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www.ildialogo.org Italia Voto del destino per l’euro  ,di Wolfgang Münchau

Der Spiegel – Spiegel online 20 febbraio 2013
Italia Voto del destino per l’euro  

di Wolfgang Münchau

Sempre Der Spiegel riferisce il punto di vista tedesco circa l'auspicabile esito delle elezioni italiane e prende in esame diversi possibili esiti. Tenendo sempre in primo piano la sorte dell'euro, la cui scomparsa è vista in Europa come la peggiore catastrofe. Adesso non ci rimane altro che votare e incrociare le dita. (J.F.Padova)

Der Spiegel – Spiegel online 20 febbraio 2013

Italia

Voto del destino per l’euro

Wolfgang Münchau

Un pagliaccio, un miliardario, un apparatschiki e un professore che di politica non capisce niente. Uno di questi uomini diventa il nuovo premier d’Italia – e deve decidere sul futuro dell’Unione monetaria europea. Una votazione simile non c’è stata da decenni.

(traduzione dal tedesco di José F. Padova)

spiegel.de

Immaginatevi che vi siano le elezioni e che abbiate la scelta fra quattro candidati: un clown, un miliardario condannato in prima istanza per evasione fiscale, un funzionario politico di sinistra, che non capisce niente di economia, e un professore conservatore, che non capisce niente di politica.

Fra pochi giorni gli italiani decidono quale di queste quattro personalità diventerà primo ministro. In Italia appena prima delle votazioni non si possono diffondere risultati di sondaggi. Gli ultimi indicavano una vittoria di misura per Pier Luigi Bersani, l’apparatchiki, capo del Partito Democratico. Per molti motivi si tratta di una delle più interessanti votazioni che abbiamo avuto in Europa da decenni. Perché qui si decide del futuro dell’euro.

In Italia il partito più forte riceve come premio alla Camera dei Deputati un numero supplementare di seggi tale da garantirgli il 54%. Se i sondaggi hanno ragione Bersani ottiene questa grande maggioranza. Al Senato, la Camera Alta del Parlamento italiano, questa maggioranza probabilmente non la ottiene. Forse avrebbe una maggioranza insieme a Mario Monti, attuale premier e capo della Coalizione di Centro, ma questa non sarebbe certo un’alleanza stabile. Sarebbe come se in Germania Partito Liberale, Partito Socialdemocratico, i Verdi, quelli della Sinistra [estrema] e magari anche i Pirati formassero una coalizione.

Grillo, la versione italiana di Stefan Raab

Il clown è Beppe Grillo, una versione italiana di Stefan Raab [ndt.: comico-moderatore tedesco in voga] con la differenza che lui entra in campo, invece di moderare il talk-show. E chi liquidasse Grillo come un comico dovrebbe ricordarsi di quegli ingenui giornalisti europei che alla fine degli anni ’70 avevano squalificato Ronald Reagan come un semplice attore cinematografico e in seguito rimasero sconcertati.

Grillo è stato boicottato dalla televisione, ma anche senza sostegno ha messo in opera una fulminante campagna elettorale anti-establishment. I suoi media sono i blog, il suo palcoscenico Twitter e Facebook. Egli è contro l’infeltrimento della politica italiana e soprattutto contro l’euro. Con tutto ciò arriva nei sondaggi al 20 percento. Quanto più lo si sottovaluta, tanto più diventa pericoloso. Non vincerà, ma in Italia ci sarà nel Parlamento un partito anti-euro più importante.

Prima delle elezioni Silvio Berlusconi era stato liquidato come uomo del passato. Eppure si è presentato come un fulminante combattente elettorale. L’ex presidente del Consiglio, condannato in primo grado per evasione fiscale e incriminato per favoreggiamento della prostituzione con una minorenne, ha quasi completamente ricuperato il vantaggio di Bersani. Berlusconi critica l’indirizzo di austerità dell’attuale governo e promette la restituzione delle imposte già incassate dallo Stato. Fra i suoi temi preferiti: denigrare Angela Merkel e il patto fiscale. Martedì scorso ha affermato che l’Italia potrebbe vivere anche fuori dall’euro.

Al centro fluttua Mario Monti, l’anti-Berlusconi , un uomo che sembra sentirsi più a suo agio con i suoi amici stranieri a Davos e prima a Bruxelles che nella sua patria politicamente scabrosa. Monti ha assunto il governo alla fine del 2011, come tecnico, e adesso si è riciclato come politico. Un calcolo errato. Monti non ha alcuna esperienza di campagne elettorali e meno che meno con la loro organizzazione. La sua coalizione di centro si trova largamente distaccata in posizione arretrata. Nel migliore dei casi è sufficiente per essere un partner di minoranza in una coalizione che anche senza di lui sarebbe ridotta a brandelli.

Per l’Italia sarebbe bene una grande vittoria della sinistra

Quale sarebbe il risultato migliore per la futura stabilità dell’Unione monetaria? Difficile a dirsi. Forse una vittoria di Bersani? Tutto dipende da come ha luogo questa vittoria. Una vittoria schiacciante, come era in vista un mese fa, sarebbe probabilmente l’esito migliore, ma non succederà. Una vittoria appena sufficiente di Bersani al Senato, con una esigua maggioranza, garantisce nuove elezioni entro breve tempo, forse in uno o due anni.

Durante questo periodo le forze antieuropee farebbero un’opposizione molto forte – con Grillo, con Berlusconi. Se la destra si mette insieme, cosa su cui si può contare, riporterà alle elezioni successive una spettacolare vittoria, perché in Italia con l’economia va sempre peggio. Non è in vista una mutazione di tendenza. Ha grande potenziale per adescare gli elettori.

Una grande vittoria della sinistra sarebbe buona cosa per l’Italia, una grande vittoria della destra anche, ma una vittoria appena sufficiente, indifferentemente di chi, sarebbe il peggior esito pensabile.

Di fronte a questa situazione, dal punto di vista europeo sarebbe seconda per bontà una vera e propria patta – Bersani vince alla Camera, Berlusconi al Senato. Quindi si addiverrebbe a una grande coalizione sotto la guida di Bersani o del Segretario generale di Berlusconi, Angelino Alfano. Lo stesso Berlusconi agirebbe fra le quinte. Sarebbe il migliore risultato perché le grandi coalizioni sono più propense ad affrontare grandi riforme e perché spesso sono stabili. All’opposizione starebbero i seguaci di Monti come pure Grillo, con posizioni pro e contro l’euro che si neutralizzerebbero a vicenda. Si avrebbe un governo forte e un’opposizione divisa – invece del contrario.

Una vittoria di Berlusconi sarebbe sicuramente uno choc, non soltanto per la Merkel. Ma non è il più grave infortunio immaginabile. Lo sarebbe invece l’instabilità politica, una persistente crisi economica, unite al dubbio circa la volontà e la capacità dell’Italia di rimanere nell’euro.

Secondo le previsioni circa l’esito delle elezioni è la cosa più probabile.




Sabato 23 Febbraio,2013 Ore: 19:46
 
 
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