano Dionigi nella cornice dell’Aula Magna di Santa Lucia, si intitola "Eredi" e vuole essere un’articolata riflessione sui legami che connettono tra loro tanto le epoche quanto gli individui, in un incessante passaggio del testimone dai padri ai figli, dai maestri agli allievi, dagli avi ai posteri, dal passato al futuro.

La rassegna si svilupperà per quattro serate nel mese di maggio e vedrà alternarsi sul palco gli interventi di grandi personaggi del mondo della cultura che porteranno contributi e riflessioni sotto forma di una breve lezione. Arricchiranno le conferenze le letture di brani classici, eseguite da importanti nomi del panorama teatrale e cinematografico.

Tutte le traduzioni dei testi che accompagneranno gli incontri sono state prodotte per l’occasione dagli studiosi di La permanenza del Classico, un centro studi, articolazione scientifica del Dipartimento di Filologia Classica e Medioevale dell’Università di Bologna, che si propone l’intento di studiare le proiezioni dell’antico nelle varie forme del sapere occidentale.

Durante le serate verrà distribuito gratuitamente ai partecipanti un libro di sala contenente le letture e le traduzioni dei testi rappresentati. Sul web è possibile consultare una versione digitale del volume: http://www2.classics.unibo.it/Permanenza/2011/EREDI-volume.pdf

L’ingresso è gratuito ma ad invito: i biglietti potranno essere ritirati, fino ad esaurimento, il martedì precedente ciascuna rappresentazione, dalle ore 17.00 alle ore 19.00, presso il Centro Studi La permanenza del Classico (via Zamboni, 32). Per tutti coloro che non riusciranno ad essere presenti alle serate sarà reso disponibile un servizio di diretta video online collegandosi al sito del Centro: http://www2.classics.unibo.it/Permanenza/

PROGRAMMA DELLE SERATE:

Giovedì 5 maggio
ore 21.00
Heres heredem sequitur - Figli e eredi
Lezione di Massimo Cacciari e Ivano Dionigi
Letture da Virgilio, Eneide
Interpretazione Sonia Bergamasco e Fabrizio Gifuni
Regia di Claudio Longhi

Giovedì 12 maggio
ore 21.00
Patris imago - Conoscere il padre
Lezione di Massimo Recalcati
Odissea di e con Mario Perrotta Compagnia Teatro dell’Argine
Musiche dal vivo di Mario Arcari e Maurizio Pellizzari

Giovedì 19 maggio
ore 21.00
De magistro - Maestri e allievi
Lezione di Paolo Grossi
Letture da Platone, Aristotele, Lucrezio, Seneca, Petronio, Persio, Marco Aurelio, Agostino
Interpretazione "Mitipretese": Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti, Mariángeles Torres
Regia di Claudio Longhi

Giovedì 26 maggio
ore 21.00
Apocalypsis - Il testamento di Dio
Lezione di Enzo Bianchi e Barbara Spinelli
Apocalisse (una domenica a Patmos) dall’Apocalisse di Giovanni
con Francesco Colella
Regia di Francesco Lagi

FONTE: FLASHGIOVANI.IT - http://www.flashfumetti.it/eventi/evento/id-14418/day-2011-05-26/

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