- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (1)
Visite totali: (265) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Lettera aperta ai padri che soffrono,di Stefania Cantatore

Lettera aperta ai padri che soffrono

di Stefania Cantatore

La legge sull’affido condiviso non ha avuto buoni risultati, complicando le cose, forse per imperizia o per concreta inapplicabilità, nella vita delle donne e degli uomini, a soprattutto in quella dei bambini. Almeno di molti bambini, donne e uomini.
Ma un effetto sicuro è stato quello di rendere visibile una comunità, fino a poco fa impensabile, di uomini che si associano tra di loro, rivendicando una forma di oppressione e minorità giuridica per la sola appartenenza al genere maschile.
Forse sarà per gli effetti per lo più negativi di questa legge, per la sua, per certi versi, superfluità rispetto ad un diritto di famiglia che già prevedeva ragionevolmente ampi spazi alla (brutta parola) bigenitorialità, che da tempo giudici, uomini e donne ne dichiarano l’inadeguatezza.
Quando una legge è inadeguata ai problemi che affronta, presto o tardi, viene cambiata, ed il presto evidentemente rappresenta un problema per chi l’ha ardentemente voluta.
La prospettiva di un cambiamento ha evidentemente allarmato, a ragione o a torto, coloro che “da oppressi” hanno vissuto quella legge come l’inizio di una conquista: la definitiva esautorazione legale delle madri. Legale appunto, perché, nella pratica, i dati sull’occupazione femminile, sulla consistenza patrimoniale, sul livello di autodeterminazione femminile (ultimi dati sulle violenze in famiglia, sulle previdenze alla maternità, ecc.) già parlano della condizione effettiva delle madri nel nostro Paese.
Nonostante una, mia ed associativa, lunga esperienza di padri che non versano gli alimenti pur potendo, che usano le visite settimanali come randelli, o che addirittura le minacciano solo avendo in realtà l’intenzione di passare altrimenti il proprio fine settimana, credo che tra quei padri “oppressi” ci siano delle vittime della rigida divisione dei ruoli e del giudizio di tribunali prevaricati dalla pigrizia paterna del magistrato, se non dalle angherie di una donna.
A questi padri, sinceri e, spero, umili nel riconoscere il magistero della facoltà materna voglio suggerire alcune riflessioni sulla trasparenza, non di tutte, ma certamente di alcune associazioni “di papà separati”. Ce ne sono alcune che usano slogan femminicidi insieme all’apologia delle percosse preventive a compagne e mogli; ce ne sono alcune nate dal teorema dello strapotere globale del genere femminile; ce ne sono addirittura alcune collegate ad altre che postulano l’inesistenza dei contorni del reati di pedofilia.
Conosco queste cose per ragioni ovvie ed anche per le intrusioni piratesche nella mia posta( personale e quella dell’associazione a Napoli). So queste cose ed altre per gli attacchi pubblici ai già asfittici centri antiviolenza “covi di femministe misandriche”.
La volontà associativa, nel nostro paese, è coperta dalla più ampia garanzia di libertà, quindi nulla da eccepire sul fatto che degli uomini si associno in base alla loro appartenenza al genere.
In merito a queste associazioni, va solo osservato che chi vi aderisce deve forse tener conto che in Italia la legge prevede, e la punisce (o dovrebbe), l’apologia di reato e l’associazione a delinquere di stampo ideologico. Prima di aderire o sostenere in blocco la bontà di certe argomentazioni, vale la pena di approfondire ed esaminarne lo sbocco sociale e politico di tante insistenze anche parlamentari .
I recenti tagli alla spesa sociale a sostegno delle madri, il definanziamento del sostegno alle vittime di violenza sessuata, non saranno forse da mettersi in relazione diretta con la nuova, grande visibilità assunta dalle testimonianze dei padri separati. Ma forse quella visibilità e quei tagli sono sintomi di un male del quale non si vogliono riconoscere i motivi profondi: l’incapacità di affrontare l’ineguaglianza tra generi a scapito delle donne.
Per gli uomini e le donne di questo Paese c’è ancora chi pensa ad un futuro difensivo se non offensivo verso le donne, c’è ancora chi pensa per le proprie figlie, giovani e piccole donne, ad un futuro “protetto nelle maglie di una dominazione maschile” e per questo esprime, in modo non sempre apertamente dicibile, scherno e ostilità per quel patrimonio di convivenze che è ancora, e sarà per molto tempo, il femminismo. Per gli uomini che credono giusto associarsi e fare lobby in nome di un’oppressione, conseguenza dei favori stessi dei quali godono, e per gli uomini che vogliono essere giusti la riflessione è d’obbligo.
Stefania Cantatore
Napoli, 16/09/10

Sull'argomento vedi l'articolo Il portiere del Brescia: "Non vi vedo da mesi, vi dedico la vittoria".



