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www.ildialogo.org Prendere il potere senza perdere l’anima,di Baptiste Dericquebourg

Le Monde Diplomatique – giugno 2013 - pag. 6
Dilemmi della sinistra radicale greca

Prendere il potere senza perdere l’anima

di Baptiste Dericquebourg

(traduzione dal francese di José F. Padova)


Tempo fa, il 12 febbraio scorso Alexis Tsipras, il capo di Syriza, movimento di sinistra greco, aveva avanzato proposte molto ragionevoli per far uscire l'Europa, quindi anche noi, dalla crisi economica.
Dopo quattro mesi ecco un esame abbastanza approfondito della situazione in cui si trova Syriza e in generale tutta la sinistra greca. Ve ne propongo la lettura perché leggendo dovrebbero fare capolino paragoni con un'altra sinistra, che sinistra ormai non è più, anzi, di sinistra non potrebbe fregargliene meno. Chissà di chi parlo...
J.F.Padova

Notevole il sottotitolo: Prendere il potere senza perdere l'anima. APPUNTO.

Le Monde Diplomatique – giugno 2013 - pag. 6

Dilemmi della sinistra radicale greca

Prendere il potere senza perdere l’anima

Come passare dallo status di principale forza dell’opposizione a quello di primo partito di un Paese? Rare sono le formazioni della sinistra radicale europea in grado di poersi questa domanda con serietà. Tuttavia è proprio quella che strattona Syriza, in Grecia, che i risultati elettorali ottenuti nella primavera del 2012 pongono alle porte del potere.

Baptiste Dericquebourg, professore di Lettere classiche ad Atene

(traduzione dal francese di José F. Padova)

In luglio 2013 Syriza terrà il suo primo congresso come partito unificato. Spinta dalle elezioni legislative di maggio e giugno 2012 nel rango di corifeo dell’opposizione di sinistra alla politica della «troika» - Fondo Monetario Internazionale (FMI), Commissione Europea e Banca Centrale Europea (BCE) – la Coalizione della Sinistra radicale gode di una posizione unica in Europa. Con essa una forza politica progressista si trova alle porte del potere (1). Ma questo rapido, ambiguo successo, a un tempo vittoria e disfatta di fronte ai conservatori di Nuova Democrazia [Nea Demokratia] l’ha messa ugualmente a confronto con i problemi dell’allargamento della sua base elettorale e militante e con quelli della ricerca di alleanze. Problemi tanto più urgenti che, per la direzione di Syriza , il governo tripartito uscito dalle urne nel giugno 2012 non avrebbe dovuto tenere più di qualche mese e che nuove elezioni avrebbero quindi già dovuto avere luogo.

Fin dal giorno successivo alle legislative il capo del gruppo parlamentare Syriza, Alexis Tsipras, scatenava una polemica dichiarando: «In questi tempi di crisi la resistenza e la solidarietà sono entrambe necessarie, ma la solidarietà è più importante». Era il punto di partenza della linea «solidarietà» emanata dalla direzione, che consiste nello sviluppare dovunque azioni indirizzate a che nessun cittadino sia privato dell’accesso al nutrimento, alle cure mediche, all’avere un tetto, ecc. Principale partito membro della coalizione, Synapsismos orientò in particolare gli sforzi dei suoi aderenti verso la costituzione di banche solidali dei medicamenti.

Gli obiettivi di questa strategia erano molteplici. Da una parte, conquistare l’ondata di nuovi aderenti. Senza forte insediamento presso operai e agricoltori, senza intermediario sindacale, Syriza non aveva in effetti alcuna reale tradizione militante. Al contrario, il Partito Comunista (Kommounistiko Komma Elladas, KKE)controlla uno dei tre principali sindacati, il Fronte militante di tutti i lavoratori (Panergatiko Agonistiko Metopo, PAME), mentre il Movimento socialista panellenico (Pasok) utilizza le altre centrali a fini clientelari. «Fino alla scorsa primavera, Syriza non aveva realmente condotto alcuna azione concreta», ricorda un militante: »Ora, si tratta di due cose del tutto diverse, voler agire e sapere come farlo». Tentando di competere con le iniziative molto mediatiche del partito neonazista Alba Dorata, che organizzava allora «zuppe popolari per i Greci» e donazioni di «sangue greco», innestandosi sulle numerose azioni di solidarietà spontanea, la coalizione sperava di stabilire il contatto con coloro che la crisi aveva allontanato dalla politica.

