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www.ildialogo.org "IL CIMITERO DI PRAGA": UN MECCANISMO INCEPPATO. "UMBERTO ECO E L'AMBIGUO ANTISEMITA". Una nota di Alessandro Zaccuri,a cura di Federico La Sala

RIPRENDERE LA LEZIONE DI KANT!!! I SOGNI DI UN VISIONARIO SPIEGATI CON I SOGNI DELLA METAFISICA/SEMIOLOGIA ...
"IL CIMITERO DI PRAGA": UN MECCANISMO INCEPPATO. "UMBERTO ECO E L'AMBIGUO ANTISEMITA". Una nota di Alessandro Zaccuri

Il nuovo romanzo del semiologo č incentrato su un dossier che avrebbe ispirato i «Protocolli dei Savi di Sion». Ma il meccanismo si inceppa, con il risultato di rendere sfumata, se non addirittura equivoca, l’auspicata condanna dell’intolleranza contro l’ebraismo


a cura di Federico La Sala

Il nuovo romanzo del semiologo è incentrato su un dossier che avrebbe ispirato i «Protocolli dei Savi di Sion». Ma il meccanismo si inceppa, con il risultato di rendere sfumata, se non addirittura equivoca, l’auspicata condanna dell’intolleranza contro l’ebraismo

Umberto Eco e l’ambiguo antisemita

di  Alessandro Zaccuri  (Avvenire, 30.10.2010)

Il romanzo è un genere di natura combinatoria. Data una situazione, il narratore si ingegna a variarla, complicando o semplificando a seconda dell’opportunità. Ne sono consapevoli i lettori, la cui soddisfazione deriva spesso dallo scoprire in che modo l’autore li condurrà al finale che già si aspettano. Figurarsi se questo elemento meccanico può sfuggire a un semiologo come Umberto Eco: teorico di opere aperte, frequentatore di ogni eventuale bosco narrativo, compilatore di liste e apologeta della loro ineluttabile incompletezza.

Trent’anni fa la sorpresa del Nome della rosa stava proprio nell’abilità con cui Eco riusciva ad amalgamare materiali eterogenei: riconoscevi l’impianto alla Sherlock Holmes, intuivi l’omaggio borgesiano, decifravi qualcuno degli innumerevoli riferimenti medievali, eppure ti sembrava di leggere qualcosa di inedito. Una sensazione che adesso, davanti al nuovo Il cimitero di Praga, appare decisamente attenuata.

A causa, forse, degli altri quattro romanzi che si sono susseguiti nel frattempo, a partire dal programmatico Il pendolo di Foucault , nel quale l’assunto del Nome della rosa (ogni interpretazione è un arbitrio, essendo la realtà priva di significato) si declinava in un’indagine sulle teorie del complotto, vale a dire quei tentativi di interpretazione a posteriori che, pretendendo di spiegare la realtà in via definitiva, finiscono per ulteriormente falsificarla.

Ora Il cimitero di Praga suggerisce di retrodatare i deliri complottistici del Pendolo di Foucault dal tardo Novecento all’estremo Ottocento, attraverso le peripezie del torinese Simone Simonini, nipote immaginario di un Simonini realmente esistito, dal quale il protagonista avrebbe ereditato un ossessivo antisemitismo. Falsario al servizio della causa più disparate, Simone trucca le carte durante la spedizione dei Mille, è l’esecutore materiale del documento che sta alla base dell’affaire Dreyfus , se la prende volentieri con i gesuiti e impara a travestirsi talmente bene da non riuscire più a riconoscere sé stesso. Fra un attacco alla massoneria e la frequentazione di qualche messa nera, lavora a quello che vagheggia come il suo capolavoro, un dossier più vero del vero (nel senso, cioè, che di vero non ha nulla), destinato a costituire la prova suprema, non importa quanto artefatta, del piano con cui gli ebrei si appresterebbero a conquistare il mondo. Questa mistificazione mostruosa, arrangiata con citazioni tratte dai feuilleton e con scampoli della vecchia polemistica antinapoleonica, sarà poi l’incunabolo dei famigerati Protocolli dei Savi di Sion, apparsi per la prima volta in Russia nel 1905, rapidamente diffusisi in tutta Europa e adoperati dalla propaganda nazista quale giustificazione 'storica' della persecuzione contro gli ebrei.

Non diversamente da quanto accadeva, per esempio, in Baudolino , Eco adopera dunque un personaggio­passepartout, che gli permette di tirare le fila del 'come volevasi dimostrare': già prima che esistesse il World Wide Web, le notizie false e diffamatorie viaggiavano indisturbate, plasmando mentalità e distruggendo esistenze. Allarme condivisibile, si capisce. Nel romanzo, però, le giunture risultano troppo evidenti e più di una volta il meccanismo si inceppa, con il risultato di rendere sfumata, se non addirittura ambigua, l’auspicata condanna dell’intolleranza. Del resto, nel momento in cui il vero non è più accertabile, ogni falso diventa credibile. E l’ironia, di cui Eco fa abbondante uso, si riduce a mero espediente. Cessa di inquietare e, tutt’al più, intrattiene.

Umberto Eco, IL CIMITERO DI PRAGA, Bompiani. Pagine 524. Euro
19 ,50

 



Sabato 30 Ottobre,2010 Ore: 21:47
 
 
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