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www.ildialogo.org ”Siete tutti quanti merkelizzati?”,di Hans-Jürgen Schlamp

Der Spiegel, Hamburg – 5 agosto 2012
L’immagine della Germania in Italia

”Siete tutti quanti merkelizzati?”

di Hans-Jürgen Schlamp

(traduzione dal tedesco di José F. Padova)


Un famoso articolo di Scarfoglio parlava delle "nozze con i fichi secchi". Mi torna alla mente constatando l'aumento del vociare contro l'euro e l'Europa. Chi strepita non ha tutti i torti, ma soltanto nel senso che alle nozze è mancata la torta nuziale: il Trattato che sancisca l'Europa "Stato Federale" con Parlamento eletto dal popolo europeo. Infatti sembra che ormai anche i più duri di comprendonio abbiano capito che una Moneta senza uno Stato semplicemente non è o, se c'è, sembra essere il nucleo della discordia. Già si levano i nazionalismi. Ecco come Hans-Jürgen Schlamp, corrispondente da Roma dello Spiegel, interpreta i sentimenti dei nostri connazionali (mal sobillati dalla solita stampa dell'ex Padrone) nei confronti dei suoi.(J.F.Padova)

Articolo originale al link: spiegel.de

In Italia cresce la rabbia verso la Germania. I giornali di Berlusconi spettegolano sulla Cancelliera federale. Nei bar, osterie e chiacchierando con i vicini i cittadini della RFT devono spiegare: Perché un’intera nazione va dietro “alla Merkel” nel suo orientamento sull’euro?

“Hai visto ieri le olimpiadi?” mi ha chiesto poco fa il mio vicino di casa Camillo. Sottobraccio portava un cesto di pomodori, zucchine e cipolle del suo orto – e sul viso un sorriso ipocrita. “È stato fantastico: cinque medaglie per l’Italia. Siamo al secondo posto, dopo i cinesi, prima degli americani! E voi?”. “Non lo so”, ho risposto io sinceramente. “Siete alla posizione 79”, esultò Camillo, “dovete impegnarvi un pochino!”.

Finalmente erano “i tedeschi” una volta tanto i perdenti. Anche se soltanto provvisoriamente. Una piccola pausa per riprendere fiato nel tempo dell’umiliazione. “Aiuti soltanto sotto condizione”, risuona ogni giorno da Berlino. E le condizioni le impongono naturalmente loro, i più ricchi, i più diligenti, quelli che hanno successo, i tedeschi. Più di tutto fa pensare gli italiani il loro modo duro di fare. “La Merkel” ha sostituito “Mikael Skumaker”. Come una volta lo era il campione mondiale di formula 1, adesso è il capo del governo di Berlino il simbolo della superiorità e dell’arroganza dei tedeschi.

Ammirati, ma non amati, del tutto stimati, ma non capiti.

Per molta gente è Merkel la donna babau. I giornali italiani dell’impero Berlusconi la svillaneggiano disinvoltamente, nella convinzione che questo atteggiamento sia apprezzato dal popolo. E per una piccola parte degli italiani, ciò che rimane dei seguaci di Berlusconi, lo è anche. Già i tedeschi sono degradati a “crauti” o a “panzer”.

Il più recente esempio di ciò l’ha fornito il foglio berlusconiano “Il Giornale”. Il quotidiano ha commentato le moderate dichiarazioni del capo della BCE Mario Draghi sul salvataggio dell’euro con il titolone in prima pagina: “Quarto Reich”. Appena sotto una foto, che mostra la cancelliera che alza il braccio destro nel saluto nazi. “Il no della Merkel e della Germania mette noi e l’Europa in ginocchio”, così scrive “Il Giornale”. E nell’articolo si può leggere: “Ha vinto la Germania, hanno perso l’Italia, l’Europa, l’euro”. L’Italia non sarebbe più in Europa ma nel Quarto Reich. Draghi avrebbe dovuto inchinarsi al volere di Merkel e così farebbe parte dei perdenti.

Comprensione per la Grecia

Al contrario gli italiani hanno comprensione per la Grecia. Chiaramente quelli si sono ficcati da soli nei guai, ma non certo la povera gente, bensì il ceto elevato, i politici hanno rovinato tutto. Non si può adesso piantarli in asso! Siamo pur sempre una famiglia europea, o no? E in una famiglia ci si aiuta gli uni gli altri.