Domenica 19 Settembre,2010 Ore: 16:20
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Cittŕ Giorno Ora
Joe Acquario Roma 24/9/2010 01.08
Titolo:Risposta a Stefania
Gentile Sig.ra Stefania Cantatore

UDI Unione Donne in Italia

sede di Napoli



In una Sua lettera aperta pubblicata qui http://www.womenews.net/spip3/spip.php?article6901 Ella afferma: \"conosco queste cose per ragioni ovvie ed anche per le intrusioni piratesche nella mia posta (personale e quella dell’associazione a Napoli). So queste cose ed altre per gli attacchi pubblici ai già asfittici centri antiviolenza “covi di femministe misandriche”.\".



A proposito di queste Sue dichiarazioni desideriamo farLe presente che una definizione simile è presumibilmente stata mutuata da una ricerca del sociologo Gehrard Amendt, professore all’Università di Brema ove dirige l’Istituto di ricerca sui rapporti fra i generi e le generazioni.



Le lasciamo pertanto il testo tradotto della ricerca scientifica che definisce i centri antiviolenza per sole donne \"focolai di misadria\" e Le auguriamo buona lettura precisandole che, a nostro avviso, quei centri sono proprio da chiudere e da sostituire con centri di mediazione familiare capaci di rispondere alle istanze sia di donne che di uomini.






Perche´ i centri antiviolenza per sole donne sono focolai di misandria - di G. Amendt

Non appena l’operato dei rifugi per donne è stato per la prima volta analizzato in Germania, il Comitato per gli Affari Familiari del Budenstag ha deciso di valutare se questi centri debbano continuare ad essere finanziati dal governo. Vista l’ideologia politica di questi centri e le sue implicazioni, questa proposta deve essere studiata seriamente.

I servizi offerti da questi centri hanno dato risultati ?

Sono operati in maniera professionale, o sono degenerati verso un’ideologia che vede gli uomini come unici violenti ?

Hanno sviluppato una comprensione professionale dei conflitti familiari tale da includere tutti i membri di una famiglia violenta ?

Come al solito, i fondi vengono erogati sulla base della conveniente statistica secondo cui “una donna su 4 è vittima di violenza domestica”. Poiché non esistono dati analoghi sulla violenza contro gli uomini, tale numero non legittima adeguatamente centri per sole donne. Finora, ci si è focalizzati sulle donne come vittime, rinnovando i fondi per tali centri. La loro efficacia non è stata monitorata. [...]

Tali centri furono aperti più di 20 anni fa, con lo scopo di focalizzare l’attenzione pubblica sull’esperienza della violenza da un punto di vista femminile. Questo autore all’epoca tentò di sostenerli politicamente [...] non potendo immaginare che i rifugi per donne avrebbero contribuito a polarizzare la società in uomini violenti opposte a donne pacifiche, quindi causando anni di stagnazione nel rapporto fra i generi.

POLITICHE FAMILIARI SBAGLIATE. Oggi conosciamo le dinamiche familiari che portano alla violenza. Sono stati effettuati più di 200 studi negli Stati Uniti ed in Canada, ma il campo delle politiche familiari ha opposto resistenza al punto principale dei loro risultati: che le donne sono violente ed aggressive quanto gli uomini. Questo si applica anche al loro comportamento con i bambini. Particolarmente durante un divorzio conflittuale. I centri familiari dovrebbero attivarsi per limitare la violenza in modo che i bambini non ne siano coinvolti.

Uno studio a largo raggio condotto dall’autore in Brema ha mostrato che la violenza capita nel 30% dei divorzi, con 1800 uomini che hanno riportato abusi fisici e psicologici dalle loro compagne. Un’incidenza tre volte maggiori che in condizioni ordinarie. In tali divorzi violenti, la violenza è stata nel 60% dei casi iniziata dalle ex-compagne. Tali risultati rivelano la violenza femminile. Secondo i centri femministi, solo gli uomini sono violenti. Invece di attenuare i conflitti legati ai divorzi, tali centri li acuiscono, sostenendo che l’unico pericolo per i bambini siano i padri. Tentano di usare tale pregiudizio per spezzare il diritto dei bambini ad avere entrambi i loro genitori.

