- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (246) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Quel che non sappiamo e che faremmo molto bene a sapere sui trapianti di organi.,di Roberto Fantini

Quel che non sappiamo e che faremmo molto bene a sapere sui trapianti di organi.

di Roberto Fantini

Conversazione con Rita Pennarola, autrice di “Ultimi. Inchiesta sui confini della vita.”


Ringraziamo l'amico Roberto Fantini per averci segnato questa sua intervista pubblicata sul sito:  www.flipnews.org

 Sabato 01 Ottobre 2011 22:32

Rita PennarolaRita Pennarola

Il tema dei trapianti e delle questioni etiche e scientifiche collegate a tale pratica non gode di grande attenzione nel mondo dell’informazione del nostro Paese. Ci si limita, perlopiù, a lamentare il calo dei “donatori” di organi, ad invocare maggiore solidarietà e ad esaltare il gesto di chi dona (gli organi altrui) come esempio di nobilissima virtù civile. Qualche mese fa, ho avuto la fortuna di imbattermi in un libro di Rita Pennarola, spregiudicato e originale, capace di offrire (finalmente) un quadro correttamente e preziosamente problematico della questione(http://www.flipnews.org/flipnews/index.php?option=com_k2&view=item&id=3792:quello-che-non-sappiamo-sui-trapianti-di-organi&Itemid=76).

Dalla volontà di sapere e di capire di più e meglio è nata, ora, la seguente conversazione con l’autrice.

-    Già con il tuo bellissimo Ultimi dello scorso anno (Tullio Pironti editore) hai affrontato con grande incisività il problema dei trapianti, sollevando dubbi ed esprimendo forti perplessità in merito alla rappresentazione dominante della questione. Ora, poi, con uno sconcertante articolo, apparso sul numero di settembre de La Voce delle Voci (Uno squarto dal ponte http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=442), continui ad aggiungere dubbi a dubbi, investendo sempre più la pratica degli espianti-trapianti con una luce assai cupa, certamente ben diversa dall’immagine iperpositiva con tanta cura costruita a livello medico-politico-mediatico. Cosa ti spinge a continuare ad occuparti con tanto insistenza di questa problematica?

La logica della “aziendalizzazione spinta”, che governa il mondo della sanità, è quanto di più disumano si possa concepire. Ce ne accorgiamo quando tocca a noi, a qualcuno della nostra famiglia. O quando, da giornalisti, scegliamo di stare al fianco dei gruppi spontanei di vittime (o familiari di vittime) della malasanità. Mi sono accostata a questo mondo fatto di dolore, rabbia e impotenza, lavorando per anni in sostegno di un’associazione fondata a Napoli (cui si sono aggiunte nel tempo famiglie di tutta Italia) allo scopo di battersi e testimoniare contro la malagiustizia nei processi per colpa medica. E’ stato quasi automatico, insieme a loro, scoprire che quella sui trapianti è l’unica legge italiana che contiene, fin nella nella sua formulazione, una menzogna: parla infatti di prelievo degli organi “da cadavere”, mentre è ormai noto che si tratta di ammalati gravi. La legge numero 91 del 1 aprile 1999, quella che ancor oggi regola tutta la materia dei trapianti, fin dalla sua apertura si rifà apertamente ad una norma del 1993 (la n. 578) con la quale si definiva la cosiddetta “morte cerebrale”. Entrambe parlano di prelievo di organi da cadavere. Ne è scaturito che, in tutta la successiva propaganda, anche in quella delle aziende sanitarie ed ospedaliere, è stato adottato lo stesso termine di “cadavere” per convincere la popolazione “a donare”. Nessuno – tranne i familiari, quando si trovano in quella allucinante situazione – si è mai domandato perché un ammalato in gravi condizioni debba essere considerato un cadavere. Peraltro, la legge pone dei paletti, manifestando così la malafede del legislatore: non è consentito seppellirlo, ma si è autorizzati ad anestetizzarlo ed operarlo per prelevare i suoi organi.  Ci si raccomanda poi che, dopo il prelievo, venga ricomposto con cura.

Ma la condizione di "morte cerebrale" non ci dà la certezza oggettiva della fine irreversibile di una esistenza umana? 
La prova scientifica della “morte cerebrale” è assai controversa in seno alla comunità scientifica internazionale. Si tratta di una fra le tante acquisizioni che mostrano come la medicina non sia – né debba essere – una scienza esatta. Ciò detto, nel mio libro ricordo che è stato lo stesso Ignazio Marino (notissimo chirurgo dei trapianti), nel corso del congresso di Viareggio dell’estate 2009, il primo firmatario di una dichiarazione ufficiale sulla necessità di “rivedere i criteri per la dichiarazione di morte cerebrale”. Con Marino hanno firmato scienziati provenienti da tutto il mondo. Ma di quella dichiarazione si è parlato sui giornali solo nei giorni successivi. Poi più nulla.  Da allora, negli ospedali si continua a dichiarare “morti cerebrali” seguendo criteri (ed anche apparecchiature) che i massimi scienziati ritengono inadeguati.