Le cose le vede diversamente il giovane di Friburgo, che vuole imparare l’italiano nella scuola di lingue romana “Leonardo da Vinci” e adesso deve discutere di politica. “Non siamo una famiglia. E i greci devono vedersela loro come venirne fuori. Hanno lavorato troppo poco e se ne sono stati seduti al caffè troppo a lungo”. Troppo tardi, unico tedesco del corso, si accorge che i suoi compagni di scuola – francesi, spagnoli e soprattutto europei dell’Est – lo fissano inorriditi. Qui c’è lui, il nuovo, brutto tedesco.

Non hanno forse i tedeschi per lunghi anni guadagnato con l’euro? E adesso vogliono lasciarlo morire? “La maggioranza dei tedeschi contro l’euro”, riferiscono i media del risultato di un sondaggio. Soltanto il 29 percento credono che l’euro abbia portato loro vantaggi. Sì, danno frose i numeri?

“Siete tutti merkelizzati?”, si indigna un amico italiano. Devo spiegargli come mai la maggior parte dei tedeschi se ne sta dietro “questa Merkel”. Eppure tutto quello che gli dico lo spazza via come “fredda economia e roba da ragioniere”. Si tratta della politica, dell’Europa, delle persone! Gli dico che la maggior parte dei problemi dei greci hanno origine in Grecia e quelli degli italiani in Italia e quindi che solamente lì possono essere risolti. E lui: “Chiaro, l’Italia è un Paese di merda con politici inetti, che hanno sempre e soltanto accumulato debiti su debiti, questo lo so bene, lo sanno tutti – ma” e alza la voce “questo lo sapevate voi altrettanto come noi! Avete perfino indebolito le regolamentazioni, perché tutti potessero fare pasticci. E adesso in seguito sapete tutto ancora meglio, adesso tutto deve andare secondo le regole tedesche”.

Ognuno conosce soltanto la propria verità, colorata di nazionalismo

Come potrei farlo avvicinare alla comprensione della posizione tedesca, se anche Angela Merkel con i suoi argomenti non fa presa sui suoi colleghi mediterranei? “Madame Merkel non decide in nome di tutti gli europei”, fa sentire la sua opinione a casa sua il presidente francese François Hollande. Il capo del governo italiano Mario Monti aggiunge: “Anche se l’Italia lo fa, poi è no, perché lo dice Angela Merkel”.

“Vi date arie di tesorieri dell’Europa”, dice un barbuto trentacinquenne davanti a una tazzina di caffè nel bar del paese, “non lo sapete che è una scemenza?”. Calcola che la Germania è impegnata nel fondo di salvataggio europeo con 190 miliardi di euro, ma anche l’Italia con 125 miliardi. “Anche noi siamo altrettanto i tesorieri”. Una volta dato l’avvio non si ferma più: “Inoltre noi siamo la terza più grande nazione industriale dell’eurozona. Perché i politici tedeschi parlano di noi come di un Paese in via di sviluppo?”.

Che devo dirgli? Che in ogni Paese dell’euro c’è una propria versione della crisi, con ogni volta altre vittime e altri responsabili? Una verità colorata di nazionalismo, che i politici e i media portano a casa loro dai vertici dell’Unione Europea a Bruxelles o nelle altre scene teatrali dove si svolge la rissa fra le 27 nazioni. E ognuno conosce soltanto la propria.

“Anche ammesso”, si intromette un uomo più anziano, “ai tedeschi qualcosa riesce maledettamente bene”. I salari sono più alti, gli ospedali migliori, i bus in orario e la burocrazia è sopportabile. Ciononostante non ci si dovrebbe lasciare colonizzare dalla Merkel. È vero, dicono tutti. Soltanto un giovane artigiano in tuta obietta: “Se le cose stanno così, mi farei colonizzare volentieri”.

Aggiungo un articolo pubblicato su “La Stampa” l’8 c.m.:

8/9/2012

Merkel e la strategia della rimonta

Gian Enrico Rusconi

da: “La Stampa”, 8 settembre 2012

La partita è appena iniziata. Dopo l’indecisione paralizzante che ha caratterizzato la vita europea degli ultimi mesi, la Banca centrale europea ha fatto la sua mossa - forte e attesa. Ma attesa era anche la reazione della Bundesbank, che ha negato il suo voto alla risoluzione della Bce di acquistare i titoli di Stato dei Paesi in difficoltà «illimitatamente» - secondo precise e rigorose condizioni.

Ma la Banca centrale tedesca non è il governo tedesco; non è nemmeno «la Germania». Eppure, molta stampa tedesca sta reagendo negativamente, convinta o quanto meno preoccupatissima che la Bce abbia commesso un grosso errore che recherà danno all’Unione europea – e ai tedeschi innanzitutto. Ma a ben vedere, lo sconcerto dei tedeschi ha un’altra ragione più sottile: non immaginavano che si osasse tanto contro il loro esplicito parere. O, quantomeno, contro il parere di uomini politici, di gruppi di interesse e di opinionisti che in queste settimane hanno sostenuto le loro tesi in modo così martellante da intimidire in Germania molte altre voci più ragionevoli. Ora si trovano isolati. Che cosa accadrà?

