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www.ildialogo.org SUICIDIO ASSISTITO, DAL CANADA UNA STORICA SENTENZA: È INCOSTITUZIONALE VIETARLO,di Adista Notizie n. 25 del 30/06/2012

SUICIDIO ASSISTITO, DAL CANADA UNA STORICA SENTENZA: È INCOSTITUZIONALE VIETARLO

di Adista Notizie n. 25 del 30/06/2012

36764. VICTORIA-ADISTA. Vietare il suicidio assistito equivale a negare la piena uguaglianza delle persone con disabilità ed è quindi incostituzionale. Ha stabilito così, con una sentenza emessa il 15 giugno scorso, la Corte suprema della Columbia britannica, una delle province del Canada, accogliendo il ricorso presentato da Gloria Taylor (una donna di 64 anni malata di Sla); da Lee Carter e suo marito Hollis Johnson (che hanno aiutato la madre di lei a ricorrere al suicidio assistito in Svizzera); da William Shoichet (medico che sostiene la necessità di una legge in tal senso); e dalla British Columbia Civil Liberties Association.

Il suicidio non è illegale in sé, scrive la giudice Lynn Smith nelle quasi 400 pagine di sentenza, e una legge che vieta il suicidio assistito – come quella in vigore in Canada contro la quale è stato presentato ricorso – viola l’articolo 15 della Carta canadese dei diritti e delle libertà che tutela il diritto all’uguaglianza: per garantire tale uguaglianza, secondo i giudici della Corte suprema, è infatti necessario permettere a tutte le persone, qualsiasi siano le loro condizioni di salute, la possibilità di mettere fine alla propria vita.

La legge che vieta il suicidio assistito, prosegue la sentenza, non rispetta inoltre l’articolo 7 della Carta che garantisce il diritto alla vita e alla libertà: l’attuale legislazione infatti può spingere una persona malata a porre termine ai propri giorni nel momento in cui ne ha ancora la possibilità, visto che più avanti potrebbe non essere in grado di farlo a causa dell’avanzamento della malattia.

Una sentenza particolarmente importante per Gloria Taylor: pur sospendendo per un anno la dichiarazione di invalidità (per far sì che il Parlamento possa adottare una nuova normativa che recepisca la sua decisione), la Corte suprema ha infatti stabilito un’eccezione per il suo caso, consentendo a lei e al suo medico di procedere con il suicidio assistito.

Immediata la reazione della Chiesa cattolica canadese. A neanche 48 ore dalla sentenza, l’arcivescovo di Vancouver, la città più grande della Columbia britannica, mons. J. Michael Miller, ha sollecitato il governo provinciale ad opporsi alla decisione della Corte suprema, affermando che questa sentenza «riflette una distorta visione dei diritti d’uguaglianza enfatizzando l’autonomia rispetto alla dignità umana e al valore della vita».

Non da meno la Conferenza episcopale canadese (Cecc), che ha «appreso con desolazione» della decisione della Corte. «Siamo di fronte a una scelta fondamentale – si legge nel comunicato diffuso il 18 giugno a firma del presidente della Cecc, l’arcivescovo di Edmonton, mons. Richard W. Smith – e il modo in cui rispondiamo rivela la vera natura della nostra società. Mostriamo sollecitudine verso le persone malate, anziane, disabili e vulnerabili incoraggiandole a commettere un suicidio o uccidendole deliberatamente attraverso l’eutanasia? O piuttosto lo facciamo promuovendo una cultura della vita e dell’amore, nella quale ogni persona, in ogni momento e in qualsiasi circostanza nel corso della sua vita naturale, è vista come un dono?».

Ma sembra che il Canada sia proprio avviato su un’altra strada. Solo il 14 giugno scorso, il ministro della Giustizia del Québec, Jean-Marc Fournier, ha annunciato la creazione di una commissione di esperti giuristi che studierà il quadro legislativo del diritto a una morte degna. La decisione fa seguito alla presentazione, nel marzo scorso, del Rapporto della Commissione parlamentare speciale investita della questione che si è unanimente espressa a favore, in determinate situazioni, del suicidio assistito e dell’eutanasia (Radio-Canada, 14/6). (ingrid colanicchia)

Articolo tratto da
ADISTA
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Mercoledì 27 Giugno,2012 Ore: 19:09
 
 
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