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www.ildialogo.org A chi non fa parte dello Stato è andata male,di Michael Thumann

Die Zeit online – 25 giugno 2015 - Crisi della Grecia
A chi non fa parte dello Stato è andata male

di Michael Thumann

(Traduzione dal tedesco di José F. Padova)


Ancora la Grecia, un articolo che tocca il problema "statali"; e l'editoriale di Le Monde contro lo spionaggio americano e con una proposta shock.
JFPadova
Die Zeit online – 25 giugno 2015
Crisi della Grecia
A chi non fa parte dello Stato è andata male
Anche le più recenti proposte di riforma dividono i greci in quelli che vivono sullo Stato dilatato e negli altri che pagano per questo. Anche l’Unione Europea prende ancora parte a questa giostra.
Michael Thumann, corrispondente di politica estera per Die Zeit.
(Traduzione dal tedesco di José F. Padova)
Quando durante i negoziati di Bruxelles trapelarono i primi provvediemtni riformatori pianificati dal governo greco, in Grecia ci fu grande raccapriccio. Aumento dell’IVA! Anche sulle isole! Imposte sulla ricchezza anche per chi così ricco non è! Mantenimento dell’imposta sugli immobili! Tutto questo è deciso in dettaglio nel vertice a Bruxelles fino alla fine della settimana: queste misure sono piuttosto il contrario di ciò che Alexis Tsipras ha promesso finora. Adesso quelli di sinistra uniti nella coalizione Lenin-Luxemburg-Trotskij-Tito-Mao-Krugman, che in breve si chiama Syriza, vanno sulle barricate. Come può essere che un capo di governo di sinistra torna indietro a un simile programma di rigoroso risparmio dettato da Bruxelles, come faceva il suo precessore, il super conservatore Antonis Samaras?
Alexis Tsipras, il beniamino del popolo, in questi giorni ha il suo grande appuntamento con la realtà. Poiché vorrebbe fare ricorso a ulteriori miliardi di aiuti da parte dei creditorio, deve però mostrare anche che un giorno o l’altro sarà in grado di restituirli. Quindi nelle trattative Tsipras per venire incontro ai desideri dei creditori propone ogni sorta di aumento d’imposte. La grande questione tuttavia è se il Paese con l’aumento delle tasse può rimettersi sulle sue gambe. Gli ultimi cinque anni dicono il contrario. Tsipras si trova di fronte al medesimo dilemma delle riforme dei suoi predecessori: fra una ristrutturazione dello Stato (quindi riforme vere) e aumento delle imposte (perciò riforme di facciata). Dopo le prime misure rese note egli si decide per avvitare la vite delle imposte. Come avevano fatto i primi ministri Giorgos Papandreu e Antonis Samaras.
Recentemente mi sono seduto in un caffè ateniese con un consigliere di punta in campo economico di Syriza e per un’ora intera gli ho posto questa domanda: dove mai si potrebbe risparmiare sulle spese dello Stato per non gravare così pesantemente addosso ai cittadini? Egli si è impegnato molto, ma non gli è venuto in mente niente. Eppure aveva molte idee su come aumentare le entrate dello Stato. Adesso Alexis Tsipras porta a casa un programma di questo tipo.
In Grecia c’è un sempre più acuto contrasto d’interessi fra coloro che si fanno sostenere dallo Stato e quelli che al di fuori dello Stato devono pagare per questo. Quelli di dentro sono strutturalmente contrari a riforme vere e gli altri di fuori temono il puro e semplice risparmiare e togliere valore.
Tutti i governi finora succedutisi, di destra o di sinistra, hanno in primo luogo fatto sudare sangue alla gente “di fuori” – perché essi sono legati agli impiegati nelle aziende statali e ai funzionari. Altrimenti non avrebbero potuto governare e non sarebbero stati rieletti. Pasok [socialisti], Nea Democratia [liberali] e Syriza hanno nello Stato la loro banca elettorale più sicura. Per questo motivo da ogni programma di riforma, anche se ben congegnato, alla fine è saltato fuori per la Grecia un programma di risparmi.