Soltanto la cancelliera aveva intuito che il braccio di ferro che si era instaurato fra tedeschi ed europei non portava da nessuna parte. Anzi, stava creando una paralisi mortale nelle istituzioni europee. Nei giorni scorsi Angela Merkel aveva assunto una posizione che appariva persino ambigua, nel non voler far entrare in collisione il presidente della Bundesbank con il presidente della Bce. Adesso – dopo il contrasto - potrà farsi avanti per chiedere a Mario Draghi perentoriamente di poter «vedere» con chiarezza le famose condizioni precise e rigorose necessarie ai Paesi che intendono beneficiare dell’intervento della Bce. Questo è il punto su cui la Merkel giocherà la sua partita di recupero.

Non penso che la cancelliera creda alla favola diffusa in queste ore che basti «l’annuncio della Bce» per soddisfare i mercati o scoraggiare gli speculatori. Il compito più difficile sarà piuttosto convincere i tedeschi che è loro interesse recuperare rapidamente un rapporto di reciproca fiducia con i partner europei. Cominciando a collaborare con la Bce nella definizione delle condizioni di fruizione degli aiuti della Banca centrale. Ciò che conta è non perdere del tutto il controllo. Riconquistare quella leadership informale che è andata perduta di fatto nell’ultimo anno insistendo unilateralmente sulla ricetta tedesca.

La Germania si trova davanti alla sua prova più impegnativa dopo il 1989/90, dopo i Trattati di Maastricht e dopo l’introduzione dell’euro. Anzi, per molti aspetti è la rivisitazione delle regole e degli accordi sorti proprio da quel nesso di eventi che sino ad ieri si pensava fosse l’asse attorno al quale si era costruita e rafforzata l’identità politica, economica, culturale dell’Europa e della Germania stessa.

Inaspettatamente, oggi l’essere tedesco è entrato in tensione con l’essere europeo. Molti tedeschi hanno la sgradevole sensazione che i partner europei chiedano loro di fare qualcosa che contraddice la lettera e lo spirito dei Trattati consensualmente sottoscritti (in particolare per quanto riguarda la funzione della Banca centrale europea) e che quindi venga mortificata quella che con un tono sprezzante è chiamata la loro «ortodossia». Sentono penalizzata la loro «disciplina» politico-economica, mentre dovrebbero essere gli altri (in particolare i Paesi del Sud) ad imitarla. Sappiamo che non è proprio così, e che la classe intellettuale e giornalistica tedesca ha la sua responsabilità nell’avere dipinto in modo semplicistico la situazione.

Per le prossime settimane possiamo ipotizzare una secca alternativa. O vince la linea della cancelliera Angela Merkel, che, pur prevedendo un lungo confronto, duro se necessario, ma pur sempre trasparente e collegiale, si mette in sintonia con gli altri partner europei lungo quelle linee di intervento e riforma sistemica delineate nei mesi scorsi, anche grazie al contributo del governo italiano. Oppure, cedendo a risentimenti vendicativi, i tedeschi insisteranno nel rifiuto sistematico di tutte le proposte avanzate sul terreno europeo. Senza arrivare ad un referendum anti-euro (o comunque lo si voglia formulare), la cui vittoria sarebbe usata come una clava contro l’Unione europea, basterebbe che i tedeschi dicessero sempre di no, illudendosi di salvare in questo modo la loro sovranità nazionale. Quello che non capiscono i sostenitori di questa linea «tutta tedesca» è che sarebbe la fine della Germania quale è felicemente uscita dopo le catastrofi del XX secolo, grazie anche agli europei. Sarebbe la fine della Germania come modello democratico, di cui vanno fieri i tedeschi, nel momento stesso in cui rinnegano la strada che hanno percorso per costruirlo.

Intanto però siamo davanti al paradossale ricupero di immagine e di simpatia in Europa della cancelliera Merkel oggetto nei mesi scorsi di odiose vignette e di stupidi insulti. E data per politicamente spacciata da molti commentatori. Sorprendendo ancora una volta amici e nemici - nel deserto di forti personalità ai vertici della politica tedesca – la cancelliera potrebbe inaugurare una nuova stagione della politica tedesca verso l’Europa. Chissà.




Lunedì 10 Settembre,2012 Ore: 18:43
 
 
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