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www.ildialogo.org “Salvataggio” della Grecia: il 77 percento dei soldi sono finiti nel settore finanziario,traduzione dal tedesco di José F. Padova

ATTAC Austria - Comunicato stampa del 17 giugno 2013
“Salvataggio” della Grecia: il 77 percento dei soldi sono finiti nel settore finanziario

traduzione dal tedesco di José F. Padova

Ci si sente quasi imbarazzati, quando la melassa mediatica appiattisce ogni argomento al punto che si sbotti: uffa, basta, ancora sulla questione dei soldi alla Grecia? Ma è acqua passata, lo sappiamo tutti che la Merkel è riuscita a convincere i tedeschi che stanno pagando i debiti dell’intera Europa spendacciona… è una menzogna, e allora? Tanto, che ci possiamo fare…
Non illudiamoci troppo, ma le parole – e i segnali – mandati da Francesco I a Lampedusa potrebbero lasciare il segno: globalizzazione dell’indifferenza! Quindi: anche al prezzo di stufare, ecco il resoconto, non indifferente, delle prevaricazioni che l’Europa, quale è adesso – una costruzione abusiva a metà –, ha perpetrato e continua a infliggere a quel Paese, che certo le sue colpe le ha. Quindi: figliol prodigo? Un accidente: lo castighiamo, così anche gli altri, italiani in testa, la capiscono. E noi, che facciamo? le larghe intese…
J.F.Padova

ATTAC Austria - Comunicato stampa del 17 giugno 2013
[Attac è un movimento internazionale impegnato per una organizzazione democratica e socialmente equa dell’economia mondiale; per l’Italia vedi: italia.attac.org ]

“Salvataggio” della Grecia: il 77 percento dei soldi sono finiti nel settore finanziario
La ricerca effettuata da Attac lo dimostra: la politica di crisi dell’Unione Europea salva le banche, non la popolazione

(traduzione dal tedesco di José F. Padova)
www.attac.at

Dal marzo 2010 l’Unione Europea e il Fondo Monetario Internazionale (FMI) hanno impiegato 206,9 miliardi di euro in 23 tranche per il cosiddetto “Salvataggio della Grecia”. I dirigenti responsabili non documentano tuttavia quasi per nulla a quale scopo in dettaglio è stato usato questo grande importo di denaro pubblico. Perciò Attac ha effettuato ulteriori ricerche: per lo meno il 77 percento dei denari destinati all’aiuto sono finiti direttamente o indirettamente al settore finanziario.

I risultati in dettaglio
58,2 miliardi (28,1%) sono stati usati per la ricapitalizzazione delle banche greche – invece che per ristrutturare questo settore ampiamente sfibrato e per rendere responsabili i proprietari delle banche per le perdite da loro causate.
101,3 miliardi (49%) sono andati nelle tasche dei creditori dello Stato greco. Di questi 55,4 miliardi sono stati impiegati per rimborsare i prestiti statali in scadenza – invece di farne pagare il rischio ai creditori, che da questi prestiti avevano incassato lauti interessi. Ulteriori 34,6 sono serviti ad attirare creditori per la rata di debito del marzo 2012. In dicembre 2012 sono stati destinati 11,29 miliardi per un riscatto del debito pubblico, per il quale lo Stato greco acquistò dai suoi creditori obbligazioni pressoché prive di valore.
46,6 miliardi (22,5%) sono rifluiti nel bilancio dello Stato greco o non trovarono destinazione univoca.
0,9 miliardi (0,4%) sono andati quale quota greca nel nuovo Meccanismo Europeo di Stabilità ESM.

Un’elencazione precisa e dettagliata delle tranche, del loro impiego e delle fonti si trova in: attac.at. [ndt.: non lo traduco, ma basta dare una scorsa per capire il meccanismo]

“Lo scopo delle élite politiche non è la salvezza del popolo greco, ma quella del settore finanziario”, così riassume i risultati Lisa Mittendrein di Attac: “Esse hanno impiegato centinaia di miliardi di denaro pubblico per mettere in salvo banche e altri enti finanziari, e soprattutto i loro proprietari, dalle conseguenze della crisi finanziaria da loro stessi provocata.

