- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (272) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Nel Sud dell’Europa i paladini dell’odio, tanto coraggiosi,

Die Welt online – 10 febbraio 2015 - Crisi debitoria
Nel Sud dell’Europa i paladini dell’odio, tanto coraggiosi

Negli Stati indebitati fino al collo del Sud-Europa dare addosso ai tedeschi è diventato lo sport preferito. Invece di mettere sul banco degli accusati le loro élite di corrotti sono i tedeschi diffamati per il loro “Diktàt del risparmio”.


Dopo il commento di Die Zeit, ecco l'altra campana. Ho scelto Die Welt perché il tono dell'articolo accluso sembra bene rappresentare la "pancia" del popolo tedesco e poi si commenta da sé. JFPadova

(Traduzione dal tedesco di José F. Padova)
Per il caso che qualcuno non avesse capito: la Germania è colpevole per la povertà nel Sud dell’Europa. E anche per le casse vuote dello Stato tra Grecia e Spagna. E per giunta colpevole per l’orgoglio spezzato dei Paesi in crisi. Questo pensano sempre più gli scontenti sulle rive del Mediterraneo – manifestato sia in articoli dei giornali, nei discorsi al Parlamento o in Rete.
La Germania, esclusivamente la Germania è responsabile. Mentre in Spagna nelle dimostrazioni del Movimento Podemos le effigi di politici spagnoli con drastica evidenza ciondolano da croci uncinate, anche uno sguardo nel blog del nuovo ministro greco delle Finanze è illuminante. Yanis Varoufakis nel frattempo ha raccolto migliaia di follower, alcuni dei quali sul blog si mostrano graniticamente convinti dell’origine del male. La Germania persegue una politica dell’ “Üeber alles” [ndt.: ritornello dell’ino nazionale tedesco, in voga anche con Hitler].
Come già fece nel 1939, la Germania vuole soggiogare brutalmente il Continente e precipitare milioni di persone nella disperazione. La Germania fa freddamente man bassa, attira intenzionalmente su di sé l’odio del mondo e presto deve assolutamente pagare per questi misfatti. Cose simili si possono leggere in numerosi forum e mezzi di comunicazione italiani, spagnoli o greci, mentre risuona da tempo lo slogan elettorale preferito: “Non vogliamo diventare tedeschi”.
La misura della germanofobia, non poi tanto nascosta, si rivela con una tattica astuta: se durante la vacanza in Grecia ci si rivela austriaci, subito si è sommersi da un profluvio di affermazioni sui nazisti profittatori e sulla ripugnante Merkel, armata di fucile. Che la gestione della crisi sia portata avanti da tutti i Paesi dell’Euro non fa smettere il piacere di dare addosso alla Germania. A carico del Lussemburgo, che con l’euro e con la sua politica fiscale non certo solidale è diventato più ricco della Germania, viene messo molto meno che ai danni dell’Olanda, la quale con Jeroen Dijsselbloem è pur sempre a capo del potente Euro-Gruppo. E perché lettoni, slovacchi o estoni, molto più poveri, partecipino assurdamente al finanziamento delle pensioni e dei salari minimi greci è una domanda che non salta mai fuori nell’assegnazione unidimensionale delle colpe.
Il Premio Nobel sudamericano Mario Vargas Llosa ha poco tempo fa pubblicato sul giornale spagnolo “El País” un saggio con il quale si dice disgustato per l’”harakiri” della politica economica di sinistra populista e per la sua vicinanza ideologica a caudillos sudamericani tipo Hugo Chavez. Vargas Llosa sferza allo stesso tempo il nascente odio per i tedeschi come un penoso lapsus freudiano: “Così il Paese più efficiente dell’Unione Europea diventa responsabile per i disastri di politici che pure i Greci hanno eletto per anni al governo.
Nessuna gratitudine – invece regna la diffamazione
