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www.ildialogo.org IN ONORE DI MARY DALY. Convegno presso la Facoltà valdese di teologia. Note di Marta D'Auria,a cura di Federico La Sala

ANTROPOLOGIA, TEOLOGIA, E CRITICA DELL'IMMAGINARIO CRISTIANO STORICO."AL DI LA' DEL DIO PADRE" E DELLA VECCHIA CRISTOLOGIA ...
IN ONORE DI MARY DALY. Convegno presso la Facoltà valdese di teologia. Note di Marta D'Auria

La sua famosa affermazione: «se dio è maschio, il maschio è dio» si inserisce in una riflessione sulla legittimazione del potere maschilenel nostro orizzonte culturale. Mary Daly propone di non attribuire a Dio un’immagine fissa e oggettivante che ne ingabbia l’agire, ma diriferirsi al divino non come sostantivo ma come verbo inun continuo divenire.


a cura di Federico La Sala

Convegno presso la Facoltà valdese di teologia in onore di Mary Daly

Un vulcano nel vulcano

Tre lezioni di alto profilo e una tavola rotonda hanno introdotto il complesso e dinamico pensiero di Mary Daly, filosofa e teologa, considerata la madre della teologia femminista

Il 28 maggio alla Facoltà valdese di Teologia (Roma) si è tenuto un convegno di studi in onore della filosofa e teologa Mary Daly, morta il 3 gennaio 2010. «Un vulcano nel vulcano. Mary Daly e gli spostamenti della teologia» è stato il titolo suggestivo dell’intensa giornata che ha visto la partecipazione di più di una trentina di persone venute da diverse città d’Italia. L’incontro si è aperto con i saluti del prof. Daniele Garrone, decano della Facoltà. «Questo convegno - ha detto - rientra nella più ampia iniziativa di istituire un corso di “studi femministi e di genere” obbligatorio per tutti gli studenti e le studentesse che intraprendono il percorso di studi nella nostra Facoltà».

di MARTA D’AURIA

(“Riforma. L’Eco delle Valli Valdesi”, n. 25, 25 giugno 2010)

LA prima lezione è stata affidata alla teologa Elizabeth Green che ha introdotto ai presenti il complesso e dinamico pensiero di Mary Daly attraverso un attento excursus delle sue opere (in tutto sette libri pubblicati, trascurando i numerosi articoli ed escludendo la tesi di dottorato su Jacques Maritain, Natural Knowledge of God in the Philosophy of Jacques Maritain - Roma, 1966).

Green ha ricostruito il «vulcanico» pensiero di colei che è considerata la madre della teologia femminista, sottolineando il vigore del suo linguaggio, vicino alla qualità del magma incandescente, e il suo continuo capovolgere e ricomporre alchemicamente i significati delle parole (fino ad arrivare alla compilazione, con Jane Caputi, di un dizionario, il Webster’s First New Intergalactic Wickedary of the English Language,1987).

Il testo che ha lasciato più tracce nel pensiero della teologia è senza dubbio Al di là di Dio padre (Editori Riuniti, 1985). Mary Daly ebbe a dire in seguito che il titolo sarebbe potuto essere semplicemente «Al di là di Dio». Infatti lei mostra come la costruzione stessa di un divino trascendente crei simbolicamente una piramide in cui alcuni dominano e altri sono sottoposti. È soprattutto l’identificazione di Dio con il maschio a creare una piramidesessuata.

La sua famosa affermazione: «se dio è maschio, il maschio è dio» si inserisce in una riflessione sulla legittimazione del potere maschile nel nostro orizzonte culturale. Mary Daly propone di non attribuire a Dio un’immagine fissa e oggettivante che ne ingabbia l’agire, ma di riferirsi al divino non come sostantivo ma come verbo in un continuo divenire.

L’idea di pensare Dio come una forza dinamica e mobilitante è alla base della critica alla cristologia compiuta dalla Daly. Su questo in particolare si è soffermata la pastora Letizia Tomassone nella sua lezione. In Al di là di Dio Padre Mary Daly critica la cristologia la quale, nel mettere al centro un eroe che da solo ha il compito di salvare tutti, non riconosce che la redenzione si realizza solo se c’è uno sforzo collettivo. Daly, dunque, smonta la cristologia come una menzogna che allontana il Cristo dal resto dell’umanità, la quale risulta così privata della possibilità di pensarsi capace di redimere e di trasformare il mondo.

