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www.ildialogo.org Angela Merkel Tutto rimane ma diverso,di Berndt Ulrich 

​Die Zeit, Hamburg – edizione online – 20 settembre  2013
Angela Merkel Tutto rimane ma diverso

di Berndt Ulrich
 

(traduzione dal tedesco di José F. Padova)


Angela Merkel è colei con la quale avremo ancora a che fare per i prossimi quattro anni. Anche se abbiamo imparato sulla nostra pelle a conoscere questa Cancelliera dura fuori e molle dentro (almeno così pare), potrebbe essere interessante lo studio psicologico-politico che di questa donna fa Die Zeit appena prima delle votazioni del 23 settembre scorso.
JFPadova
Die Zeit, Hamburg – edizione online – 20 settembre  2013
Angela Merkel
Tutto rimane ma diverso
Lei può venire a capo delle crisi, eppure lei non ha una strategia: per quale ragione il metodo di potere di Merkel giunge al suo termine – con chi continui poi a governare è irrilevante.
Berndt Ulrich
(traduzione dal tedesco di José F. Padova)
zeit.de

Adesso che tutto il mondo dà per scontato che Angela Merkel rimarrà Cancelliera – con partner gialli, rossi o verdi – si impone la domanda: che cosa ha procurato finora questa donna al suo Paese?
E in questa occasione: che cosa può procurare a questa Repubblica nei prossimi anni – siano quattro o (in caso di ritiro anticipato) due?.
Molti cittadini pensano di avere votato per la continuità, avendo votato Merkel. Eppure ciò non risulta vero. Già lo si constata anche adesso, nella sua fiacca campagna elettorale o nella sua mancanza di orientamento sulla questione siriana.
Quello che la Cancelliera può o vuole fare (e si spera che fra il volere e il fare vi sia in lei ancora una diversità) dipende dalla costellazione nella quale governa di volta in volta. E già da ora lo si distingue: Nero-Rosso [ndt.: allude alla coalizione fra socialisti e democristiani] non sarà più come Nero-Rosso era una volta. E questo vale anche per la Coalizione Nero-Giallo [ndt.: coalizione democristiani-liberali]. E una coalizione con i Verdi porrebbe la Merkel di fronte a compiti del tutto nuovi.

Emancipata da spietati giochi strategici
Che differenza fa, si potrebbe obiettare, le coalizioni cambiano, la Cancelliera rimane. E insieme resta il suo carattere, che noi cittadini nel frattempo ben conosciamo, i suoi metodi, che già ci sono entrati nel sangue: troppo poco zucchero sulla torta, forse, quindi nessuna retorica, poco calore, niente pathos e un minimo assoluto di finalità programmate – ma anche a tutto questo ci siamo già abituati. Perché dunque non semplicemente "same procedure as in the last eight years"?
Perché nel caso di una sua rielezione ben poco rimarrà come è adesso, soprattutto una cosa: lei rimarrà la stessa, ma in altro modo - "same same, but different". I più importanti slogan elettorali di Merkel sono: “Voi mi conoscete” e “Prenderemo in esame”. Questi slogan indicano una promessa di continuità che la Cancelliera non potrà più mantenere.
A questo punto permetteteci di esaminare anche qualcos’altro: che cosa c’è di specifico nella politica di Merkel? E lei può effettivamente – per esempio nelle grandi questioni con la E, “Energia” ed “Europa” – continuare a fare come finora?
Questa Cancelliera non ha lasciato il segno sulla Repubblica federale né con determinate riforme  né con una strategia di ampio respiro. Ciò con cui ha effettivamente cambiato il Paese – già ora il suo merito storico – è il suo metodo, il suo stile, il suo aspetto, il suo modo di esercitare il potere politico. Angela Merkel ha riscritto il machiavellismo. Come prima donna nella carica più alta, ha ridefinito il potere nella Germania post-autoritaria. Con questo ha modernizzato il Paese, ha fatto valere in politica qualcosa che ha già avuto inizio anche in altri settori della società – l’emancipazione dal machiavellismo, ovvero dai brutali giochi strategici condotti con ogni mezzo: vendetta, annientamento, umiliazione, autoesaltazione.