Ci sono motivi per la concentrazione su un supposto malfattore. La dipendenza da un nobile benefattore non porta automaticamente alla gratitudine – al contrario. L’antropologo francese Marcel Mauss già nel 1924 con la sua opera classica “L’offerta” ha delineato come nello scambio materiale fra due società sorgano brutali rapporti di forza psichici. Chi dà molto è considerato da chi riceve come dominante e minaccioso. Grandi doni contengono ostilità. Nella storia si trovano facilmente esempi di morsi alla mano che si avvicina. Così l’antiamericanismo del Sessantotto tedesco è sorto da un diffuso complesso d’inferiorità nei confronti della generosa potenza vincitrice – e non tanto dalla critica alla guerra del Vietnam.
Di questo aspetto delle persone, profondamente radicato, si servono con gusto i capi di Syriza, Podemos, ma anche populisti della risma di Berlusconi o di Grillo. Infatti con la loro visione di una Germania schifosa per decenni né i cittadini né i politici devono giustificare l’economia nepotistica e gli sprechi. Il buco nelle casse dello Stato non lo devono riempire né chi l’ha fatto né chi ne ha aprofittato, ma lo devono fare “i Tedeschi”. In questo modo a casa sua nessuno perde voti. Con l’evocazione dei crimini del Nazionalsocialismo è pronto per l’uso un vecchio topos della critica alla Germania, al quale possono fare ricorso i perdenti e i complessati della crisi, do ogni colore siano – questo cortocircuito fra Merkel e Hitler, Schäuble e Goebbels esercita il suo effetto malefico proprio nelle nazioni che con Franco e Mussolini hanno prodotto i loro propri dittatori fascisti.
E non siedono forse proprio nel Parlamento greco 17 fascisti veraci dell’infame partito Alba Dorata? Come se non bastasse la compagine d’eccellenza marxista antifascista Syriza ha costituito una coalizione con un oligarca antisemita, che quando era ministro della Difesa ha attaccato un’isola turca a bordo di un elicottero da combattimento. E di fronte a situazione simili in Europa – si pensi anche al Front National in Francia – l’odierna Germania dovrebbe essere davvero fascista? L’intera costruzione è tanto comoda quanto insensata. Circa l’esplodente odio contro la Germania si può osservare quanto i problemi complessi si facciano comprimere nel letto di Procuste dei piccoli cervelli. Come è piacevole il mondo, quando i sempliciotti lo fanno diventare semplice! Nessun Berlusconi, nelle brevi pause fra un sexy-party e l’altro, ha mai fatto indebitare sfrenatamente e risolutamente il Paese. Nessun politico, Grande di Spagna, si è mai fatto corrompere per gli appalti, come secondo mestiere. Nessun politico greco ha evaso le imposte in grande stile o aiutato per anni gli oligarchi a portare i loro soldi fuori dal paese. Tutto questo non è mai accaduto.
Merkel con un piccolo baffetto quadrato
Anche i molti miliardi di debiti, per i quali al momento la Germania si fa carico, non sono altro che un segno dell’avidità tedesca. Se crediamo alla minacciosa opinione pubblica del Sud dell’Europa Ursula van der Leyen ha appena ordinato la marcia sulla Slesia, gli impiegati statali tedeschi portano adesso l’uniforme delle SS e Angela Merkel si è fatta crescere un piccolo baffetto quadrato.
La forza di coesione tra i popoli di una comune politica monetaria ha questo aspetto? Deve essere questa l’Europa futura, senza confini e solidale? Molti tedeschi non vogliono più accettare senza proteste il loro ruolo d’ineffabile spauracchio. Semplicemente perché non hanno voglia di essere offesi all’estero come cloni di Himmler.
Tutto questo non è divertente. Se i molti politici, che attualmente e consapevolmente cavalcano con successo un’onda di germanofobia, non trovano nei loro Paesi alcuna risposta decisiva all’anti-germanesimo di moda, allora questa farsa europea finisce veramente in tragedia.



Giovedì 12 Febbraio,2015 Ore: 18:26
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Stampa estera

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info