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www.ildialogo.org La durezza del vincitore,di Axel Hansen

Die Zeit, Hamburg – 3 febbraio 2015 - Governo della Repubblica Federale Tedesca
La durezza del vincitore

di Axel Hansen

Nessun taglio al debito, nessuna rinuncia alla Troika: nella controversia con la Grecia la Germania non cede. Così la Repubblica Federale approfitta della crisi dell’euro avvantaggiandosi come nessun altro Paese.


Per nostra fortuna, una stampa indipendente c'è ancora. Lo dimostra la pubblicazione, su Die Zeit, dell'articolo allegato, che si aggiunge agli altri apparsi in Francia, Italia, Spagna e in molti altri Paesi per dire basta all'austerità e, implicitamente, alla "volontà di potenza", già di Hitler,coi panzer, ora di Merkel coi soldi. Sulla stampa tedesca già si levano voci che ammoniscono circa i comportamenti "da duri" e gli egoismi sfacciati che fomentano la germanofobia già diffusa. La richiesta dei danni di guerra subiti dalla Grecia durante l'occupazione tedesca (1941-1945), fatta da Tsipras, non sarà probabilmente esaudita: serve comunque a ricordare ai tedeschi che è presto per mettere il nazismo e i suoi crimini sotto il tappeto.
JFPadova

