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www.ildialogo.org Tattica nel conflitto ucraino<br />“La dirigenza governativa russa si è cacciata nella trappola”,Un’intervista di Benjamin Knaack

Der Spiegel, Hamburg – online – 29.8.2014
Tattica nel conflitto ucraino
“La dirigenza governativa russa si è cacciata nella trappola”

Un’intervista di Benjamin Knaack

(traduzione dal tedesco di José F. Padova)


Probabilmente migliaia di soldati russi combattono in Ucraina, l’Occidente parla di un “intervento militare”. Che scopi si prefigge Vladimir Putin? L’esperta di cose russe Sabine Fischer parla del dilemma del presidente russo.
Spiegel: Signora Fischer, la Nato dà per scontato che in Ucraina combattono migliaia di soldati russi. Che strategia segue il presidente della Russia, Vladimir Putin?
Fischer: Il comportamento di Putin è meno strategico che tattico. Il governo russo, sia sul piano internazionale che su quello interno, si è cacciato in un vicolo cieco, dal quale non può più uscire. Putin non può permettersi una disfatta militare dei separatisti, soprattutto sul piano politico interno. Tuttavia le vicende militari non si sono sviluppate nel senso voluto dai separatisti, quindi egli deve intervenire. Alla fine si tratta di marcare il territorio. E in questo campo Putin va incontro a rischi in parte non calcolabili.
S.: Vuole dire che i soldati (russi) sono combattenti del tempo libero. È immaginabile che essi agiscano effettivamente di testa propria
F.: Questa è una totale assurdità. Se questi soldati effettivamente agissero in modo autonomo ciò significherebbe che la Russia non ha più alcun controllo sulle sue forze armate. E ciò sarebbe una catastrofe. Migliaia di soldati che si prendono una licenza per ficcarsi in una guerra con un Paese confinante? È semplicemente assurdo.
S.: Fin dove arriverà adesso Putin? È in pericolo tutta l’Ucraina?
F.: Qui non si tratta di geografia. Un’occupazione o annessione dell’Ucraina orientale a mio avviso non ha mai fatto parte del piano russo. Specialmente se di piano russo si può parlare. Si tratta di mantenimento del controllo. La Russia si infila sempre più profondamente nel conflitto. D’altra parte non si può escludere che la situazione così deteriorata venga adesso sfruttata per realizzare una unione con la Crimea.
S.: Che possibilità ha ancora l’Occidente di reagire all’intervento russo?
F.: La sola cosa che l’Occidente può fare è seguire ulteriormente la linea sin qui applicata. Naturalmente adesso la pratica deve essere inasprita.
S.: Lei vuol dire: ulteriori sanzioni.
F.: Se la Russia nei prossimi giorni non contribuisce a una evidente de-escalation ci devono essere ancora altre sanzioni. L’Occidente deve esercitare pressione politica. Ma deve anche continuare a trattare. Un intervento militare non è un’opzione. D’altra parte è pensabile che in questo modo l’Occidente aiuta a difendere il confine ucraino.
S.: Come si deve fare, senza inviare militari?
F.: Formando da parte ucraina, come già in parte ipotizzato, la capacità di contribuire alla sicurezza di questo confine.
S.: Con forniture di armi?
F.: Sarei prudente. Si tratterebbe del potenziamento della missione di osservatori OSCE, che già lavora nel settore. Anche l’Unione Europea sta mettendo in moto una missione civile per il sostegno alle riforme sulla sicurezza dello Stato in Ucraina. Qualcosa di simile si potrebbe considerare per le truppe di frontiera.
S.: Mercoledì Putin ha stretto la mano al presidente ucraino Poroschenko e ha assicurato che farà di tutto per favorire il processo di pace, poi è arrivato l’intervento. Come capire questo atteggiamento da Giano bifronte?
F.: La posizione ucraina e quella russa circa un cessate il fuoco sono ancor sempre inconciliabili. L’Ucraina chiede alla Russia la chiusura delle frontiere e la cessazione dell’appoggio russo ai separatisti, prima dell’introduzione di una tregua d’armi. Dalla prospettiva russa la situazione è vista esattamente al contrario. La Russia pretende dall’Ucraina in primo luogo un cessate il fuoco e l’accettazione delle richieste politiche dei separatisti e della Russia, prima di disporsi alla chiusura delle frontiere alla cessazione degli aiuti militari.
S.: Putin ha lodato i separatisti per il loro impegno. Egli parla di “importanti successi della milizia territoriale”. I separatisti avrebbero impedito l’operazione militare di Kiev, che “rappresenta un pericolo mortale per la popolazione civile”. A che cosa mira con questo discorso?
F.: Anche queste parole si rivolgono molto fortemente alla popolazione russa. Putin rappresenta sé stesso come un uomo di Stato moderato, interessato alla soluzione del conflitto e alla difesa della popolazione civile. Entra a puntino nell’immagine che domina in Russia già prima del conflitto: la lotta della parte russofona della popolazione in Ucraina orientale come autodifesa contro un regime estremista a Kiev.
S.: Secondo un sondaggio una maggioranza schiacciante dei russi è contro un’invasione dell’Ucraina. Che cosa significa ciò per Putin?
F.: Qui può sorgere un rilevante dilemma. Se egli da una parte ammette una disfatta miliare dei separatisti, in politica interna perde la faccia. Allo stesso tempo la popolazione russa è contro un’invasione, sui media russi si diffondono le notizie su morti e feriti fra i soldati russi. Questo per Putin è un pericolo. Al momento non vedo come egli voglia sciogliere il dilemma. In questo conflitto la dirigenza russa, con la sua retorica nazionalista e patriottica e il suo genere di approccio, ha manovrato per cacciarsi nella trappola dalla quale viene fuori soltanto con difficoltà molto grande. Se pure ne esce.
S.: Non c’è da aspettarsi che Putin in qualche modo ammetta di agire militarmente in Ucraina?
F.: No, questo non è prevedibile.



Giovedì 04 Settembre,2014 Ore: 22:23
 
 
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