Adesso molti ritengono che un taglio del debito pubblico potrebbe risolvere la situazione. In realtà la Grecia non potrà restituire i suoi debiti e questo devono ammettere anche Angela Merkel e Wolfgang Schäuble. Ma: un taglio del debito non risolve in alcun modo il problema di fondo. Non sono un problema soltanto i debiti pregressi, ma anche quelli futuri! Così la Grecia, avendo organizzato il suo sistema pensionistico, il suo sistema sociale, i ministeri, le forze armate, gli ospedali in modo clientelare, è uno Stato che produce debiti anche dopo la fine del rapporto di lavoro.
tutto questo si può cambiare soltanto facendo quello che Syriza, a quanto pare allo stesso modo dei governi precedenti, non vuole proprio: rinnovare radicalmente lo Stato e alleggerirlo. Un programma di risparmi, che si limiti ad aumentare le imposte e a caricarle sulle spalle dei greci “là fuori”, aggraverebbe al contrario la crisi.
E qui arriva il peggio. Gli Europei lo sanno e partecipano a tutto il casino. L’Unione Europea, la BCE e il FMI hanno cercato per cinque anni di riformare la Grecia: e ogni volta se ne sono venuti fuori con un programma che manda economicamente in rovina il Paese e lascia ampiamente intatto l’attuale Stato inefficiente. Gli Eurocrati sono diventati da tempo i padrini del sistema clientelare greco.
Le Monde, 24 giugno 2015
Editoriale
Un solo gesto: accogliere Snowden
Laurent Joffrin
(Traduzione dal francese di José F. Padova)
Il disprezzo. Non vi è altro termine per definire l’atteggiamento del governo americano verso i suoi alleati e in particolare la Francia. Spiando per almeno sei anni tre Presidenti francesi contro tutte le regole di buon comportamento fra Paesi amici, gli Stati Uniti hanno trattato la Francia come un Paese infantile, le cui proteste non hanno maggiore importanza dei piagnistei di un bambino maleducato.
Non soltanto hanno ritenuto entità trascurabili i dirigenti che si sono succeduti alla testa della Repubblica, ma continuano a prenderli in giro orientando i loro grandi orecchi sul tetto mal mimetizzato dell’Ambasciata americana, i cui palazzi imperiosi si trovano a una cinquantina di metri… dall’Eliseo. Un po’ come un amico invitato che si sorprende a curiosare nella camera da letto attraverso il buco della serratura. Essi hanno anche confermato che l’America del voyeurismo, nella sua onnipotenza, è in grado di ascoltare chicchessia sulla superficie del Globo e che nessuno, cittadino o Stato, partner o avversario, è al riparo di questa curiosità orwelliana.
Il governo francese ha opportunamente alzato i toni. Che cosa ne rimarrà? Promesse di migliore comportamento, vaghe spiegazioni che non impegnano a nulla. La Francia dovrebbe accontentarsene, col pretesto che anch’essa ha bisogno della informazioni che emanano dalla NSA per lottare contro il terrorismo? Sarebbe un soprassalto tartufesco. Anche a un amico si può dire il fatto suo, invece di lasciare che s’instauri un clima di larvata diffidenza. Esiste un modo di marcare il colpo. La benefica luce gettata sulle pratiche disoneste della NSA proviene da un uomo solo e coraggioso, che si perseguita senza tregua da tre anni in qua: Edward Snowden, braccato e minacciato di prigione a vita per avere detto la verità. La Francia ne diverrebbe più grande, allo stesso tempo in cui invierebbe un messaggio chiaro e utile a Washington, accordando a questo audace lanciatore di allarmi l’asilo al quale ha diritto. Con un solo gesto la Francia punirebbe i cattivi modi di un alleato condiscendente, mentre comincerebbe a riguadagnarsi il suo posto di patria dei diritti dell’uomo.



Sabato 27 Giugno,2015 Ore: 17:48
 
 
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