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www.ildialogo.org Crisi europea: „La Germania è il più grande trasgressore debitorio del XX secolo”,a cura di Yasmin El-Sharif

Der Spiegel online – marzo 2015
Crisi europea: „La Germania è il più grande trasgressore debitorio del XX secolo”

a cura di Yasmin El-Sharif

Traduzione di José F. Padova


Nell’ultimo articolo tradotto da Le Monde Diplomatique era citato l’economista tedesco Albrecht Ritschl, la cui intervista a Der Spiegel, qui riportata, è stata tradotta in inglese e pubblicata da diversi media internazionali. Qualche mese fa l’argomento “danni di guerra” non pagati dai tedeschi dopo il 1945, intavolato dai greci, ha suscitato in Germania una reazione che ha sfiorato l’isteria. La coda di paglia è lunghissima e risale a tutto il XX secolo. Gli interessanti dettagli delle bancarotte tedesche dovrebbero diventare elemento di pressione (e di riflessione) su questo popolo per il quale il mito nazista dell’”Herrenvolk”, della Razza Superiore, sembra non essere tramontato. JFPadova
 
La fallimentare carriera della Grecia non si fa superare da qualcun altro? Ma certo – dalla Germania, dice lo storico dell’economia Albrecht Ritschl in un’intervista. Egli mette in guardia: la Repubblica Federale: in questa euro-crisi deve tenersi a freno, altrimenti lo stato d’animo [degli altri popoli] nei suoi confronti potrebbe girare storto.
Spiegel online: Herr Ritschl, nel dibattito sugli ulteriori aiuti finanziari alla Grecia la Germania si presenta come un saccentone. Il Governo federale tratta con intransigenza seguendo il principio: “Denaro per voi ce n’è soltanto se fate quello che noi esigiamo”. Questo atteggiamento è giustificato?
Ritschl: No, per questo non vi è alcun fondamento.
Spiegel: La maggior parte dei tedeschi potrebbe vederla diversamente.
Ritschl: Può anche essere, ma nel XX secolo la Germania ha prodotto la bancarotta di Stato di gran lunga più gigantesca nella Storia più recente. La Repubblica Federale è debitrice della sua attuale stabilità finanziaria e della sua condizione di Gran Maestro dell’Europa non soltanto agli Stati Uniti, che tanto dopo la Prima quanto dopo la Seconda Guerra mondiale hanno rinunciato a moltissimo denaro. Questo fatto viene purtroppo sempre e ancora dimenticato.
Spiegel: Che cosa è accaduto precisamente?
Ritschl: Dal 1924 fino al 1929 la Repubblica di Weimar è vissuta di prestiti e con i soldi dell’America si è salvata dal pagamento dei danni di guerra causati nella Prima Guerra Mondiale. Questa piramide di debiti è crollata durante la crisi economica nel 1931. I soldi erano svaniti, il danno per gli USA fu gigantesco e l’effetto sull’economia mondiale devastante.
Spiegel: Qualcosa di simile ci fu dopo la Seconda Guerra Mondiale?
Ritschl: Anche qui l’America ha provveduto a che non fossero elevate contro la Germania ingenti richieste di riparazioni per le devastazioni causate. Salvo poche eccezioni tutte le pretese di questo genere furono congelate fino a una futura riunificazione. Per la Germania tutto questo è stato d’importanza vitale, fu la vera e propria base finanziaria per il miracolo economico. Allo stesso tempo le vittime dell’occupazione tedesca dell’Europa dovettero rinunciare ai risarcimenti e fra esse vi erano i greci.
Spiegel: Nell’attuale crisi la Grecia dovrebbe innanzitutto ricevere 110 miliardi di euro dagli Stati europei e dal Fondo Monetario Internazionale. Adesso dovrebbe essere approvato un ulteriore pacchetto di salvataggio all’incirca delle stesse dimensioni. Si tratta dunque di moltissimo denaro. Quanto grandi erano a quel tempo i buchi di bilancio tedeschi?
Ritschl: Commisurati di volta in volta al PIL degli USA, negli anni ‘30 soltanto l’ammontare totale dei debiti tedeschi era tanto importante quanto i costi della crisi finanziaria del 2008. A paragone di ciò i problemi di pagamento greci sono veramente insignificanti.
Spiegel: Supposto che vi sia una classifica globale del campionato dei fallimenti, a che posto si piazza la Germania?
Ritschl: La Germania è l’imperatore dei debiti: secondo la valutazione dei danni di guerra provocati in rapporto al PIL la Germania è il più grande mascalzone debitorio del XX secolo- se non addirittura della recente storia finanziaria.
Spiegel: La stessa Grecia non può tenerci dietro?
Ritschl: No, quel Paese di per sé svolge un ruolo di secondaria importanza. Soltanto i pericoli d’infezione per gli altri Paesi dell’euro sono il problema.
