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www.ildialogo.org L'OCCHIO, LA TRAVE, E LA PAGLIUZZA. CARLO CARDIA SI STRACCIA LE VESTI DINANZI A ZAGREBELSKY, MA SBAGLIA MIRA. Una sua nota sul libro di Zagrebelsky, Scambiarsi la veste.,a cura di Federico La Sala

DIO AMORE ("CHARITAS") O DIO-MAMMONA ("CARITAS")?! DOPO AUSCHWITZ, SI CONFONDE ANCORA "MOSE'" CON IL "FARAONE", IL CRISTIANESIMO CON IL CATTOLICESIMO E LA RAGIONE DI KANT CON LA RAGIONE DI RATZINGER ....
L'OCCHIO, LA TRAVE, E LA PAGLIUZZA. CARLO CARDIA SI STRACCIA LE VESTI DINANZI A ZAGREBELSKY, MA SBAGLIA MIRA. Una sua nota sul libro di Zagrebelsky, Scambiarsi la veste.

(...) non fuoriesce da alcuni ste­reotipi in auge nel nostro Paese quando si parla di rapporti tra Stato e Chiesa. In un ve­loce excursus storico, la Chiesa è presentata intenta ad imporsi sugli altri, perché deten­trice di una verità che essa reputa universale, quindi egemonica verso tutti gli uomini (...)


a cura di Federico La Sala

Zagrebelski si straccia le vesti ma sbaglia mira: oggi la teocrazia non c’è

Vuol dimostrare che la vocazione cattolica è affermare l’egemonia su tutti gli uomini, non solo sui fedeli Però tace sui contenuti veri del relativismo

DI CARLO CARDIA (Avvenire, 26.05.2010)

Il saggio di Gustavo Zagrebelsky Scam­biarsi la veste (Laterza) è molto colto, e molto «italiano». Molto colto, perché le citazioni sono selezionate e preziose, molto italiano perché non fuoriesce da alcuni ste­reotipi in auge nel nostro Paese quando si parla di rapporti tra Stato e Chiesa. In un ve­loce excursus storico, la Chiesa è presentata intenta ad imporsi sugli altri, perché deten­trice di una verità che essa reputa universale, quindi egemonica verso tutti gli uomini.

L’autore rivela la sua tesi di fondo quando afferma che l’affranca­mento delle forme di vita politico-sociale dalle loro originarie matrici religiose sembra (di recente) essersi fermato, e le concezioni dell’uomo metafisicamen­te orientate, invece di es­sere relegate nel campo dell’esperienza morale in­dividuale, irrilevante nella sfera pubblica, appaiono oggi protagoniste di una nuova fase nella quale la politica e gli Stati sono alla ricerca di una legittimazione etica più profonda che non sia quella esclusiva­mente rappresentativa.

Il saggio tende a di­mostrare che, tranne qualche passaggio sto­rico (l’apertura di Leone XIII sulla questione sociale, il Concilio Vaticano II) con cui la Chiesa si è aperta alla tematica dei diritti e al pluralismo religioso e culturale della modernità, per il resto la vocazione stessa del cattolicesimo è diretta ad affermare l’ege­monia su tutti gli uomini, non solo sui suoi fedeli.

La caduta più grave della Chiesa, poi, si registrereb­be oggi nel tentativo di i­dentificare il messaggio di fede con la ragione, così ri­proponendo in altra forma la volontà di vin­colare alle proprie direttive tutti gli uomini, in quanto dotati di ragione. Ne deriva l’ine­vitabilità di nuovi conflitti perché «la ragio­ne pubblica è incompatibile con qualunque posizione particolare che pretenda di posse­dere a priori l’’intera verità’ e quindi d’im­porsi a questa. La ragione pubblica è com­patibile soltanto con le ragioni che si presta­no a essere discusse, confrontate e valutare le une rispetto alle altre». Nei fatti, la denun­cia del relativismo spinge la Chiesa addirittura al recupe­ro del «principio dell’extra Ecclesia nulla salus, con tut­ta la sua portata d’intolleran­za e la naturale tendenza della religione a farsi religio­ne di Stato».

