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www.ildialogo.org «Adesso basta!»,Traduzione di Josè F. Padova

«Adesso basta!»

In Svizzera Amnesty International da il via a una campagna per un diritto di asilo politico corretto e degno dell’essere umano


Traduzione di Josè F. Padova

Anche altri Paesi, come in questo caso la Svizzera, hanno le loro leggi Bossi-Fini e abbastanza xenofobi e razzisti per farle votare in Parlamento. Amnesty International si è attivata, con altre ONG, per una campagna (manifesti, cartelloni, inserzioni su giornali e TV, volantini, ecc.) in chiave satirica intesa a diffondere a tutti i livelli la consapevolezza di questo tragico problema. In Svizzera, raccogliendo un certo numero di aderenti, si può far votare referendum, propositivi o abrogativi, e penso che Amnesty si muova in questa prospettiva.
Purtroppo qui da noi i referendum hanno ormai perso vigore.
J.F.Padova

 

Berna – Zurigo, 1 ottobre 2012. Amnesty International Svizzera, insieme a altre ONG, durante questo mese di ottobre vuole protestare con manifesti provocatori contro una politica del diritto di asilo sempre più spregiatrice del genere umano. Sui manifesti e i cartelloni si possono vedere uomini politici che si dedicano all’inasprimento permanente dell’asilo politico in Svizzera, come Christoph Blocher [ndt.: leader del maggior partito razzista e xenofobo in Svizzera, UDC/SVP].

Su manifesti, cartoline postali e sul sito www.jetzt-ist-genug.ch [tradotto liberamente in Adesso ne abbiamo abbastanza] sono messi alla berlina in forma satirica uomini e donne politici, noti per la loro dura presa di posizione circa l’asilo politico. Essi sono rappresentati come se si trovassero nella situazione di un richiedente asilo. Amnesty International e le Organizzazioni che la sostengono vogliono con questa azione indurre alla riflessione e a maggiore solidarietà e comprensione per chi è in stato di necessità. Con lo slogan «Rinascendo come somalo qualcuno sarebbe felice di essere stato tempo prima contro la legge che inasprisce il diritto di asilo» Amnesty vuole ridestare la tolleranza, proiettando chi osserva nella situazione di profugo.

Dalla sua entrata in vigore nel 1981 in poi la legge svizzera sul diritto all’asilo è sottoposta quasi permanentemente a revisione. Con l’attuale inasprimento il diritto all’asilo diventa ancor più precario. Secondo Denise Graf, giurista ed esperta di diritto all’asilo di Amnesty International, la legislazione sull’asilo politico non serve più a tutelare i bisognosi di protezione e i perseguitati. Essa è diventata piuttosto uno strumento di politica migratoria.

Sfruttando la clausola dell’urgenza l’Assemblea Federale ha approvato provvedimenti altamente controversi, che però adesso entrano in vigore. Ne fanno parte quello che dispone come in futuro le domande di asilo non potranno più essere inoltrate presso le ambasciate svizzere e come l’obiezione di coscienza e la diserzione non costituiscono più valido motivo per ottenere l’asilo. «Entrambe queste misure possono portare con loro pesanti conseguenze per le persone che sono perseguitate da un regime brutale, per esempio gli obiettori di coscienza dell’Eritrea o della Siria o le attiviste per i diritti umani perseguitate dal loro governo», teme Denise Graf.

Per il Partito Popolare Svizzero SVP/UDC l’inasprimento del diritto all’asilo già da tempo non è abbastanza duro. Per questo motivo l’UDC ha annunciato domenica una nuova iniziativa a proposito di asilo. Questa prevede fra l’altro di internare i richiedenti in lager senza possibilità di uscire durante l’intero procedimento. Oltre a ciò la durata del procedimento per l’ottenimento dell’asilo viene fortemente accorciata per legge a 30 giorni con un termine di 10 giorni per il ricorso. Secondo l’esperta di Amnesty l’istituzione di tali lager d’internamento è in assoluta contraddizione con la Costituzione svizzera. L’abbreviazione del procedimento e il termine per il ricorso troppo ridotto renderebbero quest’ultimo semplicemente impossibile.

La campagna di Amnesty International e delle organizzazioni partecipanti costituisce un appello all’opinione pubblica svizzera perché s’impegni a favore di una politica dell’asilo corretta e rispettosa della dignità umana. Amnesty chiede l’abbandono di tutti quei provvedimenti di legge che rendono più difficile l’accesso al procedimento per la concessione del diritto all’asilo. Tutti i richiedenti asilo politico devono avere diritto a un procedimento corretto e completo e ottenere una decisione entro termini utilizzabili.

«Jetzt ist genug!» [Ora basta!] è una campagna condotta da: Amnesty International e da (segue elenco, fra gli altri Human Rights Svizzera, Forum per i/le migranti, Consiglio svizzero per la pace, ecc.).

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Nota del traduttore:

Sul sito youtube.com si trova un breve filmato satirico che mostra “Mustafà” (Christoph) Blocher con un collega deputato razzista e xenofobo in uno dei previsti campi di concentr…, scusate, internamento, seduti al freddo davanti a una pentola in cui bolle una testa di capra. Il dialogo: “Ehi tu, Blocher, smettila una buona volta di guardarmi così triste!”. E lui: “Anch’io ho fame, ma doveva proprio esser la nostra Zottel a finire in pentola? [ndt.: Zottel è la capretta portafortuna del Partito!]”.