-    Come ti spieghi l’assenza pressoché totale di dibattito intorno al problema della “morte cerebrale”, anche in questo periodo in cui spesso ci troviamo a discutere di diritti del malato, di testamento biologico, ecc?

Quasi mai i dibattiti sorgono spontaneamente. La comunicazione, la propaganda e i flussi mediatici, sapientemente orientati da interessi economici enormi (vedi quelli delle multinazionali del farmaco, azioniste dei principali media mondiali) orientano il pensiero degli abitanti della terra secondo le proprie convenienze, in primis attraverso la tv, che raggiunge ormai tutti i centri abitati, ma anche i più sperduti villaggi. I dibattiti, perciò, sono ovunque sapientemente eterodiretti e programmati a tavolino. Fanno eccezione, naturalmente, i piccoli gruppi, ristretti al massimo a poche centinaia di persone. Questa libertà, finora, ci è ancora concessa. Ma, ovviamente, non ha alcuna influenza sul “pensiero dominante”.

-    Perché, poi, la Chiesa cattolica, sempre pronta a proclamare e a difendere il proprio diritto-dovere di “guardiana suprema” delle fasi prime e ultime dell’esistenza umana, avrebbe rinunciato ad assumere una sua autonoma posizione, scegliendo, in pratica (pur non mancando al suo interno interessanti e autorevoli voci fuori dal coro), di allinearsi su quelle imposte dal potere medico-politico?

I recenti casi di cronaca riguardanti, da ultimo, il colosso sanitario San Raffaele e il suo fondatore don Verzé, hanno mostrato con chiarezza che esiste una parte consistente della chiesa cattolica orientata unicamente alla logica del business. A questa parte della comunità religiosa, che ha decisamente smarrito qualsiasi spiritualità, se ne contrappone un’altra, certamente silente, ma non per questo meno affollata e ricca di slanci. Questa seconda parte è però quella che non fa notizia, se non per le bandiere colorate della pace che srotola lungo le marce. Ed è tuttavia, anche questa parte, quasi sempre disinformata sui temi a cavallo fra scienza ed etica. Si è voluto costringere nel solito ghetto della contrapposizione fra “destra” e “sinistra” una serie di temi (i trapianti, l’aborto, ma non solo) che nulla hanno di politico. Genetica e biologia non sono appannaggio di nessun partito. Sono scienze regolate da leggi molto al di sopra di noi, nel senso che le conosciamo pochissimo. E, proprio per questo, dovremmo rispettarle, non manipolarle per fare business.

-    Nel tuo ultimo articolo, parli a lungo di Rocco Maruotti, chirurgo di fama internazionale,  membro attivo dell’associazione Science and Democracy, secondo il quale il donatore di organi verrebbe, in pratica,  condannato ad una tripla morte. Mi puoi spiegare meglio cosa abbia voluto intendere?

Intanto vorrei invitare tutti coloro che ci leggono a frequentare il sito internet www.dmi.unipg.it/~mamone/sci-dem/scidem.htm, che riporta i contributi di quei ricercatori presenti in tutto il mondo per affermare una scienza non condizionata dal potere dei colossi economici. Di questo gruppo fa parte Rocco Maruotti. La sua è un’esperienza drammaticamente unica. Qualche giornalista aveva cercato, in passato, di raccontare cosa prova un medico quando “passa dall’altra parte”, nei panni del malato. Il chirurgo di fama Maruotti, con anni di brillante carriera a Pittsburgh, lo ha vissuto con il proprio figlio e lo ha raccontato durante il congresso internazionale di S&D lo scorso aprile. Si muore tre volte: la prima perché si cala sull’ammalato la sentenza di “morto cerebrale”, mentre respira e il suo cuore batte; la seconda quando viene squartato sul tavolo operatorio; la terza quando si ricompone il cadavere. E a quel punto è davvero morto.

-    E’ vero quello che spesso si sente dire a proposito della mancanza di medici donatori di organi?

Qui la letteratura dovrebbe essere ancor più ampia ed articolata, ma manca del tutto. In realtà non solo non esistono medici donatori di organi, ma nemmeno donatori di sangue. Inoltre, i camici bianchi sono la categoria che, statisticamente, si sottopone con minor frequenza a qualsiasi tipo di intervento chirurgico. In Germania e Svizzera gruppi di medici dissidenti rispetto al Sistema dominante hanno cominciato a pubblicare alcune statistiche che documentano questo quadro. Pubblicazioni che da noi sono circolate quasi clandestinamente. Sto cercando di mettere insieme alcuni collaboratori per realizzare una ricerca di questo tipo a livello italiano e farne un libro. Vedremo se sarà possibile arrivare fino in fondo.

Pubblicato in HUMAN RIGHTS

Roberto Fantini



Lunedě 03 Ottobre,2011 Ore: 14:34
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Etica

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info