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www.ildialogo.org L’immagine dei tedeschi: Siamo di nuovo quelli che…,di Stefan Ulrich

L’immagine dei tedeschi: Siamo di nuovo quelli che…

di Stefan Ulrich

Chi semina vento....
JFPadova
Sueddeutsche Zeitung online  - 17 luglio 2015
L’immagine dei tedeschi
Siamo di nuovo quelli che…
Stefan Ulrich
(Traduzione dal tedesco di José F. Padova)
Per ora, dall’ultimo salvataggio della Grecia in poi, il refrain del “brutto tedesco” torna alla ribalta – soprattutto in Francia, Italia e Spagna. Una ricerca sugli amici del Sud. Amici?
Si tratta soltanto di una scena di quotidianità, eppure ha fatto inorridire Gian Enrico Rusconi. Un paio di giorni fa, nella sua città natale, Torino, Rusconi è andato in un locale per mangiare una pizza e bere un bicchiere di vino. Naturalmente la televisione era accesa e quando iniziarono le ultime notizie ovviamente si arrivò alla Grecia. Presto apparve sullo schermo una signora biondo scuro dal colorito chiaro e con un sorriso parsimonioso. «Allora molta gente dai tavoli vicini si mise a gridare», racconta Rusconi, «spegnete la televisione! Non ne possiamo più di vedere la Merkel!».
Rusconi non riesce più a togliersi dalla testa la scena. La interpreta come una indicazione dei fantasmi che sembravano essere scomparsi ma che adesso emergono nuovamente, in Italia e negli altri Paesi mediterranei dell’Europa: la paura della Germania, il cliché dei “cattivi tedeschi”. «Mi occupo da decenni della Germania», dice il 78enne professore, che ha qui la fama di saggio e di esperto di Scienze politiche italiane. «Ma in Italia tanto odio e sospetto nei confronti dei tedeschi non li ho mai avvertiti».
“Italia e Germania” affezionate sorelle, come mostra un quadro di Friedrich Overbeck del 19. Secolo? “Tempi passati”.
In Europa ancora poco tempo fa la Germania passava come esemplare. In Francia l’ex presidente Nicolas Sarkozy non si stancava di presentare ai suoi connazionali il “modèle allemand”, con la sua robusta economia, le finanze sane, la pace sociale. Tanto positiva era l’immagine della Repubblica Federale che il costruttore automobilistico Renault nelle sue pubblicità francesi inserì, per esempio, “Isch bin ein Berliner” [ndt.: si riferisce alla famosa frase di Kennedy pronunciata a Berlino]. I giovani delle città di Roma, Barcellona o Parigi, nettamente più belle, andavano matti per Berlino, come se fosse la nuova New York. I più anziani si stupivano per una squadra nazionale di calcio tedesca, che era diventata tanto multicolore quanto quella della Francia. La Germania, nella percezione di molti europei, non soltanto aveva allontanato la ragnatela del periodo nazista, ma anche la sua immagine di Paese-modello, con un deficit di sensibilità, tecnocratico, pieno di borghesucci antipatici.
A Roma la gente siede nei caffè. La musica qui suona così: “I tedeschi non possono fare altro”
Cool Germania. E adesso questo: in Italia ha avuto successo il pubblicista Vittorio Feltri con il libro “Il Quarto Reich. Come la Germania ha assoggettato l’Europa”. Il deputato Gianluca Vacca, del Movimento 5 Stelle, politicamente di molto successo, trova che: «La Germania, come durante la dominazione nazista, vuole la rovina di interi popoli». La Cancelliera Angela Merkel e il suo ministro delle Finanze Wolgang Schäuble dovrebbero essere giudicati in Tribunale per “crimini contro l’umanità”. In Spagna quasi tutta la stampa si agita per la durezza tedesca contro la Grecia che vive di stenti. In Francia il musicista e regista Jean-Jacques Birgé sul suo blog incita al boicottaggio dei prodotti tedeschi. Jean-Christophe Cambadélis, il capo del partito socialista di governo, giovedì ha reso pubblica una lettera aperta alla sua “cara amica”, la Germania, nella quale avverte: se la Repubblica Federale non mostrasse alcuna solidarietà verso l’Europa, il Continente scivolerebbe verso uno spaventoso referendum – “per o contro la Germania”.
Sono impeti momentanei? Esagerazioni causate dallo stress della crisi, che molto presto svaniscono? Oppure sono proprio segnali che la Germania ricade nel ruolo, evitato per decenni, dell’egemone temuto e isolato al centro dell’Europa? La ricerca di risposte porta ad un portinaio a Roma, a uno studioso della Sorbona a Parigi e a un Presidente di parlamento a Bruxelles e Strasburgo.