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Ecco uno dei manifesti: il somalo Blocher, profugo senza diritto all’asilo, che si rammarica di non essersi opposto all’inasprimento della legge.

[ndt.: Il che prova che anche in Paesi di rinomata fama democratica c’è sempre qualcosa o qualcuno che va storto. Ma anche che con l’ironia si può mandare un messaggio efficace.]

Sul sito jetzt-ist-genug.ch poi ci sono le biografie dei principali “leghisti” svizzeri trasformati in profughi da Siria, Somalia, Eritrea, Turchia curda. C’è anche il capo della Lega Ticinese, Bignasca, profugo dall’Eritrea [ndt.: è colui che vorrebbe espellere tutti i lavoratori italiani dal Cantone Ticino!]. Il suo “racconto” è troppo vicino alla realtà per non mettere i brividi:

Girmay (Giorgio) Bignasca, profugo dall’Eritrea

«Sono stato in mare 21 giorni. Eravamo 80 persone sul barcone. Soltanto cinque sono sopravvissute. Dopo tre giorni non c’era più acqua potabile, niente da mangiare ed era finita la benzina. La barca andava alla deriva. Era agosto e non pioveva mai. Alcuni cominciarono a bere la propria urina e la rigettavano. Dopo otto giorni moriva il primo.

 

Delle 25 donne soltanto una è sopravvissuta. Ogni giorno c’erano morti.

Durante il giorno il sole era bruciante e la nostra pelle scottata. Tutto mi faceva male, perfino gli abiti non sopportavo più sulla pelle. L’acqua di mare penetrava nello scafo. Eravamo sempre bagnati e di notte faceva molto freddo. Le navi passavano accanto a noi ma non ci aiutavano. Quando vedevamo una nave urlavamo con tutte le forze che ci restavano. Eravamo tutti deboli e non ce la facevamo più. Una volta una nave ci ha gettato una tanica con 20 litri d’acqua e ha proseguito. In quel giorno sulla barca eravamo ancora in sei, dopo un’altra persona è morta e un giorno dopo una nave ci ha tratti in salvo».

Cifre e fatti

Alla fine del 2011 in tutto il mondo c’erano più di 42 milioni di persone in fuga da guerre e persecuzioni. Non vi sono inclusi i milioni di persone che fuggono dalla pura miseria, per cercare lavoro e una vita migliore.

Nel 2011 sono state inoltrate 22.551 domande d’asilo. Di nuovo è ricominciata la discussione circa uno «stato di emergenza circa il diritto all’asilo».

Nel medesimo anno la Tunisia ha accolto 860.000 fuggiaschi dalla Libia. Sono quasi 40 volte più di quelli in Svizzera. Fino ad oggi la Tutchia ha accolto più di 80.000 profughi dalla Siria e la Giordania più di 180.000.

Del milione e mezzo di persone che nel 2011 sono fuggite dalla guerra civile in Libia, meno del 2 perento sono venute in Europa. La grande maggioranza ha trovato protezione e aiuto nei Paesi vicini, Tunisia ed Egitto.

Almeno 1.500 uomini, donne e bambini hanno perso la vita durante la fuga attraverso il Mediterraneo.

Tutti i Paesi confinanti con i territori nordafricani e del Vicino Oriente dove imperversano i conflitti nel 2011 hanno tenuti aperti le loro frontiere per tutti i profughi. Perfino quando dopo poche settimane decine o addirittura centinaia di migliaia di fuggiaschi vi giungevano attraversando il confine.

Più dell’ 80 percento di tutti i profughi su scala mondiale sono accolti nei Paesi in via di sviluppo. Più del 40 % di tutti i profughi hanno trovato rifugio in Paesi il cui reddito pro capite annuo è inferiore a US $ 3.000. Il reddito pro capite svizzero si aggira sui $ 60.000 all’anno.

Nel 2011 si trovavano in Svizzera 47.677 richiedenti asilo in totale, che corrisponde a una quota dello 0,5 percento della popolazione svizzera residente. D’altronde: nel 1999 essi erano 104.739, quindi più del doppio.

Le 22.251 persone che hanno chiesto asilo in Svizzera nel 2011 provenivano fra l’altro dai Paesi seguenti: Eritrea, Nigeria, Afghanistan, Siria, Somalia, Turchia, Iraq e Sri Lanka. In tutti questi Paesi vi sono conflitti armati o persecuzioni.

Circa un terzo dei richiedenti asilo in Svizzera nel 2011 è stato rimandato in altri Paesi (secondo il sistema di Dublino). Delle richieste di asilo trattate in Svizzera circa la metà sono state accolte (6781).

Nel 2011 in Svizzera 10.166 persone vivevano di assistenza, la loro richiesta di asilo venne rifiutata, ma una espulsione non è possibile per svariati motivi, per esempio per mancanza di documenti o perché le persone si rifiutano. Assistenza significa: alloggio in ricoveri fuori mano, in parte chiusi durante il giorno e in un contributo di circa 8 franchi (= € 6,40) per la sopravvivenza giornaliera.

L’aiuto svizzero alla Tunisia come Paese in via di sviluppo nel 2011 ammontava a 12,5 milioni di franchi (= € 10 milioni) . Il regime di Ben Ali aveva contemporaneamente depositato su conti presso banche svizzere all’incirca 60 milioni di franchi.

Dal 1981 la legge svizzera sul diritto all’asilo è sottoposta a perenne revisione, sempre nel senso di una riduzione del diritto stesso. Quella attuale è la revisione numero 10.




Lunedì 15 Ottobre,2012 Ore: 17:05
 
 
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