Dichiarazioni contraddittorie

Eppure mettere la solidarietà davanti alla conflittualità porta a sviluppare l’immagine di un partito «rimedio della crisi», lungi dal profilo radicale che si ritiene distingua Syriza dal vecchio elettorato del Pasok, in netto contrasto. Nella speranza di ottenere una maggioranza parlamentare, il partito riflette sul modo di conquistare le classi medie venute alla luce alla fine della dittatura dei colonnelli, nel 1974. Necessariamente schematico, il ritratto-tipo di un membro di questo elettorato si caratterizzerebbe con i seguenti tratti: piuttosto conservatore, relativamente in età, proprietario di un bene immobile acquistato col mutuo, esercitante una professione legata al turismo, all’edilizia o alla funzione pubblica e fortemente destabilizzato dall’attuale crisi, ma nondimeno molto attaccato all’appartenenza della Grecia all’Unione Europea.

Messa di fronte al discorso dei «due estremi», ripreso dai circuiti televisivi, che associa Alba Dorata a Syriza, la coalizione ha quindi pensato bene di rassicurare. Tsipras sostiene pubblicamente tutti i movimenti di sciopero, ma adotta un tono misurato davanti ad azioni che giudica «radicali» e prende le distanze da queste, che ispirano i partiti di estrema sinistra e i gruppi anarchici. Così, al tempo dell’evacuazione, pesantemente eseguita, di Villa Amalias, un immobile occupato abusivamente ad Atene in dicembre e gennaio, alcuni gli hanno rimproverato di non aver condannato a sufficienza l’azione della polizia.

Syriza vuole mantenere la possibilità di un’alleanza con il centro-destra, andando persino al di là.

Nessun sondaggio, per ora, le ha dato la speranza di arrivare sola al potere; si tratterebbe quindi di trovare alleati in grado di rendere credibile l’idea di una coalizione governativa. Benché pretenda di riunire «tutta la sinistra», in realtà l’organizzazione è isolata. Il KKE rifiuta ogni discussione con «opportunisti» che accettano le regole dell’Unione Europea e la sua moneta unica. Alla sua destra, la Sinistra democratica (Dimar), una scissione socialdemocratica di Syriza risolutamente favorevole all’Unione Europea e all’euro, è entrata in un governo che ha convalidato il memorandum (2) della «troika».

In queste condizioni formare un governo non significherebbe necessariamente prendere il potere. Per il momento la direzione cerca di superare l’opposizione sinistra-destra attraverso la costituzione di un fronte anti-memorandum, capace di raccogliere, per esempio, i Greci Indipendenti, un partito di destra nazionalista e conservatore, ma che si oppone al memorandum. Da marzo scorso Tsipras afferma di auspicare un governo di unione nazionale, con «al cuore» la sinistra e Syriza. In parole povere: una maggioranza che non escluda la destra.

Questa strategia incontra una forte opposizione all’interno della coalizione, che ben presto ha criticato un approccio «elettoralistico». Al contrario essa vuole veder emergere una «Syriza di lotta», capace di allargare il suo elettorato portando sulle sue posizioni i cittadini vittime della crisi. Quest’ultimo mese si è quindi assistito a un doppio movimento: mentre la coalizione si trasformava in partito unificato, si cementava un’«ala sinistra» autoproclamata, in disaccordo con ciò che essa percepisce come una svolta a destra. Durante le Conferenze panelleniche della coalizione che, in dicembre 2012, gettavano le basi di un partito unificato, una mozione dissidente che totalizzava il 25% dei voti ha riunito la corrente di sinistra di Sinapsismos e la Sinistra operaisti internazionalista (DEA), fra le altre. Essa ha rivendicato la costituzione di un governo «unicamente di sinistra», una posizione più chiara sull’annullamento del memorandum e del debito e la parola d’ordine «nessun sacrificio in nome dell’euro». La tendenza maggioritaria preferisce dire: «L’euro non giustifica tutti i sacrifici».

La crisi cipriota e la pubblicazione da parte del Partito progressista dei lavoratori (Anorthotiko Komma Ergazomenou Laou, AKEL), partito fratello di Syriza, di uno studio che propone l’uscita dalla moneta unica come risposta alle misure della «troika», hanno ancor più esacerbato le critiche interne contro una posizione globalmente favorevole all’euro. Sembra in effetti sempre più irrealistico immaginare che la Grecia ottenga dalla Germania e dalla BCE la libertà di portare avanti il programma economico di Syriza all’interno della zona euro. La corrente minoritaria non bloccherà l’unificazione della coalizione in partito nei mesi a venire, ma costringe la sinistra radicale a precisare il suo programma politico e la sua strategia.