(Traduzione dal tedesco di José F. Padova)
zeit.de
Anche nei giorni durante i quali tutto sembra scorrere come in un corso d’acqua, Wolfgang Schäuble non retrocede. A Londra il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis ha abbozzato un compromesso. I Greci rinunciano alla richiesta di una riduzione del debito pubblico e vogliono convertire i prestiti ricevuti. Eppure il ministro delle Finanze tedesco a Berlino ha messo in chiaro che come creditore non si lascerà dettare condizioni dal debitore: “Noi non accetteremo variazioni unilaterali al programma”.
Wolgang Schäuble, ministro delle Finanze tetesko
E la Troika, con la quale i Greci non vogliono più collaborare? Per Schäuble essa è parte integrante dei Trattati europei. E “nessuno può cambiarli”. Quindi: nessun aiuto senza questa forma odiosa (e odiata) di controllo. Schäuble non è un interlocutore isolato. L’Unione Europea sta salda dietro di lui, allo stesso modo lo sono la SPD [Partito Socialdemocratico] e gran parte della popolazione.
Il Governo federale, ma anche un vasto settore dell’economia e dei media sono diventati fra i più forti fautori di un percorso di salvataggio il quale – detto in parole povere – dà la priorità al risparmio e non alla crescita. E aumenta la paura che per il programma di prestiti della BCE negli Stati del Sud i riformatori s’infiacchiscano.
Che in Europa i tedeschi siano diventati qualcosa di simile al last man standing non soltanto contro la Grecia, ma anche contro la politica di salvataggio della Banca Centrale Europea nasconde una certa ironia. Marcel Fratscher è uno dei pochi economisti tedeschi che vedono nella critica in costante aumento contro la politica del salvataggio qualcosa di bislacco. Il capo del DIW (Istituto tedesco per la ricerca sull’economia) avverte che la critica non danneggia solamente la Banca di Emissione [BCE], ma anche tutta la Germania. Per l’esperto, consigliere del Governo, tutto ciò è innanzitutto una cosa: un grande enigma.
Naturalmente la Germania soltanto per il salvataggio della Grecia si è assunta enormi rischi finanziari (più di 50 miliardi di euro su 240 specificatamente per crediti alla Grecia). Eppure, tutto sommato e al netto degli indiscutibili svantaggi è proprio la Germania il grande vincitore in Europa. Quattro motivi per spiegare come la Germania approfitta alla grande della crisi:
1) Viene disinnescata la trappola demografica
L’influsso dell’economia tedesca (e il crollo economico nei Paesi del Sud) hanno reso la Germania meta attraente per i giovani greci, spagnoli e portoghesi. “La Germania compare sulla carta dei pasi d’immigrazione”, dice Jens Boysen-Hogrefe dell’Istituto per l’Economia mondiale a Kiel. “Che spagnoli con buona formazione studino il tedesco è un grande vantaggio per la Germania”. Secondo l’OCSE nel 2013 la Germania è stata nel mondo, dopo gli USA, il Paese più ambito per emigrarvi”. L’economista Boysen-Hogrefe conclude che l’intero guadagno diverrà visibile fra dieci anni circa, quando si alzerà l’ondata dei pensionamenti per i figli del Babyboom. “Allora avremo disperatamente bisogno di ogni singolo immigrato”.
2) La Germania si finanzia guadagnandoci
Anche se Schäuble non vuole approvare la politica della BCE: senza i tassi d’interesse pari a zero egli non avrebbe potuto ottenere il suo saldo positivo nel Bilancio federale. Il governo federale tedesco può indebitarsi tanto convenientemente quanto nessun altro in Eurolandia. In parte il tasso d’interesse è perfino negativo – gli investitori comprano i titoli di Stato tedeschi [i “Bund”] per poter parcheggiare i loro soldi in un “porto sicuro”. L’economista Boysen-Hogrefe ne ha calcolato gli effetti: la Repubblica federale tedesca durante lo scorso anno ha dovuto pagare all’incirca 30 miliardi di euro in interessi meno che nel 2008. Si tratta di una enorme quantità di denaro, con cui si potrebbe costruire più di 88 megastadi per il calcio, come quello del FC Bayern. I titoli di prestito federali sono oggetto di una tale richiesta che la rendita del Bund a dieci anni è addirittura scesa al di sotto di quella dell’omologo titolo di stato giapponese.
3) L’euro a buon mercato [di cambio] aiuta soprattutto le imprese tedesche
La politica della BCE deprime la valutazione dell’euro. Negli ultimi sei mesi la valuta comunitaria ha perso sul dollaro già quasi più del 15 percento. Cattive notizie queste per imprenditori e consumatori che vogliono comperare merci dagli USA o dalla Cina. Tuttavia la maggior parte delle grandi imprese fa soldi con l’export. Un cambio debole in tempi di bassa crescita può sviluppare una dinamica positiva, dice Henrik Enderlein della Hertie School of Governance. “Noi siamo campioni mondiali dell’esportazione. Con un euro debole le nostre merci diventano più a buon mercato”. Per tacere poi dell’effetto più grande: l’esistenza dell’euro facilita soprattutto la Germania, che con i suoi vicini commercia in questa moneta.
Quanto più fortemente la Germania approfitti di questa situazione rispetto ad altri Paesi lo dimostra un modello di calcolo della Direktbank ING DiBa, citato dal Wall Street Journal. Se l’euro rispetto a un paniere di valute perde il dieci percento del valore, l’economia dell’Eurozona con i suoi 13 bilioni [=migliaia di miliardi] cresce di 0,3 punti percentuali. Chi guadagnerebbe di più sono l’Olanda e la Germania, con un surplus di almeno 0,5 punti.
4) Il boom azionario rafforza le imprese tedesche
Le imprese quotate in Borsa e i loro azionisti possono a malapena comprendere la fortuna che è loro capitata. L’indice di Borsa tedesco Dax passa da un record all’altro e ha ormai raggiunto un livello medio di 11.000 punti. Non soltanto la prospettiva di una soluzione del contenzioso con la Grecia sui debiti trascina in alto i listini, anche le riverniciature congiunturali da parte della BCE aiutano vigorosamente. “Finché in Europa le paratoie finanziarie restano aperte o si allargano di più, si fa festa”, dice la stratega del marketing di Ayondo, Sarah Brylewski. Investimenti alternativi sarebbero rari, vista la situazione del tasso d’interesse.
Naturalmente anche qui ci sono perdenti – per esempio tutti i risparmiatori che non arrischiano il salto nel mercato delle azioni e il cui denaro si assottiglia continuamente.



Martedì 10 Febbraio,2015 Ore: 20:29
 
 
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