A partire da questa critica profonda dell’immaginario cristiano, Daly parla della Nuova Venuta delle donne, identificando l’attesa escatologica della nuova venuta del Cristo in un rovesciamento di valori: non più uno solo ma una presenza collettiva, non più un divino connotato al maschile ma la sorellanza come forza trascendente.

La terza lezione, che ha concluso i lavori della mattinata, è stata affidata alla pastora Daniela Di Carlo che ha presentato il libro Quintessenza. Realizzare il futuro arcaico (Venexia, 2005). Il testo si presenta con la struttura di un saggio che è insieme anche un romanzo: alcune donne che vivono nell’era «Biofila», anno 2048, grazie alla «Ginergia» (energia femminile primordiale, non più imbrigliata nei lacci patriarcali, che rende possibile lo scavalcamento delle barriere spazio-temporali), richiamano Daly a raccontare loro del miserevole stato in cui vivono le donne nella precedente era «Necrofila».

In particolare il vecchio mondo descritto da Daly è diviso in due zone: «l’avanscena», generata dal patriarcato, e il «retroscena», il regno della realtà selvaggia (libera dal patriarcato), la patria del sé delle donne. Bisogna passare attraverso la cosiddetta «avanscena» (patriarcale), rovesciando il senso dei suoi miti, analizzando ciò che tiene oppresse le donne, per penetrare nel «retroscena» (background) del l’essere dove le donne si riconnettono con la propria creatività.

In tutta la storia patriarcale, gli uomini hanno fatto di tutto per evitare che le donne potessero «rimembrare» che il mondo è altro dalla violenza e dalla manipolazione di corpi, anime e menti. È tempo, sottolinea l’autrice, di nominare le atrocità e di raccogliere il coraggio necessario per fronteggiarle e sconfiggerle.

Se le donne riusciranno a scorgere e a nominare le interconnessioni tra l’oppressione sessuale, quella razziale e quella politica, esse lavoreranno per la vita, parteciperanno alla creazione della vita ora e nel futuro.

Il recepimento delle idee controverse

Nel pomeriggio nell’aula Magna della Facoltà valdese si è svolta una tavola rotonda a più voci. La teologa Elizabeth Green ha esplorato la relazione di Mary Daly con il Cristianesimo (dal quale la teologa fuoriuscì), in particolare interrogandosi sul significato del pensiero della teologa per coloro che scelgono di rimanere all’interno della tradizione cristiana, e nello specifico nel protestantesimo.

Lucia Vantini, dottoranda nella Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, ha invece illustrato il modo in cui la teologia cattolica ha recepito negli anni l’opera di Mary Daly. Luciana Percovich, docente della Libera Università delle donne di Milano, ha letto e commentato un capitolo dell’ultimo libro della Daly, Amazon Grace: Re-calling the courage to sin big (2006), mentre Chiara Zamboni, docente di Filosofia del linguaggio all’Università di Verona, ritornando sul testo Al di là di Dio Padre, si è soffermata sul significato della parola «Dio» nel pensiero teologico e filosofico di Mary Daly.

Nel susseguirsi degli interventi al convegno è stata netta la sensazione di aver appena sfiorato una figura poderosa: Mary Daly, donna dal pensiero indomito, «selvaggio», creativo, ironico, che ha segnato la teologia degli ultimi quarant’anni e che meriterebbe ulteriori approfondimenti.

Sebbene sia uscita dal cristianesimo, la lettura e l’investigazione dei suoi testi possono offrire ancora alle chiese interessanti spunti di riflessione non solo relativamente a un linguaggio che provi a esprimere Dio fuori dalle categorie patriarcali, ma anche in merito all’impegno contro la violenza della guerra che inizia con l’opprimere le donne per poi comprendere l’intero creato. (m.d.a.) 

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Mercoledì 23 Giugno,2010 Ore: 18:08
 
 
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