Merkel non agisce quindi come una (donna) politica della Germania Est
Il metodo Merkel riportato in una formula, significa,: modesty and moderation.  Potere mediante modestia e moderazione. Perciò la domanda principale su un terzo mandato è: questo metodo non è già superato?
Per chi desiderasse scoprire che cosa significa il “metodo Merkel”: sarebbe innanzitutto evidente il fatto che lei non si distingue per niente dallo stile di governo dei suoi predecessori. Anche per lei la discrezione è essenziale: nessuno di quelli che potrebbero fornire ragguagli vuole essere citato per nome. Né gli ex né gli attuali membri del suo staff e neppure gli esperti, critici, della politica di Merkel. E così nel seguente inventario si tratta di un gioco anonimo di domande e risposte, di un condensato di molte voci – senza citazioni originali.

Il metodo della Merkel è il metodo di una fisica professionista? No, questo è un mito, da un quarto di secolo Merkel non è più una fisica, in ogni caso la fisica funziona con leggi del tutto diverse da quelle della politica. Quindi chi considera la politica come una sorta di fisica del potere non capisce né la politica né Angela Merkel, e neppure lo stesso potere, perché questo mai si presenta come pura sostanza. Tanto meno in democrazia. La vita non è un laboratorio [di fisica].

Il metodo Merkel è femminile
È il metodo di una tedesca orientale? Per amor del cielo, la maggior parte dei politici tedesco-orientali agiscono in modo del tutto diverso dal suo. Che la tesi della sua “orientalità” sia tanto gradita non sta nel suo contenuto di verità, ma nella sua forza di pregiudizio. Questa tesi significa che Angela Merkel sotto la dittatura [ndt.: di Honecker & Co.] ha imparato sufficiente perfidia clandestina per potersi imporre anche nelle segreterie berlinesi. Con questa tesi si offende praticamente allo stesso tempo i tedeschi dell’est e la politica dei berlinesi. Ma chiesto al contrario: in una dittatura socialista ci si forma veramente la strumentazione per governare una democrazia evoluta, postmoderna e antiautoritaria? Che sciocchezza!
No, il metodo Mrekel è innanzitutto una cosa: femminile.
Il suo successo è dovuto all’incontro di due donne, Angela Merkel e la sua (tedesca occidentale) capo di Gabinetto Beate Baumann, insostituibile per la Cancelliera come suo spin doctor e coach, come filtro e informatrice. Entrambe le signore non avrebbero potuto essere talmente efficaci con la semplice imitazione di comportamenti maschili. Questa coppia di donne ha potuto raggiungere il potere e mantenerlo cambiandone le regole. E la coppia non avrebbe realizzato questo se non fosse stato al tramonto il metodo maschile, classicamente patriarcale, da gradasso, apertamente concorrenziale. Questo tramonto naturalmente è avvenuto a ragione. Infatti il metodo patriarcale è semplicemente troppo inefficiente per poter reggere ancora nella concorrenza globalizzata. Specialmente oggi la leadership deve funzionare in una società sempre meno abituata (e prona) agli ordini. Efficienza senza ordini – questa doppia domanda porta a fare vacillare il metodo maschile tradizionale.

Precisamente, che cosa fa di diverso Angela Merkel? Lei stessa potrebbe descrivere il suo modo di governare come segue. La sua prima domanda sarebbe: Faccio questo? Qui sono valutate le proprie forze, pesati i valori e le lealtà, misurate le opzioni di negoziazione, soltanto dopo tutto ciò si passa all’azione. Merkel è una donna che non deve (di)mostrare la sua alta intelligenza, le umiliazioni di terze persone sono evitate per quanto possibile, anche la vendetta non necessaria limita le sue opzioni. In questo si comporta già del tutto diversamente da quanto è raccomandato nel famoso manuale per la conservazione del potere, l’opera Il Principe del filosofo politico Niccolò Machavelli, dove vendetta e annientamento appartengono alla categoria dei ferri chirurgici giornalieri del potere [ndt.: Berndt pare non abbia letto bene il M. e sia caduto nel solito pregiudizio].

