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www.ildialogo.org LA PILLOLA DEI 5 GIORNI DOPO ARRIVA IN FARMACIA. E INFIAMMA LA POLEMICA,da Adista Notizie n. 14 del 14/04/2012

LA PILLOLA DEI 5 GIORNI DOPO ARRIVA IN FARMACIA. E INFIAMMA LA POLEMICA

da Adista Notizie n. 14 del 14/04/2012

36630. ROMA-ADISTA. Dal 2 aprile scorso anche in Italia, così come in altri 27 Paesi, è disponibile la pillola dei cinque giorni dopo. “EllaOne”, questo il nome commerciale del prodotto (il principio attivo è l’ulipristal acetato), è ora acquistabile in farmacia dietro presentazione di ricetta medica non ripetibile e dopo aver effettuato un test di gravidanza che dia risultato negativo (basato sul dosaggio dell’Hcg beta): il farmaco può essere assunto fino a 120 ore dal rapporto a rischio, non è mutuabile ed è venduto a 34,89 euro a confezione.

La pillola agisce sui recettori del progesterone (l’ormone che permette la creazione delle condizioni adatte alla fecondazione e all’annidamento dell’ovulo nella mucosa uterina, l’endometrio) impedendone l’azione: di fatto inibisce o ritarda l’ovulazione e modifica il processo di maturazione dell’endometrio.

Piena fiducia nelle valutazioni dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), che nel novembre scorso ha autorizzato la commercializzazione del prodotto come «contraccettivo d’emergenza», dal ministro della Salute, il cattolico Renato Balduzzi: «Credo che l’attenzione dell’Aifa sia stata molto forte e che ci siano stati approfondimenti e studi», ha dichiarato. «Se ne verranno rispettate le indicazioni, non ci sarà alcun pericolo per la salute».

Di ben altri pericoli che non quelli, eventuali, ai danni della salute delle donne, si preoccupa il quotidiano dei vescovi Avvenire. «La partita culturale, educativa e sociale della “pillola dei cinque giorni” – si legge nell’editoriale di Francesco Ognibene (31/3) – «riguarda anche chi la considera solo un “contraccettivo d’emergenza”, com’è stata catalogata dalla inesauribile vena creativa di certa burocrazia sanitaria. Nella diffusa ansia di risolvere questioni epocali imboccando la prima scorciatoia disponibile, come a voler chiudere alla svelta i conti con la coscienza», è reperibile, secondo Ognibene, «uno dei segni che contraddistinguono il nostro tempo: quando una domanda che incombe sulla collettività interessa territori sui quali ormai sono pubblicamente considerate plausibili molteplici opzioni, scatta l’ossessione della cultura dominante per la tolleranza e il rispetto dei valori altrui, quali che siano, nel nome di una neutralità etica che è la negazione stessa della vita in comune». Si cerca quindi, prosegue, «una soluzione che eviti lacerazioni e dissidi, delegando a ciascuno la scelta del comportamento da assumere al riparo da qualunque “interferenza”. Si lascia fare, basta che non disturbi. È l’illusione che dentro la società si debba creare una sorta di ambiente asettico, disinfettato accuratamente da qualsiasi assioma precostituito e valido per tutti».

Il profilo di EllaOne, afferma ancora Ognibene, «pare studiato apposta per sedurre la fragile fibra culturale e pedagogica della società liquida, strizzando l’occhio a una platea di consumatori giovani o giovanissimi. Lo fa con la sua promessa di allargare l’ombrello sopra la testa di chi non vuole saperne di associare l’idea della sessualità al suo possibile e naturalissimo orientamento procreativo. A forza di far sparire le cose e i loro nomi, si sta abituando la generazione dei più giovani a sostituire i desideri ai fatti». La pillola dei cinque giorni, conclude, è lì «a spegnere sul nascere ogni inquietudine che spinge a far tornare la consistenza del reale al posto dell’impostura delle sconfinate “libertà”».

Gli fa eco dalle stesse pagine Domenico Simeone, docente di Pedagogia all’Università Cattolica e presidente della Confederazione italiana consultori familiari di ispirazione cristiana, facendo leva sul pericolo di «banalizzare una decisione che invece è drammatica e dovrebbe richiedere capacità di pensiero e di valutazione»: «C’è il grave rischio – è l’opinione di Simeone – di espropriare la persona di una scelta che invece necessita di un forte senso di responsabilità e di consapevolezza».

E di mistificazione ha parlato, ai microfoni di Radio Vaticana (31/3), Lucio Romano, presidente di Scienza e Vita, che ha denunciato il pericolo di «presentare l’aborto come metodo contraccettivo».

Resta da vedere cosa stabilirà il Tribunale Amministrativo del Lazio investito della questione dal Movimento per la Vita che in gennaio ha presentato ricorso contro il via libera dell’Aifa. (ingrid colanicchia)

Articolo tratto da
ADISTA
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Marted́ 10 Aprile,2012 Ore: 17:03
 
 
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