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www.ildialogo.org Freedom Flotilla: Israele, assalto alla nave dei pacifisti. Morti 19 attivisti. Una nota di Umberto De Giovannangeli,a cura di Federico La Sala

ISRAELE E PALESTINA. "Lo stato ebraico" (Theodor Herzl, 1896). "Il nuovo ghetto": "Fuori dal ghetto"(Theodor Herzl, 1894)!!!
Freedom Flotilla: Israele, assalto alla nave dei pacifisti. Morti 19 attivisti. Una nota di Umberto De Giovannangeli

La psicosi dell’accerchiamento, il sentirsi perennemente in trincea, sta portando Israele ad un passo dal baratro, trasformandolo in un ghetto atomico in guerra contro tutto e tutti. Alla fine, anche contro se stesso.


a cura di Federico La Sala

Israele, assalto alla nave dei pacifisti. Morti 19 attivisti

di Umberto De Giovannangeli *

L’assalto (VIDEO) si è trasformato in un bagno di sangue. Sangue destinato a pesare non solo e non tanto sul già traballante scenario politico-diplomatico mediorientale, ma soprattutto sull’immagine, sull’idea stessa di Israele nel mondo. Di fronte alle immagini dei commandos israeliani che aprono il fuoco sul ponte della nave della Freedom Flotilla, è impossibile, anche per il più strenuo difensore dello Stato ebraico, parlare di diritto di difesa, di pericolo immanente.

Quelle navi portavano aiuti umanitari, non armi. E l’eventuale resistenza opposto dagli assaliti non può giustificare la reazione assolutamente spropositata dei soldati di Tsahal. E tutto questo in acque internazionali. Per Israele è un’onta destinata a durare nel tempo. Per la comunità internazionale, è un banco di prova. L’ennesimo. Quelle immagini di sangue hanno già fatto il giro del mondo. In particolare del mondo arabo e musulmano. Sono destinate a infiammare gli animi, a divenire una straordinaria arma di propaganda per i gruppi della nebulosa qaedista che propugnano il Jihad globalizzato contro il “Nemico sionista” e i suoi alleati. Una reazione inadeguata alla enormità del fatto, alimenterebbe la convinzione che nel tormentato Medio Oriente, l’Occidente, gli Usa in primis, continuino ad adottare la politica dei “due pesi, due misure”, dove la misura adottata verso Israele è quella della sostanziale impunità.

Chiedere, come ha fatto l’Unione Europea, che sia fatta “piena luce” sull’accaduto è una premessa e non il centro di una presa di posizione che non può, non deve tardare. Ma questa tragedia annunciata è anche un banco di prova per Israele, per la sua democrazia: giustificare l’attacco, o pensare di risolvere il tutto con parole di rincrescimento, sarebbe una ulteriore prova di arroganza. E di debolezza. Perché aprire il fuoco su quelle navi non è un segno di forza, ma di debolezza, di vuoto politico. La psicosi dell’accerchiamento, il sentirsi perennemente in trincea, sta portando Israele ad un passo dal baratro, trasformandolo in un ghetto atomico in guerra contro tutto e tutti. Alla fine, anche contro se stesso.

* l’Unità, 31 maggio 2010

______________

Sul tema, in rete, si cfr.:

SIGMUND FREUD E LA LEGGE DELL’"UNO", DEL "PADRE NOSTRO". IL ‘LUPO’ HOBBESIANO, L’ ‘AGNELLO’ CATTOLICO, E “L’UOMO MOSE’ E LA RELIGIONE MONOTEISTICA”. Indicazioni per una rilettura

LO STATO DEL FARAONE, LO STATO DI MINORITA’, E IMMANUEL KANT "ALLA BERLINA"! DOPO AUSCHWITZ. ... "LEZIONE SU KANT" A GERUSALEMME: PARLA "PILATO", IL SUDDITO DELL’"IMPERATORE-DIO".  

