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www.ildialogo.org VEDETE, SONO UNO DI VOI, DI ERMANNO OLMI,di CARLO CASTELLINI

VEDETE, SONO UNO DI VOI, DI ERMANNO OLMI

SCENEGGIATURA DI MARCO GARZONIO ED ERMANNO OLMI; RIFLESSIONI A MARGINE DI UN DOCU-FILM DI FINISSIMA FATTURA


di CARLO CASTELLINI

Preceduto da brevi parole di presentazione di una garbata annunciatrice, prende la parola MARCO GARZONIO, giornalista scrittore e ora anche psicoterapeuta, (senza l'uso del lettino), che ha illustrato per grandi linee l'ossatura del film attraverso gli episodi più significativi (individuali, familiari e sociali), della vicenda umana di CARLO MARIA MARTINI.
La visione ne è valsa pena data l'alta qualità del regista bergamasco, che si fa ben volere in tutte le sedi, cattoliche e laiche; la sala cinematografica del Nuovo Eden non era stracolma come ci si sarebbe aspettato. Il filmato è un documentario originale, che l'abile mano di Ermanno Olmi, ha saputo ricamare con consumata perizia, nell'alternare momenti statici che inducevano a silenzi e riflessioni negli spettatori, e ad altri più dinamici, con immagini ed episodi ormai consegnati alla storia e cronaca del nostro paese.
Un'ora e un quarto di parole, episodi storici e immagini, che orientate dal commento della pacatissima vocem quasi sussurrata di ERMANNO OLMI, che ben si addiceva alla profondità spirituale e affinata personalità umana di questo amatissimo principe della Chiesa, cardinale e arcivescovo della città della Madonnnina e della diocesi più grande del mondo.
Il film non ha stufato, perchè non c'era ricerca retorica né di arte fine a se stessa; il personaggio non lo permetteva e non lo richiedeva la sua cultura. Come del resto l'asciutta e articolata cronaca di Marco Garzonio (biografo del cardinale, capelli leggermente lunghi, vestito per nulla ricercato ed immerso nelle parole che avrebbero dato corpo alla sua sceneggiatura), il quale ha maturato da lungo tempo, una sua lucida esposizione biografica di Martini..
A me è piaciuto il taglio particolare dato al documentario, che con il montaggio delle sequenze, delle foto ricordo e degli episodi storici, ha assunto un ritmo narrativo fluido, umano e psicologico che permetteva allo spettatore di fruire dei contenuti e persone proposti e favorire momenti di assimilazione delle idee.
E di giusto respiro.
Se il taglio dato era molto singolare, inedite sono risultate almeno per me, molte delle foto di famiglia, del papa' imprenditore, della mamma donna, attenta ma non ansiosa, e la foto di lui, ormai giovincello, già alto rispetto alla media e di una eleganza aristrocratica, interna ai suoi gesti e nei tratti del suo carattere, che confessa, di avere avuto, già a dieci anni, l'idea di farsi prete, nel seminario dei Gesuiti. Il resto lo si può facilmdente immaginare, in questo giovane dedito allo studio delle parole e della Parola, ma anche impegnato in altre forme di apertura all'uomo ed alla società.
Non viene giustamente esaltata la sua ascesa attraverso un ricchissimo “cursus honorum”, per giungere fino alla reggenza del Pontifico Istituto Biblico e alla Direzione dell'Università Gregoriana, dove, come è noto a tutti, ha lasciato efficacissimi segni della sua presenza, dei suoi incontri e interventi, finalizzati all'approfondimento di tematiche bibliche, teologich e culturali e interreligiose.
(Io lo ricordo, a cavallo degli anni Sessanta-Settanta, quando il nostro era ancora Padre Martini, era stato ospite gradito alla tavola della mensa, di via Luigi Lilio, 80, a Roma, presso la casa generalizia comboniana dell'Eur, appena sopra la stazione della metropolitana Laurentina; lo stile è sempre rimasto lo stesso, equilibrato, misuratissimo nelle parole. La sua visita era stata propiziata da padre Giampaolo Natalini, allora brillante alunno del Biblico, il cui nome troveremo come redattore e revisore critico di alcuni testi biblici. Ndr).
Cosa dire del film?