Il 60% di violenza femminile in casi di divorzio causa grande sofferenza ai padri che la subiscono. Le ricerche ed i numeri non supportano l’ideologia dell’uomo come nemico adottata nei centri femministi. Considerano come successo non il risolvere i conflitti, ma alimentare l’ostilità contro gli uomini. [...]

Un centro di consulto familiare può invece aiutare i coniugi a comunicare, ed a scegliere se riconciliarsi o separarsi con rispetto. Aiutando i bambini a non perdere le esperienze positive del passato.

I centri femministi sono incapaci di fornire questo tipo di intervento professionale per via della loro ideologia: vedono ogni uomo come il nemico di ogni donna. Credono apoditticamente che le donne non siano violente. Secondo la loro ideologia, è superfluo che una donna parli al compagno. Per i loro fini, le donne vengono manipolate a considerarsi vittime e gli uomini vengono denigrati come genere. [...]

I centri femministi rappresentano un mondo dove manca la gioia della vita, e gli sforzi di risolvere i conflitti vengono rimpiazzati da disfattismo e rinuncia. La misandria appare come l’unica via di fuga. Questa atmosfera oppressiva è sicuramente responsabile dei tanti abbandoni e dissensi fra il personale. Le donne negli Stati Uniti si tengono sempre più alla larga da tali centri, nonostante la gravità dei loro conflitti. Non vogliono vivere in un mondo che disprezza gli uomini. Hanno già i loro problemi.

Chi sostiene tali centri non da’peso all’obiezione che compromettono l’etica dell’assistenza sociale, in quanto la professionalità non è il loro scopo. Al contrario, si auto-definiscono di parte, che significa vedere le donne come vittime del potere maschile e della maggioranza indifferente. L’etica professionale è stata deliberatamente rimpiazzata dall’ideologia politica. Questo dà loro un senso narcisistico di superiorità morale sul resto del mondo. [...] Credono che la loro retorica anti-patriarcale avrà maggior impatto che terapisti ed assistenti preparati professionalmente. In maggioranza, non gli importa di non aiutare genuinamente le persone che chiedono aiuto [...].

L’IDEOLOGIA FEMMINISTA: UN CAMPO DI COLTURA DI MISANDRIA. Ci sono centri che hanno superato l’ideologia, ma lo stesso nome di “rifugi per donne” implica la disastrosa ideologia del femminismo radicale, dove le relazioni fra uomini e donne sono cristallizzate nel loro status di violento e vittima. Le donne sono sempre innocenti e gli uomini sempre colpevoli. Tali centri perpetuano la distruzione della comunicazione fra i membri della coppia come progetto politico.

Le conclusioni sono ovvie. I centri basati sull’ideologia femminista non sono più necessari. Le famiglie con problemi di violenza hanno invece urgente bisogno di una rete di centri di ascolto che possano fornire aiuto non politicizzato e non sessista a tutte le persone. Perché la violenza domestica fa parte della natura. Se una donna picchia suo marito, o un uomo picchia la sua moglie, è probabile che stiano anche abusando dei figli. Ed i bambini picchiati hanno maggior probabilità di diventare adulti violenti, perpetuando la violenza nelle generazioni successive. [...]

CENTRI DI SUPPORTO CONTRO LA VIOLENZA FAMILIARE. Nel futuro abbiamo bisogno di sostituire i centri femministi con centri di supporto per famiglie con conflitti violenti. Sarebbero gestiti da uomini e donne ben preparati che cooperano sulla base dell’etica professionale, intervenendo durante le crisi familiari violente. [...] Il supporto e la terapia devono semplicemente essere liberi da ideologie politiche, come deve essere nelle società democratiche.

Allo stesso tempo, dobbiamo discutere il problema nelle università: la correttezza politica oggi impedisce di pensare alle donne in termini di aggressione e violenza, e questo deve essere confrontato con i risultati della ricerca internazionale.



L’autore, il sociologo Gehrard Amendt, è professore all’Università di Brema ove dirige l’Istituto di ricerca sui rapporti fra i generi e le generazioni (Instituts für Geschlechter- und Generationenforschung).

traduzione da Die Welt: http://www.welt.de/politik/deutschland/article4295642/Why-Women-s-Shelters-Are-Hotbeds-of-Misandry.h...



Fonte: Die Welt.de

Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (1) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Quando la famiglia va in crisi

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info