Palestina, Israele e la rinascita della lingua ebraica.... 
“Tante parole nuove dovranno essere inventate, e quando l’Ebraico non basterà, la lingua araba, sorella della nostra, ci fornirà i suoi suggerimenti. Che cos’è infatti un amico, se non quello che ti offre la parola mancante?” Memoria di ELIEZER BEN-YEHUDA

GERUSALEMME E LA SFIDA DI NETANYAHU. Un modo di dare "a Hitler vittorie postume" (Emil L. Fackenheim)



Lunedì 31 Maggio,2010 Ore: 11:20
 
 
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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 31/5/2010 12.36
Titolo:A bordo 10mila tonnellate di aiuti e attivisti di 50 Stati. La Difesa israeliana...
Le navi della pace verso Gaza
«Israele non può fermarci»

Le sei imbarcazioni partite da Cipro, attese oggi davanti alle coste della Striscia

A bordo 10mila tonnellate di aiuti e attivisti di 50 Stati. La Difesa israeliana: li bloccheremo

di Umberto De Giovannangeli (l’Unità, 31.5.10)

In rotta verso Gaza. Malgrado le minacce. «Freedom Flotilla», il convoglio di 6 navi che vuole rompere l’assedio di Gaza sfidando il blocco delle forze armate israeliane, ha raggiunto ieri le coste libanesi.

«Siamo partiti da Cipro dice Greta Berlin, la portavoce di Free Gaza, uno degli organizzatori poco dopo le 16. La Marina israeliana blocca una zona a circa 20 miglia nautiche dalla costa di Gaza, dove noi contiamo di arrivare nella tarda mattinata o all’inizio del pomeriggio di domani (oggi per chi legge,
ndr)». Le navi trasportano circa 10.000 tonnellate di aiuti, materiali da costruzione, case prefabbricate (100) per chi è rimasto senza tetto dopo l’operazione Piombo Fuso del 2008-2009, medicine e apparecchiature mediche, 500 carrozzelle elettriche, depuratori per l’acqua, impianti fotovoltaici, generatori, materiale per la scuola e altri beni fondamentali per la popolazione della Striscia.

ULTIMO TRATTO

Le autorità politiche e militari dello Stato ebraico hanno ribadito che non permetteranno per nessun motivo l’attracco delle navi a Gaza. Hanin Zuabi, un membro del Parlamento israeliano che si trova a bordo della flotta, ha dichiarato che gli attivisti intendono raggiungere la Striscia indipendentemente dai piani per fermarli. «Se gli israeliani cercano di fermarci, scoppierà un’enorme crisi diplomatica e politica», dice Zuabi. «Abbiamo 50 Stati che partecipano a questo progetto e che stanno lanciando un messaggio molto chiaro ad Israele, cioè che la comunità internazionale non accetta l’assedio a Gaza». «Il messaggio d’Israele è stato chiaro: vi fermeremo. Nessuno può impedirci di farlo», gli fa eco Huwaida Arraf, presidente del Free Gaza Movement . Tuttavia, aggiunge Arraf, «migliaia di persone hanno contribuito a far diventare questa flotta una realtà e la popolazione di Gaza ci sta aspettando».

Fonti del ministero della Difesa a Tel Aviv hanno però fatto sapere che le imbarcazioni della Flotilla saranno in ogni caso dirottate nel porto israeliano di Ashood. Tutti i passeggeri saranno smistati in enormi tendoni, allestiti lungo la costa meridionale, dove verranno identificati e, se necessario, sottoposti a cure mediche. Chiunque rifiuterà questo trattamento, verrà arrestato e condotto nelle carceri israeliane. Gli attivisti rischiano l’arresto, l’espulsione e la confisca del cargo, ripete in serata un portavoce di Tsahal.

«Contiamo di raggiungere Gaza, non ci fermiamo e non ci fermeremo se ce lo ordineranno. Non opporremo resistenza fisica, ma ci dovranno speronare», ribatte Audrey Bomse, portavoce della Free Gaza organization. «L’unico scenario che ha qualche senso per gli israeliani è smetterla una volta per tutte di fare i “bulli” del Medio Oriente e lasciarci passare», insiste Greta Berlin. «Trascinare le navi nel porto di Ashdod costituirebbe un clamoroso autogol per il governo israeliano, dal momento che sulle navi sono presenti anche personalità arabe di nazionalità israeliana e attivisti della sinistra israeliana, pronti a smascherare la pirateria dei loro militari non appena venissero costretti a sbarcare nel proprio Paese», osserva Hani al-Masri, analista politico palestinese.