«Molti italiani odiano la Germania perché tiene sotto pressione la Grecia in questo modo». Per Gaetano Coppola è sgradevole dire questa cosa. Egli stesso ha comprensione per la posizione di Berlino tesa a obbligare Atene alle riforme. «Tuttavia quasi tutti i miei amici in Italia meridionale vedono la cosa diversamente. Si sentono vicini ai greci perché vivono in una povertà molto simile alla loro. Quando alla televisione vedono la miseria dei greci e di seguito le pretese dei tedeschi diventano furenti. Soprattutto i giovani».
Coppola è portinaio, “Hausmeister”, in un isolato ombreggiato da pini del quartiere benestante romano Aurelio, sopra al vaticano. Anche qui la crisi striscia fin dentro alle famiglie borghesi, i giovani oltre la trentina vivono spesso con i genitori, perché non possono permettersi un’abitazione propria. Coppola conosce ciò di cui la gente qui parla, da Danilo, il parrucchiere all’angolo, nel bar lì vicino o all’edicola, il “Zeitungsstand”. «Discutono della crisi. La maggior parte sta con la Grecia. Trovano che: i greci sono in miseria, ai tedeschi le cose vanno bene. Così si aspettano che i tedeschi aiutino i greci».
Giù in città, in un palazzo presso via degli Uffici del Vicario, Laura Garavini se ne sta nel suo piccolo ufficio di deputata, arredato parsimoniosamente, che nulla lascia vedere del lusso che gli italiani rinfacciano volentieri ai loro onorevoli. La giovane politica del Partito Democratico del premier Matteo Renzi conferma su larga base ciò che Gaetano Coppola osserva nel suo piccolo: «I toni antitedeschi hanno assunto una nuova qualità. Anche i giornali della sinistra liberale rimproverano alla Germania di aver umiliato la Grecia». I paragoni con i nazisti si sprecano. Al bar, davanti a un caffè, si sente la gente imprecare: «I tedeschi semplicemente non possono fare altro». Per sottomettere l’Europa adesso invece della Wehrmacht impiegano l’euro. E viene il peggio: a Roma i partiti dell’opposizione aizzano gli umori antitedeschi e antieuropei. Un tempo l’Italia è stata un Paese amico dell’Europa. «Tutto questo si è affievolito in modo incredibile». Se Renzi difendesse l’Europa e la Germania sarebbe attaccato contemporaneamente dalla Lega Nord, dalla Forza Italia di Silvio Berlusconi e dalla sinistra radicale.
Come ha potuto lo stato d’animo ribaltarsi in modo tale, contro Berlino, contro Bruxelles? Garavini, che dirige il gruppo dei parlamentari tedeschi-italiani, dice: «La Germania sta per l’Europa, e l’Europa sta per l’austerità, per la politica di stretto risparmio». Gli italiani hanno avvertito le relative conseguenze in modo particolarmente doloroso, perché negli anni sotto Berlusconi hanno mancato di realizzare riforme. Per riguadagnare gli italiani la Germania dovrebbe cambiare la sua politica: solidarietà, riduzione del debito, aiuti per la crescita – queste sono le richieste che Garavini condivide con molte persone dei Paesi mediterranei.
Perfino in Spagna, che non ha conosciuto i tedeschi come occupanti, ma soltanto come turisti, cresce il rancore. Molti spagnoli, che dopo la dittatura di Franco si sono conquistati a fatica il loro posto nell’Europa unita, si sentono di nuovo spinti ai margini dalla crisi e dalla politica del risparmio. Certamente le emozioni non ribollono così violente come in Italia, i vacanzieri tedeschi per lo più non sono coinvolti nella frustrazione. Eppure avanza il sentimento che la Germania non consideri la Spagna all’altezza. Il governo sotto il premier conservatore Mariano Rajoy, che finora si è mosso nella crisi al fianco di Angela Merkel, è punito nei sondaggi. Molti spagnoli considerano l’accordo sulla questione greca come un diktàt tedesco. A Berlino circola la preoccupazione che alle elezioni parlamentari spagnole del prossimo novembre a Madrid il partito della protesta Podemos giunga al potere alla testa di una coalizione di sinistra. Podemos significa “Noi possiamo” e significa “Noi possiamo anche in altro modo”.
Il tedesco è preferito come lingua straniera. Il motivo: simpatia o no, lì c’è lavoro. Qui la Spagna potrebbe essere ancora recuperata dalla Germania. Il massiccio rifiuto, che si avverte in Italia e che secondo il professor Rusconi marca i semplici cittadini per strada come anche gli artisti e gli intellettuali, qui non si è ancora radicato in simile misura. In molti sondaggi molti spagnoli si dichiarano a favore dell’Europa. Ma essi reagiscono con irritazione alla mancanza di rispetto, autentica o presunta. Così il giornalista catalano Enric Juniana si appella ai tedeschi: «Noi accettiamo i tempi duri – ma non umiliateci». Il filosofo Cesar Rendueles la scorsa settimana, all’Istituto Cervantes a Monaco, ha auspicato che i tedeschi percepiscano i nuovi movimenti politici alla sinistra nell’Europa meridionale non come una minaccia, ma come una chance.
