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www.ildialogo.org Tra Italia e Germania le contraddizioni della chiesa cattolica,di Ermanno Genre, docente di teologia pratica alla Facoltà valdese di teologia

Fine vita.
Tra Italia e Germania le contraddizioni della chiesa cattolica

di Ermanno Genre, docente di teologia pratica alla Facoltà valdese di teologia

Si apre alla Camera la discussione sulle dichiarazioni anticipate di trattamento e nessuno sa come andrà a finire. Una cosa però è certa: meglio nessuna legge che la vergogna di un testo anticostituzionale e sgrammaticato come quello votato in Senato. Mi domando però: chi ha interesse, in Italia, a impedire ad un cittadino italiano di esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione quando è in questione la sua vita? E’ forse la Chiesa cattolica romana?

All’interrogativo si dovrebbe rispondere di no, ricordando, per esempio, la posizione assunta in Germania dalla Chiesa cattolica che questo diritto ha riconosciuto insieme alla Chiesa evangelica tedesca sin dal 1999 con una dichiarazione comune. Le due Chiese hanno portato avanti insieme, e con il concorso di altri soggetti, un processo di coscientizzazione sui problemi di fine vita che ha investito l’opinione pubblica tedesca e che si è poi concretizzato, nel giugno 2009, con la legge approvata dal Bundestag che, dopo un lungo iter parlamentare, ha regolato le Disposizioni del paziente sul fine vita (Legge sulla modifica del diritto all’assistenza, entrata in vigore il 1° settembre 2009). Le due chiese avrebbero certamente formulato diversamente il testo approvato dal Bundestag dopo un lungo e contrastato dibattito (317 favorevoli, 233 contrari e 5 astenuti) – e lo hanno fatto presente pubblicamente, sostenendo che nella legge approvata non vi è il giusto equilibrio tra autodeterminazione e presa in carico del paziente (la Chiesa evangelica), e che vi è un’eccessiva enfatizzazione dell’autodeterminazione del paziente (la Chiesa cattolica) - tuttavia entrambe le chiese hanno rispettato le scelte del Parlamento tedesco perché in Germania la laicità è principio riconosciuto da tutti, anche dalla Chiesa cattolica.

In seguito alla modifica della legge, le due chiese hanno quindi riformulato il testo del 1999 (ristampato nel 2003 con poche varianti, distribuito in oltre 3 milioni di copie!) e il 26 gennaio 2011 hanno presentato le Disposizioni del paziente cristiano, un nuovo opuscolo di 46 pagine contenente anche un nuovo modulo per le dichiarazioni del paziente. La novità maggiore del nuovo testo consiste indubbiamente nelle “disposizioni integrative” che ognuno può ora redigere in aggiunta al testo precedente e che sono definite, a seconda del tipo, di “eutanasia passiva” o di “eutanasia indiretta”. Anche i vescovi cattolici tedeschi hanno accolto la possibilità che il paziente rinunci a tutti i trattamenti salvavita, ivi compresa la nutrizione artificiale e la graduale riduzione dell’idratazione artificiale nel caso dovesse sopraggiungere una malattia letale.

Ritorna allora la domanda iniziale: quale interesse anima la Chiesa cattolica in Italia nell’ostacolare l'esercizio della libertà di coscienza? Sono tutti “senza coscienza” i cattolici italiani, sacerdoti e vescovi, per non dire della maggioranza della popolazione italiana (così risulta dalle indagini condotte), che si sono dichiarati a favore dell’esercizio della libertà di coscienza sulle cure di fine vita? Perché in Italia il cardinale Bagnasco considera “trattamento di sostegno vitale” ciò che invece in Germania (e nel mondo) la Conferenza episcopale tedesca considera “cura” senza imporre nulla alla libera coscienza della persona? (nev-notizie evangeliche 10/11).

Ermanno Genre

docente di teologia pratica alla Facoltà valdese di teologia



Giovedì 10 Marzo,2011 Ore: 16:01
 
 
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