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www.ildialogo.org ALLA CAMERA, SETTE MOZIONI SULL’OBIEZIONE DI COSCIENZA ALL’ABORTO,da Adista Notizie n. 23 del 16/06/2012

ALLA CAMERA, SETTE MOZIONI SULL’OBIEZIONE DI COSCIENZA ALL’ABORTO

da Adista Notizie n. 23 del 16/06/2012

36729. ROMA-ADISTA. Ormai la si prende alla larga la questione della 194, la legge su maternità e interruzione della gravidanza. Attaccarla direttamente è difficile, e allora si aggira l’ostacolo rafforzando, per esempio, l’obiezione di coscienza del personale sanitario. Non si spiega altrimenti – considerati i numeri dell’obiezione di coscienza nel nostro Paese che dimostrano che se c’è un diritto garantito è proprio questo – la presentazione alla Camera di alcune mozioni che evidenziano la necessità di darvi piena attuazione.

Primi in ordine di tempo i parlamentari capitanati da Luca Volontè dell’Udc (tra cui la pidiellina Eugenia Roccella, l’opusdeista e parlamentare dell’Udc Paola Binetti, ma anche Giuseppe Fioroni del Pd) che in marzo hanno depositato una mozione che, richiamandosi a una Raccomandazione del Consiglio d’Europa del 2010 (la quale però sottolineava la necessità di tutelare sia il diritto del medico all’obiezione di coscienza che quello di ogni persona di ricevere dallo Stato i trattamenti sanitari legali), impegna il governo a «dare piena attuazione al diritto all’obiezione di coscienza in campo medico e paramedico e a garantire la sua completa fruizione senza alcuna discriminazione o penalizzazione»; affermando che «il diritto all’obiezione di coscienza non può essere in nessun modo “bilanciato” con altri inesistenti diritti e rappresenta il simbolo, oltre che il diritto umano, della libertà nei confronti degli Stati e delle decisioni ingiuste e totalitarie».

Da marzo ad oggi le mozioni si sono moltiplicate. Alla prima firmata da Volontè ne sono seguite altre sei che aspettano di essere discusse alla Camera: 5 impegnano il governo a garantire il rispetto di entrambi i diritti; una – quella firmata dalla leghista Laura Molteni che sollecita tra le altre cose a «considerare come forza attiva anche il ruolo dei medici obiettori di coscienza all’interno dei presidi socio-sanitari dei consultori familiari» – unicamente a «promuovere la piena attuazione dei principi di diritto delineati nella raccomandazione del Consiglio d’Europa, definendo il diritto all’obiezione di coscienza in campo medico e infermieristico».

Di tutt’altro stampo quella firmata dalla radicale del Pd Farina Coscioni che, invitando il governo a «salvaguardare e regolamentare nell’ambito sanitario il diritto di sollevare obiezione di coscienza, quale espressione della libertà di pensiero, di coscienza e di religione, così come a garantire il diritto di ogni individuo di ricevere dallo Stato le cure mediche ed i trattamenti sanitari legali», sottolinea che nel nostro Paese «il fenomeno dell’obiezione di coscienza sta subendo una consolidata e costante dilatazione». «La relazione del Ministro della Salute presentata al Parlamento il 4 agosto 2011 – si legge nella mozione – dimostra che nel 2009, a livello nazionale, il 70,7% dei ginecologi è obiettore e che il trend è passato dal 58,7% del 2005 al 69,2% del 2006, al 70,5% del 2007, al 71,5% del 2008. Il dato nazionale degli anestesisti obiettori è anch’esso in costante aumento, passando dal 45,7% del 2005 al 51,7% del 2009. Il dato nazionale del personale non medico obiettore è passato dal 38,6% nel 2005 al 44,4% nel 2009». «In alcune realtà periferiche e del Mezzogiorno esistono aziende ospedaliere prive dei reparti di interruzione di gravidanza, dal momento che la quasi totalità di ginecologi, anestesisti, ostetrici ed infermieri solleva obiezione di coscienza, così creando, di fatto, le condizioni per forme di emigrazione sanitaria, ovvero il ricorso a cliniche private convenzionate e autorizzate o, peggio, verso pratiche clandestine, materializzando, in tal modo, le preoccupazioni espresse dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa circa un’inadeguata regolamentazione dell’obiezione di coscienza, soprattutto nei confronti delle donne economicamente più fragili o quelle che vivono nelle zone rurali». «Le stime – prosegue la mozione – prevedono che, nei prossimi anni, nel nostro Paese un rilevante numero di personale medico strutturato non obiettore andrà in pensione per raggiunti limiti di età, con la conseguenza che, in mancanza di un adeguato monitoraggio, il diritto di ogni donna alle cure sanitarie di cui ha diritto subirà un’inevitabile contrazione». Dati, quelli del Ministero, ricordati peraltro da tutte le mozioni tranne quelle presentate da Volontè e Molteni.

E mentre si aspetta di conoscere l’esito della discussione parlamentare, è partita il 6 giugno scorso, con diverse iniziative sparse per l’Italia e decine di realtà aderenti, la campagna “Il buon medico non obietta”, promossa dalla Consulta di Bioetica. (ingrid colanicchia)

Articolo tratto da
ADISTA
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Sabato 16 Giugno,2012 Ore: 16:14
 
 
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