Questo suona più conciliante di alcune altre posizioni dal Sud, quasi come un’offerta di pace. Nella Dachauer Strasse [ndt.: Via per Dachau!] a Monaco ha sede un’organizzazione che registra con precisione le oscillazioni dell’immagine della Germania e cerca di contrastare la rinascita di vecchi cliché. Compito del Goethe Institut è quello di diffondere in tutto il mondo una diversa immagine della Germania.
(…) Le ali estreme, destra e sinistra, sono sempre d’accordo su questo: Colpevoli sono i tedeschi
In Francia, che si presenta volentieri come il Paese della razionalità, si vedono le cose effettivamente in modo più pacato che in Italia. I francesi non capiscono sempre la politica europea dei tedeschi, ma si si sono abituati ad accettare la Germania come una specie di inevitabile amico. L’austerità e la gretta politica del risparmio non godono di buona fama in Francia, dove è preferito lo Stato che si preoccupa dei cittadini. Molti francesi trovano “estremamente duro” il comportamento della Germania nei confronti della Grecia. Il Front National, destra radicale, e la Sinistra radicale approfittano per formare opinione pubblica e guadagnare voti. (…) La gente si aspetta che la Ricca Germania si comporti oggi come la ricca America negli anni ’50: dovrebbe aiutare gli europei più poveri e come una locomotiva guidare l’Europa fuori dalla congiuntura. L’attuale politica di bilancio tedesca è proprio il contrario. (…) In Francia domina lo scetticismo, perfino l’ostilità, contro la grettezza tedesca. Il premier Manuel Valls, che ha difeso la Germania, è stato messo in minoranza nel suo Partito Socialista. Questo destino potrebbe anche toccare presto al premier italiano Renzi. Un esito per niente buono, per il Governo Federale: chi in Europa latina si mette al suo fianco cade nella necessità di dare spiegazioni. Ciò non deve essere considerato un bene.
(…) «Il quadro degli odiosi tedeschi purtroppo è ancora attuale», si dice a Parigi. Tedeschi, mostrate più rispetto, chiedono molti spagnoli. E l’Italia? L’antico Paese del desiderio dei tedeschi, dove adesso fioriscono i pregiudizi? [ndt.: è citato Goethe: “Das Land wo die Zitronen blühen”, il Paese dove fioriscono i limoni]. Qui il danno è al massimo. «Chi ha ancora voglia di cedere sovranità all’Europa di Schäuble, per sentire giorni dopo che il Colosseo o i Champs Élisées sono sotto pignoramento?», prende in giro il giornale La Repubblica.
Eppure c’è ancora speranza. «Recentemente abbiamo visto in televisione che una nave tedesca ha preso a bordo naufraghi nel Mediterraneo», dice il professor Rusconi. «Ciò ci ha toccato. La Germania dovrebbe mostra più spesso questa compassione».
Articolo pubblicato da La Repubblica il 19 luglio 2015
Margarethe von Trotta: “Troppi pregiudizi influenzano i tedeschi Ora cresce il rischio del nazionalismo”
Margarethe von Trotta. Protagonista della rinascita del cinema in Germania, la regista legge il cambiamento del suo Paese: profondamente cambiato il senso di solidarietà
ROMA . «Dopo certe dichiarazioni di Schaeuble un’amica mi ha detto “mi vergogno di essere tedesca” e sono tanti che pensano come lei. Con tutta la nostra storia il fatto di essere così arroganti, così crudeli, così privi di umanità nei confronti dell’infelicità degli altri mi sembra davvero terribile. Siamo andati indietro di oltre trent’anni, nel ’68, poi negli anni Settanta e Ottanta siamo stati molto coscienti di quello che avevamo fatto nel passato. Ho l’impressione che dopo aver vinto i campionati del mondo la Germania sia sentita di nuovo forre e potente e i tedeschi di colpo abbiano riscoperto il nazionalismo», dice Margarethe von Trotta, una delle personalità che ha partecipato alla rinascita del cinema tedesco e che con i suoi film ha cercato spesso di fare i conti con il passato. Anche se da anni vive a Parigi non ha mai smesso di seguire la realtà del suo paese e sulla Grecia ha opinioni molto chiare.
«Dopo che il nazismo ha occupato la Grecia e ha portato via le sue ricchezze, la Germania dovrebbe stare più zitta e avere più pudore prima di fare certe affermazioni. Una colpa non si cancella anche se sono passati 70 anni. E’ vero che la situazione è molto delicata, perché avendo l’economia più forte, i tedeschi sono spinti anche dagli altri paesi ad assumersi la responsabilità, se non lo fanno sono criticati, se lo fanno si ricomincia a parlare di nazismo».