La seconda domanda sarebbe: che cosa mi è utile? Invidia e denaro non interessano la Cancelliera, che invece può gioire delle capacità di altri, e qui ella è totalmente “Mutti” [ndt.: = “Mammina”, diminutivo infantile di “Mutter”, madre] in senso buono. La sua maniera di lavorare è scrupolosa, diligente e pragmatica, l’atmosfera comunicativa, ai piani di comando della Cancelleria le porte sono aperte, nel suo entourage più intimo nessuno ha bisogno di avere paura nonostante il linguaggio aperto, non si alza la voce. Il circolo di comando è ben assortito per genere, le donne dominano.

Merkel non è un vampiro assassino dell’Uckermarck
 [ndt.: la Marca dell’Ucker per i tedeschi corrisponde alla Transilvania di Dracula]
Naturalmente questo sembra più bello di quanto può essere. Soltanto pochi sanno veramente fino a che punto ciò è vero. Tuttavia anche questo autoritratto si distingue già sostanzialmente da quello dei suoi predecessori Gerhard Schröder e Helmut Kohl, ed è molto lontano anche da quello di un Joschka Fischer o Peer Steinbrück.

Ma allora dove stanno i difetti del metodo Merkel? Ciò che spesso le si attribuisce – fredda brutalità contro gli uomini che le fanno concorrenza – non definisce il nucleo del suo potere. Angela Merkel non è un vampiro dell’Uckermarck, che fa strage di uomini. Il fatto che durante la sua ascesa molti uomini siano caduti o si siano ritirati non riguarda il lato oscuro di Merkel, ma piuttosto la natura delle cose. Molti di loro volevano salire al culmine, ma lì già stava seduta lei. E quando gli affamati di potere constatarono che Merkel non poteva essere rimossa, alla mente di costoro, bloccati in posti di secondo rango, fu chiaro di colpo il di lei equilibrio fra ambizione e stile di vita. Una vita privata riservata oppure il guadagnarsi lo stipendio tanto correttamente o il condurre la vita decorosa di un Presidente federale, tutto questo apparve loro pressoché irresistibile. Allorché i signori – specialmente i 17 della CDU che avevano operato per estromettere Angela Merkel – non riuscirono più a farcela con i loro strumenti di potere tradizionali, scoprirono il suo lato debole. Che è bello e non mostra nulla di malvagio.

Del resto, ai tempi della Merkel come capo della CDU, sono caduti più capi del SPD che uomini della CDU.
Quindi non è così facile trattare il lato oscuro del potere di Angela Merkel. Ma com’è, allora? Uomini e donne, che lo hanno sperimentato sulla propria pelle, dicono questo: il sistema di Angela Merkel si basa su un’ampia diffidenza, collegata a perfetta mimetizzazione. Il comportamento esteriore non permette alcuna illazione sui processi interiori. La questione del potere viene discussa prima di tutte le altre e ancora una volta alla fine. Non può esserci un programma politico, perché con esso andrebbe perso il controllo e si correrebbe il rischio di subire sconfitte. Merkel ha esautorato anche i vertici di partito, che sono stati soffocati nella riservatezza. Alla fine resta un potere senza volontà, il tutto peggio che negli ultimi anni dell’era Kohl, perché lui almeno non aveva più la forza di reprimere le idee nuove nel partito, ciò che riesce senza sforzo ad Angela Merkel.

