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www.ildialogo.org GESUITA COLOMBIANO: IN ALCUNI CASI L’ABORTO Č LEGITTIMO,da Adista Notizie n. 91 del 10/12/2011

GESUITA COLOMBIANO: IN ALCUNI CASI L’ABORTO Č LEGITTIMO

da Adista Notizie n. 91 del 10/12/2011

Da Adista Notizie n. 91 del 10/12/2011

36432. BOGOTÀ-ADISTA. La vita umana è un bene da proteggere ma non un bene assoluto: «Per questo possiamo dire che l’aborto terapeutico è etico». Parole dirompenti considerato che a pronunciarle è stato p. Carlos Novoa, gesuita, teologo, ex decano dell’Università Pontificia Javeriana di Bogotà, dove tuttora insegna. E considerato che a sostegno della sua affermazione cita un pronunciamento del magistero pontificio: l’enciclica Evangelium vitae di Giovanni Paolo II.

In una lunga e articolata intervista al quotidiano colombiano El Espectador (15/10), p. Novoa cita testualmente Wojtyla: «“Le scelte contro la vita – fra le quali l’aborto, dico io –  nascono, talvolta, da situazioni difficili o addirittura drammatiche di profonda sofferenza, di solitudine, di totale mancanza di prospettive economiche, di depressione e di angoscia per il futuro. Tali circostanze possono attenuare anche notevolmente la responsabilità soggettiva e la conseguente colpevolezza di quanti compiono queste scelte in sé criminose”».

Nel mirino dell’intervento del gesuita la proposta di legge del Partito Conservatore che punta alla proibizione assoluta dell’aborto, anche nei tre casi per i quali la Corte Costituzionale nel 2006 ha stabilito la depenalizzazione: vale a dire stupro, malformazioni del feto e pericolo di vita della gestante. Una sentenza con la quale, ha commentato p. Novoa, «come sacerdote non sono d’accordo, ma che come cittadino penso sia rispettabile». «Che autorità morale hanno alcuni degli attuali parlamentari del Partito Conservatore per mettersi ad agitare questa bandiera?», si chiede: «Questi politici vogliono rifarsi una verginità e presentarsi come buoni cattolici e cristiani per arraffare voti, sulla pelle di molte donne». «Chiaramente – prosegue p. Novoa – la società civile ha il diritto di discutere e i cattolici il diritto di intervenire, anche se non con argomenti religiosi»: «Come sacerdote e allo stesso tempo come uomo di scienza, sintetizzerei la questione dicendo che stiamo mettendo l’accento sugli aspetti sbagliati». «Il problema dell’aborto non si risolve con il suo divieto o con l’incarcerazione. Non possiamo affrontare le implicazioni di questo dramma a casaccio, né possiamo assimilarlo a un omicidio commesso con premeditazione e cattiveria. Questa impostazione non trova sostegno nell’ottica dell’etica teologica, dell’etica filosofica né della giurisprudenza perché nella maggioranza dei casi l’aborto è un dramma che si consuma quando le donne non hanno altre alternative». «Perché invece di promuovere progetti punitivi non ci impegniamo in un programma nazionale di educazione sessuale? O non destiniamo sforzi e risorse per eliminare una delle grandi cause dell’aborto che è la povertà? Perché non attacchiamo le cause sociali che provocano 300mila aborti clandestini e 70 morti all’anno?».

P. Novoa non è favorevole all’aborto tout court: la sua posizione, ci tiene a sottolinearlo, è quella della Chiesa che «dice che c’è vita a partire dalla fusione dell’ovulo e dello spermatozoo», ma allo stesso tempo, prosegue, «non sono d’accordo con l’incarcerazione e la punizione delle donne che abortiscono». A maggior ragione nel caso di pericolo di vita per la madre: «Un campo molto delicato dell’etica che ha a che vedere con il bene morale più prezioso, quello della vita umana che bisogna tutelare in modo speciale. Ciononostante – prosegue – questo bene non è un bene assoluto». Tra la vita dell’embrione e quella della madre, conclude, «prima viene la vita di quest’ultima». Quanto al caso di stupro, p. Novoa riconosce alla donna di decidere «in ultima istanza» cosa deve fare: «Lo dice il Concilio e la Costituzione della Colombia».

Posizioni forti che non sono piaciute a tutti. In un lungo comunicato diffuso il 1.mo novembre, il presidente del Tribunale ecclesiastico nazionale, mons. Libardo Ramírez Gómez, contesta punto per punto l’intervista di Novoa. Il cosiddetto aborto terapeutico, scrive, è accettabile, ma solo nella situazione estrema di pericolo per la vita della madre o per quella sua e dell’embrione. Non è il caso di «un presunto stupro, che può essere falsamente affermato», o di generiche «“difficoltà” della madre che possono essere esagerate, o di un bambino con malformazioni, che possono essere curate o corrette prima di sentenziare la pena di morte, alla maniera di Hitler con i disabili. Tutto ciò, che è quanto avviene nella maggior parte dei casi, non si può equiparare a quelle “situazioni limite” in cui ci si rimette alla coscienza della madre».

Di diverso avviso il rettore della Pontificia Università in cui insegna p. Novoa, p. Joaquín Emilio Sánchez García, che in un’intervista ad Aciprensa (24/11), contesta, come p. Novoa, il testo legislativo in discussione, perché «la penalizzazione dell’aborto non è utile alle persone che sono incorse in questo errore, chiamiamolo così, in questo delitto». (ingrid colanicchia)

Articolo tratto da
ADISTA
La redazione di ADISTA si trova in via Acciaioli n.7 - 00186 Roma Telefono +39 06 686.86.92 +39 06 688.019.24 Fax +39 06 686.58.98 E-mail info@adista.it Sito www.adista.it



Martedě 06 Dicembre,2011 Ore: 20:34
 
 
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