La politica definisce falsamente i “pacchetti di salvataggio”
Quanto precede contraddice la posizione, ampiamente diffusa e pubblicamente sostenuta dai politici europei, secondo la quale in Grecia il denaro dei cosiddetti “pacchetti di salvataggio” sono andati a beneficio delle persone. La popolazione greca deve invece pagare il salvataggio di banche e simili con una brutale politica di tagli, che ha ben note e catastrofiche conseguenze sociali.

Pratiche opache con il denaro pubblico
“I risultati delle nostre ricerche fanno luce sul fatto che dal 2008 il fine principale della politica di crisi consiste nel proteggere i patrimoni dei più ricchi. La politica ammette disoccupazione, povertà e miseria enormi – per salvare un settore finanziario che salvabile non è. Anche il governo austriaco da anni condivide questo andazzo, spregiatore del genere umano”, così Mittendrein completa il quadro. Sotto l’aspetto democratico è inoltre preoccupante che i responsabili della Troika [ndt.: il solito micidiale terzetto composto da Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale] e del Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria non documentino affatto quello che fanno con i fondi pubblici. “È uno scandalo che la Commissione europea pubblichi centinaia di pagine di rapporti, ma da nessuna parte renda conto per quali scopi il denaro è stato concretamente usato. Essi sono obbligati a curare la massima trasparenza e a documentare chi effettivamente approfitta dei pagamenti”.

Traggono profitto miliardari e fondi d’investimento
Fra quelli effettivamente messi al sicuro si conta anche la famiglia di miliardari Latsis, una delle più facoltose famiglie greche, che possiede grandi quote del fondo statale «salvato» Eurobank Ergasias. Hanno approfittato anche gli speculatori: lo Hedgefond Third Point, nel corso del riscatto del debito di dicembre 2012 effettuato mediante impiego di denaro pubblico, ha incassato una plusvalenza di circa 500 milioni. “Quando il presidente della Commissione Barroso dice che il cosiddetto salvataggio della Grecia è un atto di solidarietà, sorge una domanda: solidarietà con chi?”, commenta Mitteldrein.

Altri 34,6 miliardi per il pagamento degli interessi
Del cosiddetto “pacchetto di salvataggio” 46,6 miliardi (22,5%) sono finiti nel bilancio statale greco. Tuttavia a fronte di questo importo vi sono nello stesso lasso di tempo ulteriori voci di spesa che non vanno a vantaggio della massa della popolazione. Più di 34,6 miliardi sono usciti dal bilancio dello Stato a favore dei creditori come interessi per obbligazioni statali in corso (dal 2° trimestre 2010 fino al 4° del 2012). Oltre a ciò lo Stato ha impiegato per spese di difesa militare altri 10,2 miliardi soltanto nei primi anni della crisi (2010 e 2011). Secondo informazioni dall’interno i governi di Berlino e Parigi hanno esercitato pressioni sulla Grecia perché non tagliasse le spese militari, altrimenti ne sarebbero stati danneggiati i gruppi industriali tedeschi e francesi degli armamenti.

Non è il primo salvataggio delle banche
Non si deve dimenticare che dal 2008 le banche in Europa hanno già ricevuto 670 miliardi come diretti aiuti statali (senza dare garanzie). Tuttavia il settore finanziario della Grecia – come anche dell’intera Europa – resta ancora instabile. Lo dimostra non per ultimo il recente pagamento di due tranche per la ricapitalizzazione delle banche dell’ammontare di 23,2 miliardi di euro del dicembre 2012.

La politica trascura la necessaria regolamentazione…
La quota di debito verso lo Stato greco ha colpito le banche locali tanto fortemente che lo Stato stesso ha dovuto nuovamente indebitarsi per salvarle a colpi di miliardi. “La politica europea ha trascurato, nei cinque anni dall’inizio del crack finanziario, di regolamentare i mercati finanziari e di emanare una legge sull’insolvenza delle banche. Così in ogni caso di perdite devono intervenire nuovamente i contribuenti, mentre i proprietari [azionisti] delle banche ne escono senza danni. I governi devono finalmente smettere di accordare al settore finanziario queste possibilità di ricatto”.

