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www.ildialogo.org LE ILLUSIONI, LA SCIENZA, E LA TEORIA DI NEWTON SULLA GRAVITA': LA "FEDE RAZIONALE" DI KANT, LA PEDAGOGIA DELL'ERRORE, E LA FEDE DEL CATTOLICESIMO-ROMANO. Alcuni materiali - sull'"orientarsi" di Kant, sul Festival dell'errore a Parigi (di Elena Dusi), e sull'ipotesi delle stringhe di "Verlinde & Co" (di Roberto Timossi),a cura di Federico La Sala

IN MEMORIA DI GALILEO GALILEI, ISAAC NEWTON, IMMANUEL KANT, E ALBERT EINSTEIN. LA RIVOLUZIONE COPERNICANA, L’ILLUMINISMO, E LA "VIA MAESTRA" DELLA "CRITICA" - OGGI ...
LE ILLUSIONI, LA SCIENZA, E LA TEORIA DI NEWTON SULLA GRAVITA': LA "FEDE RAZIONALE" DI KANT, LA PEDAGOGIA DELL'ERRORE, E LA FEDE DEL CATTOLICESIMO-ROMANO. Alcuni materiali - sull'"orientarsi" di Kant, sul Festival dell'errore a Parigi (di Elena Dusi), e sull'ipotesi delle stringhe di "Verlinde & Co" (di Roberto Timossi)

E se perfino il più grande scienziato della storia sbagliava spesso e volentieri, perché mai uno scolaro oggi dovrebbe trattenersi dall’alzare la mano e azzardare la risposta che ha in testa in quel momento, si chiedono gli organizzatori di "Détrompez-vous", il Festival dell’errore di Parigi (...)


a cura di Federico La Sala

 

KANT. Invito alla rilettura dell’opera del 1766, " I sogni di un visionario spiegati con i sogni della metafisica".

ORIENTARSI, OGGI - E SEMPRE. LA LEZIONE IMMORTALE DI KANT, DALLA STIVA DELLA "NAVE" DI GALILEI. Invito alla rilettura dell’opera del 1786, "Che cosa significa orientarsi nel pensiero" - e della "Critica della ragion pura" (1781/1787).

KANT. SIGMUND FREUD, I DIRITTI UMANI, E IL PROBLEMA DELL’ “UNO”.,di Federico La Sala Appunti per una rilettura di “L’uomo Mosè e la religione monoteistica” e della rivoluzione copernicana in psicoanalisi. Prefazione di RiccardoPozzo_

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PEDAGOGIA

  Ragazzi, imparate a sbagliare 
  Festival dell’errore a Parigi

  "Insegniamo l’importanza dei passi falsi". Se ne fa il bambino diventa un genio. Per gli esperti occorre spezzare il nesso logico tra risposte sbagliate e brutti voti

  di ELENA DUSI *

ROMA - Dei 180 articoli scientifici pubblicati da Einstein, una quarantina contengono errori significativi. Se abbiamo penicillina e vaccini, lo dobbiamo agli sbagli commessi dai loro scopritori, che andavano in cerca di altro. La stessa evoluzione degli esseri viventi procede grazie ai piccoli difetti.

E se perfino il più grande scienziato della storia sbagliava spesso e volentieri, perché mai uno scolaro oggi dovrebbe trattenersi dall’alzare la mano e azzardare la risposta che ha in testa in quel momento, si chiedono gli organizzatori di "Détrompez-vous", il Festival dell’errore di Parigi. La manifestazione iniziata ieri nella sede dell’École normale supérieure per avvicinare i giovani alla scienza vuole incitare i più piccoli a osare, innovare, uscire dal seminato, proporre idee nuove. Perché errare, si spiega ai bambini, è una parola che nella radice significa deviare dalla solita strada. E non esiste grande scienziato che sia arrivato al successo senza salire su una gigante catasta di conclusioni sbagliate.

I passi falsi della storia della scienza sono il piatto forte del festival parigino, insieme alle false percezioni che il cervello ci suggerisce, insegnandoci ad accogliere con un sano scetticismo anche le osservazioni più evidenti. Che a una giusta conclusione si possa arrivare seguendo più strade, i visitatori del festival lo imparano cercando di combinare i vari ingredienti di una ricetta di cucina. "E per la maggior parte degli oggetti che ci circondano, non esiste un unico uso corretto. La fantasia e la capacità di innovare sono virtù importanti da coltivare" spiega Girolamo Ramunni, uno degli ideatori del festival e professore del Conservatoire national des arts et métiers.

La manifestazione francese, completamente gratuita, ha lo scopo di avvicinare i giovani alla scienza e frenare l’emorragia di studenti universitari di cui queste discipline soffrono. Per questo, nell’edizione di quest’anno, il suo obiettivo è spezzare il nesso logico fra errori e brutti voti e mostrare l’altro lato della medaglia di una risposta sbagliata: "Il potenziale fecondo che essa ha per il progresso della scienza", come recita la locandina della kermesse. La manifestazione è stata ideata proprio dopo un rapporto dell’Ocse che metteva in evidenza la paura degli scolari francesi di alzare la mano e rispondere a una domanda rischiando di essere presi in giro.