In un passaggio Zagrebelsky cerca di entrare nel merito del relativismo contemporaneo affermando che questo «non esclude af­fatto il richiamo alla ’vita buona’. Non significa affatto che ’i relativisti’ siano privi di tensione morale e siano e­sposti alla pura forza delle ’voglie’. Ma la risposta a questo richiamo etico sta per loro nel qua­dro della libertà e della responsabilità, non in quello dell’obbedienza a qualsivoglia au­torità, civile o religiosa». Per il resto, tutto l’argomentare sulla Chiesa e sulla polis si svolge a un livello di astrattezza a-storica ammirevole e inquietante insieme. Da Gela­sio I a Gregorio VII, dalla potestas indirecta in temporalibus alla reazione anti-moderna, la storia della Chiesa è sostanzialmente una storia di temporalismo e di sostituzione al ruolo dello Stato (scambiarsi le vesti) per comandare sulle coscienza degli uomini. Così, ogni for­ma di storicizzazione, che guardi al processo di civilizza­zione e spiritualizzazione del cristianesimo verso l’Europa e alla elaborazione di valori che si sono dif­fusi in tutto il mondo, è semplicemente i­gnorata.

Anche il passo evangelico del «date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio» viene svilito come segmento quasi insignificante, invece che una svolta epoca­le nei riguardi della società antica in cui sa­cro e profano era un tutt’uno, nell’orizzonte di un paganesimo nel quale mancava la spinta a guardare in alto e vedere nell’uomo il protagonista del proprio destino.

Infine, l’ecclesiologia più recente negherebbe l’au­tonomia della sfera civile e la libera deter­minazione della persona, proprio quando la Chiesa offre i fondamenti razionali (e ragio­nevoli) dei propri orientamenti su questioni essenziali per il futuro dell’uomo. Il relativi­smo è citato senza dir nulla sui problemi ve­ri che sono oggetto di critica del magistero ecclesiastico: la caduta del valore della vita, nascente e terminale, le legislazioni sul sui­cidio assistito, la mancanza di sostegno a fa­vore di chi potrebbe rifiutare l’aborto, la le­gittimazione di forme di convivenza che neanche la classicità ammetteva o ipotizza­va, e via di seguito.

Sta forse nelle sue reti­cenze storiche, e nel silenzio sui contenuti veri del relativismo, la debolezza di un sag­gio che si legge molto bene ma non aiuta a comprendere i termini dell’affascinante rapporto tra religione e storia, diritti indivi­duali e principio di solidarietà, che accom­pagna il cammino dell’uomo da sempre, con difficoltà, tensioni, anche errori, ma che ha costruito una società tuttora debitrice di quelle radici cristiane che nessuno riesce a scalfire, neanche mettendole tra parentesi.

_________

Sul tema, in rete, si cfr.:

LA QUESTIONE MORALE, QUELLA VERA - EPOCALE. AL GOVERNO DELLA CHIESA UN PAPA CHE PREDICA CHE GESU’ E’ IL FIGLIO DEL DIO "MAMMONA" ("Deus caritas est") E AL GOVERNO DELL’ **ITALIA** UN PRESIDENTE DI UN PARTITO (che si camuffa da "Presidente della Repubblica") e canta "Forza Italia", con il suo "Popolo della libertà" (1994-2010).

SIGMUND FREUD, LUIGI PIRANDELLO, E LA "SACRA FAMIGLIA" CATTOLICO-ROMANA, ZOPPA E CIECA!!!

LA CHIESA DEL SILENZIO E DEL "LATINORUM". Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno ne sollecita la correzione del titolo. Che lapsus!!! O, meglio, che progetto!!!

 

 



Venerdì 28 Maggio,2010 Ore: 13:24
 
 
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