… e salva il corrotto sistema bancario greco
A questo si aggiunge, aggravandolo, il fatto che ulteriori miliardi fluiscono nelle casse delle banche greche nonostante alcune di esse adempiano le condizioni ufficiali stabilite in modi e misure dubbiosi. Un rapporto della Reuters del 2012 scoprì le pratiche scandalose con le quali le banche greche si procuravano reciprocamente crediti non garantiti mediante un sistema piramidale con imprese off-shore, per pura apparenza, allo scopo di avere ancora accesso al capitale privato e porre così le premesse per una ricapitalizzazione a spese dello Stato. “La politica europea e greca, mentre pretende dalla gran parte della popolazione sangue, sudore e lacrime, chiude gli occhi sugli affari segreti degli oligarchi finanziari, che sono i veri approfittatori del denaro per il salvataggio”, conferma Marica Frangakis, economista presso l’Istituto ateniese Nicos Poulantzas e membro fondatore di Attac Hellas.

Altri strani dettagli

La ricerca di Attac ha portato alla luce anche altri strani dettagli del cosiddetto “salvataggio greco”.
L’Europa e il FMI hanno più volte smentito i loro stessi annunci e hanno trattenuto per settimane e per mesi le tranche di pagamenti promesse, per fare pressione sulla democrazia greca: nell’autunno del 2011, per impedire un referendum sulla politica dell’austerità, e in maggio/giugno 2012, per aumentare le chance di vittoria dei partiti amici della Troika alle elezioni parlamentari. Trattenendo il denaro promesso la Troika costringe il governo greco a emettere titoli di debito a breve termine, per evitare l’incombente bancarotta dello Stato. Poiché questi “Buoni del Tesoro”, della durata di poche settimane o mesi, rendono tassi d’interesse elevati, fanno aumentare il debito pubblico greco ma anche i guadagni dei creditori. È questa una ulteriore prova che il fine principale della Troika non è la riduzione del debito pubblico, ma primariamente un pretesto per accelerare la distruzione dello Stato sociale e dei diritti di lavoratori e lavoratrici.

Una tranche dell’entità di 1 miliardo di euro, che la Grecia aveva ricevuto nel giugno 2012 dal Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria (EFSF) è servito in primo luogo a finanziare l’indebitamento greco nei confronti del successore del Fondo, il Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM). Quindi il EFSF ha finanziato il suo proprio successore – ma non direttamente, bensì mediante l’aumento del debito pubblico greco.

Klaus Regling, presidente di ESFS e di ESM, nella sua carriera è più volte passato dalla politica al settore finanziario e viceversa. Prima dell’attuale incarico ha lavorato alternativamente per il Governo federale tedesco, per il Fondo d’investimento Moore Capital Strategy Group, per la Direzione generale degli affari economici e finanziari della Commissione Europea e per il Fondo Hedgefonds Winton Futures Fund Ltd. Egli è quindi il simbolo dell’intreccio di finanza e politica, corresponsabile della finalizzazione al salvataggio del settore finanziario da parte della politica europea di crisi.

Secondo il rendiconto di gestione l’EFSF nel 2011 ha speso intorno a 3,1 milione di euro per il personale. In quell’anno lavoravano per l’EFSF, secondo notizie dei media, 12 persone. Quindi sono stati erogati 258.000 euro in media per ogni impiegato. Il presidente poi, Klaus Regling, guadagna presumibilmente 324.000 euro più indennità supplementari. Persone con redditi di questa grandezza amministrano una politica che in Grecia ha ridotto il salario minimo a 580 euro lordi al mese (510 per i giovani).

Fonti:

attac.at




Giovedì 11 Luglio,2013 Ore: 08:24
 
 
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