"Per scienza - precisa Ramunni - non intendiamo solo matematica e fisica, ma anche le discipline umanistiche. Pensiamo a quanta importanza abbia saper riconoscere i propri errori, riuscire ad ammetterlo con se stessi e con gli altri, il dire "mi sono sbagliato, devo cambiare strada". Il dialogo, la discussione e il confronto sono i mattoni basilari della scienza, ma anche uno degli ingredienti imprescindibili del vivere in comune".

Correggere un ragazzo che capovolge un cestino della carta per usarlo come sedia vuol dire, prosegue Ramunni, "sterilizzare la sua fantasia, costringerlo entro regole che si sono consolidate per pura e semplice pigrizia mentale. Troppo spesso l’insegnamento a scuola si limita alla ripetizione della "nozione esatta"". E i quiz a risposta chiusa sempre più utilizzati nella scuola in Francia ma anche in Italia sono quanto di peggio possa esistere per stimolare il pensiero creativo e fuori dalle righe. Per questo al festival degli errori e dei paradossi della logica nulla sarà impossibile, nemmeno realizzare un nastro senza il lato rovescio o riempire un bicchiere d’acqua senza versarvi nulla dentro.

* la Repubblica, 22 luglio 2010

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 VERLINDE & CO: GLI ATTI DI FEDE DELLA SCIENZA

 di ROBERTO TIMOSSI (Avvenire/Agorà, 22.07.2010)

La spiegazione della teoria della gravità ha sempre rappresentato un problema per gli scienziati fin dal tempo dello stesso Isaac Newton. Il fatto che tra corpi dotati di massa si eserciti un’azione a distanza di cui non si conosce con precisione la causa (alcuni teorizzano la presenza di una particella portatrice di forza chiamata gravitone) è stato lungamente considerato un fenomeno quasi esoterico e lo stesso Newton pensò addirittura che per uscire dall’impasse non si potesse fare di meglio che ricorrere all’azione diretta di Dio.

Egli infatti si chiese: «Che cosa c’è nei luoghi quasi vuoti di materia e come avviene che il Sole e i pianeti gravitino l’uno verso l’altro senza alcuna materia densa fra loro?»; e si rispose: «Il sensorium Dei» (il «sensorio» di Dio). Tuttavia oggi, con la tipica disinvoltura di una certa vulgata scientifica, il fisico Erik Verlinde ritiene di risolvere l’enigma della gravità semplicemente proclamando l’infondatezza della newtoniana teoria della gravitazione universale. E c’è da giurare che così facendo, qualcuno riterrà risolta pure la questione della presenza di una causa prima di natura divina.

Ma quale sarebbe dunque la scoperta che annichilirebbe definitivamente la famosa legge gravitazionale di Newton? Si tratterebbe nientemeno che dell’idea di un bizzarro «universo olografico», all’interno del quale la gravità si rivelerebbe una mera illusione. Non pensiamo valga la pena entrare ulteriormente nel merito di una teoria come questa, perché non appare del tutto compiutamente formulata e sicuramente non è ancora scientificamente dimostrata.

Vogliamo invece cogliere l’occasione per evidenziare un aspetto che di solito gli scienziati non colgono o tendono a negare: la presenza talvolta di un vero e proprio atto di fede all’origine dei programmi di ricerca scientifica. Come ha infatti notato anche il fisico e biologo molecolare Edoardo Boncinelli, lo scienziato deve spesso sfogliare la margherita del reale, deve cioè scegliere come un petalo quale strada privilegiare tra una grande quantità di fenomeni naturali sotto osservazione o di ipotesi alternative; e non di rado egli prende una decisione sulla base di un «atto di fiducia» personale, di una soggettiva propensione a sondare per prima una certa direzione piuttosto che un’altra.

La stessa teoria delle stringhe di cui è fautore Erik Verlinde è infatti considerata da molti scienziati una specie di atto di fede, dal momento che non sussistono ancora prove empiriche sufficienti a dimostrarla; mentre c’è chi, come il fisico Lee Smolin, pensa perfino che tali prove non esisteranno mai.

Si tratterebbe insomma di un’ipotesi che, in quanto inconfutabile, non si può definire «neppure sbagliata». In effetti, come non classificare quale pura fede la scelta degli stringhisti di credere senza riscontri empirici o prove razionali nell’esistenza di entità inosservabili come le stringhe? Qui la scienza si avvicina molto alla religione; evento quest’ultimo che preoccupa un astrofisico come Lawrence M. Krauss, il quale parla appunto apertamente della teoria delle stringhe come di un’ossessione religiosa.

Vogliamo allora sperare che anche qualora la tesi della non esistenza della gravità di Verlinde si riveli infondata, l’intera vicenda sia comunque servita a far prendere coscienza di come gli atti di fede risultino usuali e molteplici nell’ambito dell’indagine scientifica. Del resto, senza una fede di fondo nell’intelligibilità del mondo non esisterebbe neppure la scienza.



Giovedì 22 Luglio,2010 Ore: 18:33
 
 
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