C'è l'immagine chiave o icona simbolo da cui si parte e a cui si ritorna spesso: è la stanza sobria ed essenziale della sua vita di ammalato, un letto comunissimo, qualche sedia, un crocifisso sulla parete, dove il nostro ha trascorso gli ultimi anni della sua malattia fino alla sua morte.
Qui, assistito dal solerte don Damiano Modena, che sarà il suo portavoce e il suo microfono (fino all'ultimo affievolirsi della voce), riceveva ancora gli amici ed i sacerdoti della sua diocesi.
La stanza si trovava all'interno del grande istituto di Filosofia l'Aloisianum di Gallarate, il cui complesso edilizio era stato regalato ai Gesuiti dalla famiglia Bassettti.
(E tra questi incontri mi piace far emergere dai ricordi, quello avuto dal cardinale con il giornalista e scrittore EUGENIO SCALFARI, già fondatore del giornale La Repubblica e finissimo erudito e analista di politica economica e culturale del nostro paese).
Questi incontri di amicizia, a suo tempo, sono stati fatti conoscere anche al grande pubblico, con l'edizione del volumetto dal titolo:”CONVERSAZIONI CON IL CARDINALE MARTINI”, dell'editrice Campo dei Fiori, diretta da VITO MANCUSO e ELIDO FAZI, a firma appunto di Eugenio Scalfari e Vito Mancuso. Questi per l'occasione, ringrazia in Martini il suo maestro, con alcune commosse e partecipate pagine, con cui l'alunno riconosce nel prelato il suo punto di riferimento culturale e spirituale. Ma anche in Scalfari, un punto di riferimento per la comprensione della società e della vita sociale e politica del paese. Ma nell'insieme del documentario non è stata tanta ricordata, Ndr).
Le immagini prodotte e le foto ricordo sono state tantissime: tra le altre mi piace ricordarne alcune, che riporto non in ordine reale né cronologico: quelle di apertura riguardante la vita privata della sua famiglia e di alcuni momenti familiari.
Quella del suo studio in una stanza spaziosa e classicheggiante, dove sulla grande cattedra, sono aperti diversi volumi, ben ordinati, e vicini gli uni agli altri, penso per facilità di consultazione e di comparazione, considerando il livello di apertura e curiosità intellettuale tipica dell'uomo di studio in generale e di Martini in particolare, come testimonierà di lui padre Silvano Fausti.
Mi si presenta alla mente, per contrasto, la foto in bianco e nero, del parroco di Bozzolo, don PRIMO MAZZOLARI, presente al suo tavolo di studio, con una pila di libri che lo sovrastano e quasi lo affogano; dai quali lui attingeva le grandi intuizioni e gli orientatmenti di vita che gli amici di Roma gli sollecitavano, per orientare le coscienze dei giovani cattolici e dc della capitale e della nazione.
(Cfr. L'uomo dell'argine, di GILBERTO SQUIZZATO, prodotto dal regista di Busto Arsizio per Rai Tre).
Nella congerie delle numerose foto la seconda che mi ha colpito è quella del suo ingresso in Milano, camminando a piedi, con la bibbia in mano.
Anche Martini aveva le sue paure, le sue ansie e le sue attese, non voleva deludere, e si è mostrato così, alla buona, con le sue armi in mano: la Parola, che lui proporrà ai suoi parrocchiani milanesi da leggere, pregare e contemplare, come ci ha ricordato Marco Garzonio, in apertura. Infine l'immagine finale del bosco e sottobosco, silenzioso e ricco di piante e cespugli naturali, molto ricercati per la loro pace e per il silenzio in cui si poteva trascorrere alcune ore di familiarità e sintonia con la Parola, di meditazione, e di preghiera, tutte linfe di vita cui attingeva pe alimentare la sua lampada di sentinella attenta.
Questo docu - film lascia una buona impressione e una sensazione di dolcezza umana e spirituale, e di calma psicologica; per cui giunto a casa non ti viene voglia di dar mano al telecomando per avere un piccolo surrogato della sera prima di coricarsi.
Perchè rimane dentro di te il sapore di un incontro con una persona che ti ha gratificato e soddisfatto. Questo è il dono di Martini all'uomo di oggi. (CARLO CASTELLINI).



Sabato 17 Giugno,2017 Ore: 00:00
 
 
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