Lentamente Merkel non è più in anticipo sulla sua società
Così dicono coloro che percepiscono Merkel come una post-machiavellica fissata sul potere. Questo naturalmente suona troppo cattivo per essere vero. Non ha importanza che ora risulti vero il quadro ideale o piuttosto l’odioso quadro opposto, adesso appena prima delle votazioni. Ora si tratta del prossimo futuro. E a questo scopo è importante che moralità e funzionalità del metodo Merkel non siano valutate astrattamente, ma nel contesto. Se Merkel porta avanti la politica e la società i lati sgradevoli sono anche accettabili. In caso contrario il bilancio pende subito sul negativo.

Un ex caporedattore e attuale consulente politico, che se ne intende molto bene di gruppi dominati da uomini, ma anche da donne, caratterizza così le diversità nell’arte di dirigere: se nell’équipe vi sono troppi uomini si spreca molta energia nelle lotte per il potere e in azioni di prepotenza e di supremazia e l’intelligenza dell’intero gruppo si abbassa sotto il livello di quella dei singoli membri. Se al contrario le donne dominano con troppa forza, l’intelligenza media non cala, ma si propaga una sorta di spirito del lavoro all’uncinetto: si battibecca troppo gentilmente e gradevolmente, il gruppo pensa sempre alla sicurezza, l’ansietà del gruppo supera quella delle singole donne. Nessuna osa farsi avanti con tesi avanzate.

Ora da tutto questo viene fuori qualcosa di ben noto.
Un secondo problema, che sta acuendosi, del metodo Merkel consiste nella sua decodificazione. Per molti anni il suo vantaggio decisivo è stato nell’evolversi più velocemente di quanto avversari e osservatori erano in grado di comprendere. Tuttavia questo tempo è passato. Come la politica di Merkel opera ora lo capiscono quasi tutti e si riconoscono anche i metodi di direzione e di management in ciò che le signore (e i signori) della Cancelleria mandano avanti in questo modo. “Mi conoscete”, ella proclama. Certo, sì, la conosciamo. Oggi molte imprese sono guidate da donne e in modo progredito, anche i giornali di maggior successo. Con la decodificazione del suo metodo Merkel sta perdendo il suo momento magico e non marcia più davanti alla sua società.

Merkel non è davanti, ma SPD è soltanto molto indietro
Merkel perde già terreno? In ogni caso Angela Merkel agisce in questa campagna elettorale in modo molto più moderno di quanto lei sia. E la causa sta nel SPD, i cui tre “compagni” più importanti e bizzarri sono uomini: Peer Steinbrück,Sigmar Gabriel e Frank-Walter Steinmeier. Tutti tre hanno due stretti collaboratori, che a loro volta sono tutti sei: uomini. Rimane un mistero del SPD come si nutrano speranze che con una truppa così ermeticamente omogenea si possa schierarsi e vincere contro Casa Merkel, così svariata e svelta. In ogni caso non ci si può meravigliare che manchi al terzetto del SPD e ai suoi stretti collaboratori la varianza e la fantasia intellettuali né tanto meno che già da mesi questi nove uomini si combattano fra loro con attacchi alle spalle, oltretutto con l’ausilio di una rivista di attualità parimenti piena di uomini e invasata da altrettante lotte di potere. In altre parole: non è Merkel che sta davanti, ma e SPD che si trova molto indietro.

Probabilmente le cose stanno così, che adesso anche per le donne preminenti è iniziata una nuova fase, diventano troppe e troppo potenti per poter andare avanti soltanto col metodo Merkel. Esse possono sempre più raramente limitarsi ad affrontare le invadenti, male dirette energie maschili con tecniche difensive come l’Aichido. Adesso devono esse stesse controbattere tesi [avverse] e cercare di essere in vantaggio; stavolta chiamiamo questo il metodo “von der Leyen” [ndt.: è l’agguerrita, pugnace ministro del Lavoro nel Governo Merkel]. Naturalmente anche altre donne già fanno questo. Perciò l’effetto della loro moderazione potrebbe rapidamente ridursi.

 



Sabato 19 Ottobre,2013 Ore: 07:17
 
 
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