Occorrerà dissipare il sospetto di una doppiezza del linguaggio. Il programma iniziale di compromesso, vago nei suoi termini e nei suoi obiettivi, lasciava a ciascuno dei partiti membri una relativa libertà d’interpretazione. Dalla scorsa primavera questa situazione ha dato luogo alle dichiarazioni più contraddittorie e disorientato una parte dell’elettorato. Il 5 dicembre 2012 Tsipras afferma davanti alla Camera di commercio ellenico-americana che l’annullamento del memorandum è necessario. Quattro giorni più tardi il deputato di Chanià, membro di Syriza, spiega che l’obiettivo è quello di arrivare a una «rinegoziazione degli accordi sui prestiti e a un cambiamento della politica economica interna eseguito unilateralmente», senza aggiungere altre precisazioni (3). Quando il 17 aprile Tsipras evoca una «sospensione» del memorandum, un’immediata polemica, all’interno e all’esterno della coalizione, lo costringe a scusarsi per un «lapsus» e a riaffermare la sua immutata volontà di «annullarli».

Le medesime contraddizioni compaiono circa la questione del debito: quale proporzione dell’ammontare totale una conferenza internazionale dovrebbe annullare? Quale sarebbe la sorte riservata alle banche? Il programma (del quale gli stessi quadri del partito ammettono l’indefinitezza, promettendo continuamente nuove proposte più convincenti) rivela questa ambiguità: mentre proclama una volontà rivoluzionaria di superamento del capitalismo, l’insieme delle misure proposte tende piuttosto verso una politica di rilancio keynesiano, con un sostegno statale a piccoli produttori, agricoltori o artigiani. Si promette la nazionalizzazione delle imprese d’importanza strategica, ma non si escludono nuove privatizzazioni. Gli obiettivi ecologici, per quanto li riguarda, rimangono ancora allo stadio di principi generali.

La delusione dei giovani elettori

Infine Tsipras ha svolto nel corso degli ultimi mesi un’intensa attività per fare conoscere e riconoscere all’estero il suo partito come un interlocutore politico serio. Se alcuni di questi viaggi, per esempio in Argentina, sono stati percepiti come segnali a favore di un annullamento del debito, quello che l’ha condotto negli Stati Uniti e il colloquio con il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schäuble sono stati giudicati più inquietanti.

Per questo motivo Syriza si trova sotto attacco per essere a un tempo troppo a sinistra e troppo a destra. La coalizione deve costantemente affrontare il timore dei suoi elettori – e in particolare della gioventù di città che la primavera scorsa l’aveva plebiscitata – di vederla trasformarsi in un nuovo Pasok: i socialisti erano arrivati al potere nel 1981 con un programma radicale del quale non hanno poi realizzato pressoché niente. Vittime della crisi, certi giovani, ostili al Pasok «dei loro genitori», sembrano delusi dalla moderazione di Syriza nel corso delle lotte di questi ultimi mesi.

La recente storia della coalizione rivela due delle principali difficoltà che deve affrontare la sinistra quando si avvicina al potere. La prima: come sviluppare una politica risolutamente a sinistra in un contesto nel quale la sovranità nazionale è ostacolata? La difficoltà di una riconquista della sovranità nazionale deriva certamente dai rapporti con l’Unione Europea e la BCE, ma ugualmente dai mezzi molto limitati di cui dispone un governo della zona euro per affrontare le delocalizzazioni o un crollo del suo sistema bancario (4). Pronunciandosi per il mantenimento entro la zona euro, tanto grandi sembrano essere le difficoltà da superare in caso di uscita forzata o volontaria, Syriza è costretta a trovare scenari adatti per fare accettare la sua politica dai suoi partner e dai suoi avversari, come la conferenza internazionale sul debito dei Paesi del Sud Europa.

Seconda sfida: quella delle mobilitazioni popolari, che giustamente potrebbe servire come base per la riconquista della sovranità nazionale. I cambiamenti politici in America latina si sono appoggiati su un’intensa mobilitazione della popolazione. La strategia attuale di Syriza si fonderà su un sostegno di questo genere in caso di vittoria elettorale?

(1) Lire Alexis Tsipras, «“Notre solution pour l’Europe” », Le Monde diplomatique, février 2013. (La mia traduzione è stata spedita il 12 febbraio ’13).
(2) Accord de prêt signé entre Athènes et la « troïka ». (3) Efimerida ton Syntakton (Le Journal des rédacteurs), Athènes, 9 décembre 2012.
(3) Efimerida ton Syntakton (Le Journal des rédacteurs), Athènes, 9 décembre 2012.

(4) Come sarebbe potuto essere il caso nel giugno 2012, quando in qualche giorno più di 17 miliardi di euro sono stati trasferiti in banche estere. (Comme cela aurait pu être le cas en juin 2012, lorsqu’en quelques jours plus de 17 milliards d’euros ont été transférés dans des banques étrangères).

Per avere il testo originale scrivermi emilpad@teletu.it




Giovedì 06 Giugno,2013 Ore: 17:23
 
 
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