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www.ildialogo.org Elezioni USA: l’elezione di Donald Trump è la fine dell’Occidente,di Jakob Augstein

Elezioni USA: l’elezione di Donald Trump è la fine dell’Occidente

di Jakob Augstein

Traduzione di Josè F. Padova


Anche i tedeschi non l'hanno presa troppo bene.
Quanto a noi, dopo 20 anni di Berlusca...
Der Spiegel, 10 novembre 2016
Elezioni USA: l’elezione di Donald Trump è la fine dell’Occidente
La vittoria di Donald Trump significa la fine dell’Occidente. L’era del liberalismo è tramontata. Al potere arriva un nuovo fascismo. Che lo vogliano o no: i tedeschi dovranno trovare la loro salvezza entro i confini della nazione.
Una rubrica di Jakob Augstein
Anche il giorno dopo le elezioni negli USA il sole è sorto.
Il prossimo cambio di amministrazione alla Casa Bianca non ha riferimenti cosmici.
Ma appena al disotto la decisione americana è una scossa alla nostra realtà. Il nostro vocabolari è diventato fragile: “democrazia”, “elezioni”, “libertà” – e “occidente”. Questo ultimo concetto innanzitutto si squaglia. L’elezione di Donald Trump è la fine dell’Occidente.
Mercoledì Angela Merkel ha elencato i valori cui l’Occidente si riferisce: democrazia, libertà, rispetto per i diritti e la dignità delle persone, indipendentemente da origine, colore della pelle, religione, sesso, orientamento sessuale o posizione politica. “Sulla base di questi valori”, ha detto Merkel, “offro al futuro presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump una stretta collaborazione”. nessun Cancelliere tedesco ha mai parlato così con un Presidente americano. Ma un presidente come Trump non c’era mai stato. Infatti Trmps non è un democratico. È un fascista.
La vittoria di Trump è l’ultima prova che la democrazia liberale si trova in una crisi esistenziale, che minaccia di sconfitta la lotta col capitalismo.
Questo risultati non era stato previsto. Infatti rompe il quadro. E coloro che sono responsabili delle previsioni vivono in questo quadro. Un buon esempio è l’editore di “Zeit”, Josef Joffe. In gennaio scriveva: “Una cosa soltanto si può profetare oggi, senza garanzia: Donald Trump, il front runner dei republbicani, al quale i sondaggi hanno personato tutto, non diventerà il 45° presidente”. Gente come Joffe non poteva immaginarsi che gli elettori agiscono contro quello che generalmente è ritenuto raziocinio. Questa mancanza sia di fantasia, sia anche di memoria storica, è sbalorditiva.
Il linguaggio di Trump, la sua acconciatura, il suo gestire, tutto l’uomo – una figura ridicola
Come può essere che commentatori intelligenti abbiano dimenticato l’oscura forza che si cela nel fascismo? Il linguaggio di Trump, la sua acconciatura, il suo gestire, tutto l’uomo – una figura ridicola. Ma chi guarda le fotografie di Benito Mussolini riterrà anche lui una figura ridicola. Del “Führer” niente da dire. L’arroganza di chi si è affermato è in sé un sintomo. Moltissimi giornalisti e politici hanno dato per certo che le forze del capitalismo negli ultimi trent’anni hanno continuamente eroso la democrazia. Moltissimi hanno preso partito e si sono messi dalla parte del vincitore. Non hanno udito il brontolio crescente dei perdenti.
Il britannico “Economist” ha appena annunciato che un quarto degli americani USA nati dopo il 1980 non crede più che la democrazia sia una forma di Stato valida. Ci si rallegra per la maggioranza del 75 percento che ancora crede nella democrazia – nonostante non la conoscano proprio.
L’America è da tempo uno Stato oligarchico.
Dopo il fallimento della democrazia liberale fiorisce per noi un’epoca autoritaria
Da oltre vent’anni negli Stati occidentali l’ineguaglianza sociale, nonostante libere elezioni, aumenta sempre più adesso esperimentiamo una vera rivoluzione. Chi vi si dedica aspetta risposte, che non ha trovato nei liberali e della quali non crede capace la sinistra. Non ci si dovrebbe aspettare alcuna assunzione di responsabilità da chi è privo di potere se chi il potere ce l’ha si comporta irresponsabilmente. Dopo il fallimento della democrazia liberale fiorisce per noi un’epoca autoritaria. Trump, Putin, Erdogan, Netanyahu, presto Le Pen – tutti costoro si intenderanno bene fra loro.
Ma anch’essi non sono proprio dalla parte dei dipendenti. Bensì dalla parte di quelli che concedono loro il potere. Donald Trump aveva a Wall Street meno sostenitori di Hillary Clinton. Ma oserà mettersi contro all’establishment americano della finanza?
Niente di ciò che finora si sa di quest’uomo permette una simile speranza. Fra i suoi sostenitori non c’erano i superricchi Fratelli Koch. Ma invece il superricco Sheldon Adelson.
Trump ha annunciato che sotto la sua presidenza gli USA si terranno fuori dalle risse del mondo. Questo sarebbe almeno un progresso. Il mondo non è diventato un posto migliore in seguito agli interventi dei suoi predecessori. Nel Vicino Oriente gli USA hanno scatenato un caos. Da tempo sono visibili i limiti del potere americano nei confronti della Cina. Il sarcasmo, col quale a suo tempo Obama ha definito la Russia come “potenza regionale”, potrebbe presto ricadere sugli USA. Questo Paese (USA) non potrà più garantire ordine globale, se mai ce n’è stato.
Quando la Cancelliera ha ricordato al prossimo presidente USA i valori occidentali, in verità ha posto condizioni. Secondo quello che di lui si sa, Trump non può soddisfarle. Da qui la conclusione che gli europei, di fronte alla follia americana, dovrebbero stringersi fra loro più strettamente. Ma questo è ingenuo. L’Europa si prende cura della sua stessa follia. I britannici con la loro decisione per la Brexit hanno anticipato l’elezione di Trump. La sua vittoria procurerà nuova forza ai populisti di destra dell’Austria e della Francia. La crisi del liberalismo ha in pugno l’Europa da tempo. L’Europa non ci salverà – la domanda adesso è quanta Europa potremmo salvare.
In modi che noi oggi non siamo in grado ancora di immaginarci, noi tedeschi saremo presto responsabili di noi stessi. È un paradosso: la corta epoca della globalizzazione sbocca in un ritorno al Vicino, alla Patria, alla Nazione. Che ci resta, se no?



Venerdì 11 Novembre,2016 Ore: 18:24
 
 
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