Secondo lei che idea hanno i cittadini tedeschi della Grecia?
«Ci sono pregiudizi che vengono da lontano. Perché nel dopoguerra, negli anni Cinquanta, abbiamo avuto il cosiddetto miracolo economico? Da una parte c’è stato l’aiuto degli americani per paura del comunismo, ma dall’altra parte i tedeschi hanno lavorato tantissimo, hanno impegnato nel lavoro tutte le loro energie, sia per non pensare alle colpe del passato sia con l’idea che il lavoro poteva aiutarli a recuperare dignità e innocenza. Il lavoro è diventato un valore assoluto, radicato nella mentalità ed è inconcepibile per loro che altri popoli, i greci ma anche molti popoli del sud, non abbiano lo stesso concetto del lavoro. Li considerano pigri, in qualche modo colpevoli dei loro problemi. Diverso è l’atteggiamento davanti a una catastrofe naturale. Per il terremoto in Nepal o un’alluvione in qualche parte del mondo i tedeschi diventano generosi, pronti a dare soldi, sensibili alle sfortune degli altri. Li considerano innocenti. Per i greci l’impressione è che sia colpa loro se si ritrovano in questa situazione. Naturalmente dipende anche dalla cattiva informazione».
In che senso?
«Anche Peter Schneider dice che la Merkel e tutti i suoi politici non spiegano al popolo qual è la vera situazione. D’altra parte non devo spiegare chi comanda in Germania, la grande finanza ha il controllo dei media. Come quando da voi c’era Berlusconi con le sue tv e i suoi giornali, che influenzavano l’informazione. Prima di venire in vacanza in Italia sono stata a Monaco e c’era stato un sondaggio sugli aiuti alla Grecia e il 51% si era dichiarato favorevole. Pensando al lavaggio del cervello de certi media, soprattutto del tremendo Bill Zeitung , è stata una piacevole sorpresa».
Come ha reagito al video di Angela Merkel e la ragazzina palestinese?
«Con il disagio di chiunque abbia il senso dell’umana solidarietà. Ma c’era la televisione e tutto quello che fanno la Merkel e i politici tedeschi davanti alla tv è comunque in clima elettorale, le elezioni, nazionali o nei Laender con governi di destra o di sinistra, sono sempre d’attualità in Germania ».
Lei aveva conosciuta Angela Merkel nel passato?
«L’avevo incontrata nella villa di Schlondorff, era tra gli ospiti. Non posso dire di averla conosciuta perché l’ho vista per pochi minuti, ma che fosse molto ambiziosa e sapesse che cosa è il potere si capiva benissimo. Mai però avrei immaginato che diventasse cancelliere, del resto non era prevista una donna in quel ruolo. Quando i politici del suo partito l’hanno contrapposta a Schroeder, pensavano di usarla ma poi il cancelliere sarebbe stato uno di loro. Ricordo un’immagine alla tv, c’era la Merkel di fronte a tutti loro e si vedeva che c’erano tre ministri che facevano scherzi maschilisti contro di lei. Questo mi ha dato fastidio e devo dire che, dopo che la Merkel ha avuto il potere, mi ha dato soddisfazione vedere che tutti, anche chi faceva gli scherzi, erano pronti ad accoglierla con deferenza quando lei andava a sostenerli nella campagna elettorale. Ma il suo governo non mi è mai piaciuto e non mi piace».
Perché secondo lei la Merkel si è imposta così fortemente?
«Perché è diventata l’immagine di una madre, di una grande protettrice, e non è una decisionista, non è come Schaeuble che ha subito imposto la sua volontà e le sue idee con la determinazione di un imperatore. La Merkel è il contrario, lei aspetta, giudica la situazione politica in patria e in Europa, sta a sentire cosa dicono gli altri, e non lascia mai l’impressione che sia lei a decidere veramente. Questo le porta la fiducia del popolo. In questo modo, nel corso del tempo, ha fatto fuori tutti i concorrenti, con dolcezza, ma è una dolcezza apparente, in realtà con forza e determinazione».
Lei è tedesca, ha vissuto in Italia, parla italiano, vive a Parigi. È questa l’Europa che sognava?
«No. È un’Europa in cui si parla di Borsa, di Dow Jones, di titoli, di Bot, è come un incubo per me. Fino a 25 anni chi parlava così tanto di economia? Ma non ho perduto le speranza, ci sono le giovani generazioni e la Storia a volte compie salti imprevisti. E io non voglio rassegnarmi».



Sabato 25 Luglio,2015 Ore: 17:14
 
 
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