LINEA DURA


La risposta non si fa attendere. Ed è durissima. «Non permetteremo che venga violata la nostra sovranità», avverte il ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, che annuncia di aver comunicato agli ambasciatori di Turchia, Cipro, Irlanda e Grecia (le navi della Freedom Flotilla battono bandiera di questi Paesi) che l’arrivo a Gaza delle navi, con circa settecento persone di 40 nazionalità a bordo, infrangerebbe le leggi internazionali, poiché Israele «ha emesso delle ordinanze che proibiscono l’entrata di navi a Gaza». «Questi attivisti si definiscono difensori dei diritti umani, ma restano in silenzio quando a essere bersagliati sono i civili israeliani o quando il regime di Hamas a Gaza compie brutalità contro gli oppositori», dice il portavoce del governo israeliano.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 31/5/2010 13.06
Titolo:La comunità internazionale condanna l’assalto di Israele alla flotta pacifista
ISRAELE ATTACCA NAVI UMANITARIE - LE REAZIONI

La comunità internazionale condanna
l’assalto di Israele alla flotta pacifista *

TEL AVIV. È finito in un bagno di sangue, con almeno 19 morti, l’assalto condotto stanotte dalle forze israeliane contro la flottiglia multinazionale di attivisti filo-palestinesi in navigazione verso la Striscia di Gaza con un carico di aiuti umanitari.

Dura e immediata la protesta del governo turco che ha richiamato il proprio ambasciatore in Israele, mentre dalle capitali europee è stato espresso lo choc dei governi per la strage. Gli attivisti, guidati dalla ong Free Gaza, volevano forzare il blocco imposto attorno alla Striscia dall’avvento al potere degli islamici di Hamas, nel 2007. Lo scontro è avvenuto sulla nave di una ong turca che guidava la spedizione di sei imbarcazioni, in acque internazionali, a qualche decina di miglia dalla costa. I commando israeliani saliti a bordo da imbarcazioni ed elicotteri, hanno aperto a un certo punto il fuoco, uccidendo 19 persone, secondo l’ultimo bilancio della tv di Israele Canale 10. Per un portavoce militare dello Stato ebraico, a innescare il caos sarebbe stato il tentativo di alcuni attivisti di resistere all’abbordaggio con bastoni, coltelli e almeno un’arma da fuoco, sottratta - pare - a un soldato. Ventisei attivisti sono rimasti feriti (uno è in fin di vita). Fra questi, anche un leader radicale degli arabi di Israele, lo sceicco Raed Sallah. Feriti anche dieci soldati israeliani, due in modo grave. Il portavoce ha accusato i promotori della flottiglia di aver organizzato una «provocazione violenta». La prima delle navi è gia giunta al porto di Ashdod (sud di Israele), chiuso ai media. Nessuna conseguenza è segnalata per i cinque attivisti italiani chi si trovavano a bordo, fra i quali la giornalista torinese Angela Lano, 47 anni, direttrice dell’agenzia di stampa Infopal, che si occupa di Palestina. Israele ha elevato il livello di allerta sul fronte nord (con il Libano) e su quello sud (con la Striscia di Gaza).

Il presidente palestinese, Abu Mazen (Mahmud Abbas), ha denunciato l’accaduto come «un massacro», dichiarando tre giorni di lutto nazionale. Da Gaza i dirigenti di Hamas hanno parlato di «crimine» commesso da Israele. Un esponente islamico, Ahmed Yusef, ha invocato «un’intifada» di popolo dinanzi alle ambasciate d’Israele nel mondo. Gli arabi israeliani hanno indetto per domani uno sciopero generale.

L’alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani, Navi Pillay, si è detta «scioccata» per l’assalto. La Lega araba ha convocato per domani al Cairo una riunione urgente dei suoi ministri degli Esteri. Turchia, Grecia, Spagna, Svezia, Danimarca e Irlanda hanno convocato i rispettivi ambasciatori di Israele, l’Unione europea ha chiesto allo stato ebraico di aprire un’inchiesta. Pesanti critiche sono venute dai governi di Francia e Germania e il ministro degli esteri italiano Franco Frattini parlando di un «fatto assolutamente grave», ha «deplorato» l’uccisione di civili.

Il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, in visita in Canada, è stato sollecitato a rientrare in patria. La tensione è salita alle stelle con la Turchia, già alleato strategico di Gerusalemme, ultimamente molto critico con lo stato ebraico. Ankara ha richiamato l’ambasciatore a Gerusalemme, ha parlato di un rischio di «conseguenze irreparabili» nelle relazioni bilaterali e ha chiesto la convocazione del consiglio di sicurezza dell’Onu. Centinaia di persone hanno manifestato a Istanbul e nella capitale. Israele ha invitato i suoi cittadini a non andare in Turchia.

* La Stampa, 31/5/2010 (12:48)

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