Spiegel: La Repubblica Federale Tedesca passa per essere la quintessenza della stabilità. Quanto spesso in generale la Germania è stata in bancarotta?
Ritschl: Dipende da come si calcola. Soltanto durante il secolo scorso almeno tre volte. Dopo la prima interruzione dei pagamenti negli anni ’30, a favore della Repubblica Federale fu effettuato dagli USA nel 1953 un taglio dei debiti – in inglese “Haircut” -, che ridusse il problema del debito da un voluminoso look afro a una pelata totale. Da allora la Germania è qui tutta splendente, mentre gli altri Europei si arrabattavano con gli oneri seguiti alla Guerra mondiale e le conseguenze dell’occupazione militare tedesca. E anche nel 1990 si giunse a un deficit debitorio.
Spiegel: Come, prego?
Ritschl: Sì, l’allora Cancelliere Helmut Kohl si rifiutò di convertire l’Accordo di Londra del 1953. Nel quale era fissato per iscritto che i pagamenti tedeschi per riparazione dei danni della Seconda Guerra mondiale avrebbero avuto una nuova regolamentazione in caso di riunificazione della Germania. Si sono presi in considerazione soltanto i pagamenti degli interessi di piccoli importi residui. Si trattò di somme veramente minime. Dopo il 1990 la Germania non ha più pagato quanto doveva per riparazione di danni di guerra – eccettuati i risarcimenti a favore dei lavoratori-schiavi – e non ha onorato neppure i crediti dei Paesi spremuti e occupati durante la guerra. Anche quelli della Grecia.
Spiegel: Diversamente dal 1953, nell’attuale discussione in Germania sul salvataggio della Grecia si tratta meno di un “Haircut” e molto più di un allungamento dei tempi dei prestiti statali, quindi di una “conversione del debito morbida”. Si può quindi parlare di un incombente fallimento?
Ritschl: In ogni caso. Perfino se uno Stato non è al cento per cento al verde può esserci fallimento. Precisamente come nel caso Germania degli anni ’50 è illusorio credere che i greci potrebbero da soli spianare i loro debiti. E per chi non lo fa è bancarotta. Soltanto deve essere stabilito quanto è alta la quota in deficit dei prestiti ricevuti dallo Stato, quindi a quanti soldi i creditori del Paese devono rinunciare. Si tratta qui soprattutto di trovare il tesoriere.
Spiegel: Il tesoriere maggiore dovrebbe essere la Germania.
Ritschl: Certo finisce così, ma noi eravamo anche abbondantemente noncuranti – e la nostra industria di esportazione ha vissuto bene con gli ordini che riceveva. L’umore anti-Grecia, che viene diffuso in molti media tedeschi, è estremamente pericoloso. E noi stiamo in una casa di vetro: solamente attraverso l’ampia rinuncia ai crediti e alle riparazioni da parte delle vittime di guerra dei tedeschi è stata possibile la risalita della Germania.
Spiegel: Allora la Germania dovrebbe tenere un profilo più basso?
Ritschl: Nel XX secolo la Germania ha cominciato due Guerre mondiali, la seconda delle quali ha condotto come una guerra di annientamento e di estirpazione – e successivamente i suoi nemici le hanno condonato del tutto o in ampia misura i pagamenti per riparazione. Nessuno ha dimenticato, anche in Grecia, che la Repubblica Federale è debitrice della sua fioritura economica alla clemenza degli altri popoli.
Spiegel: Come vede lei tutto questo?
Ritschl: I greci conoscono molto bene gli scritti ostili che appaiono sui media tedeschi. Se l’orientamento si inverte, le antiche richieste di pagamento dei danni di guerra si alzano alte anche da parte degli altri Stati europei e la Germania deve una buona volta onorarle: noi tedeschi saremo spogliati anche della camicia. Rispetto a ciò potremmo essere contenti di risanare la Grecia a nostre spese. Se continuiamo con questo atteggiamento e restiamo i grassi benestanti, che fumano il sigaro e non vogliono pagare, un giorno o l’altro i vecchi conti ci verranno nuovamente presentati per il pagamento.
Spiegel: Almeno per chiudere, ancora un paio di note concilianti: se tirate una lezione dalla Storia, quale soluzione sarebbe attualmente la migliore per la Grecia – e per la Germania?
Ritschl: I fallimenti della Germania nel secolo trascorso indicano: la cosa più ragionevole è fare subito un autentico taglio del debito. Chi ha prestato soldi alla Grecia dovrebbe quindi rinunciare a una parte considerevole delle sue pretese. Per la Germania ciò potrebbe divenire più caro, ma noi dobbiamo pagare in ogni caso. E la Grecia avrebbe perlomeno la chance per un nuovo inizio.
L’intervista è stata effettuata da Yasmin El-Sharif



Lunedì 16 Marzo,2015 Ore: 19:16
 
 
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