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www.ildialogo.org Silvio Berlusconi: con il politico cade l’imprenditore,di Thomas Fromm

Sueddeutsche Zeitung – 9 novembre 2011
Silvio Berlusconi: con il politico cade l’imprenditore

di Thomas Fromm

(traduzione dal tedesco di José F. Padova)


Finito di leggere l'articolo di Sueddeutsche Zeitung qui allegato mi sono sentito a disagio. Mancava qualcosa. Ho riletto e ho capito: il gigantesco, criminale conflitto d'interessi di Berlusconi è dato per scontato, come cosa ovvia. L'autore dell'articolo non commenta scandalizzato, stupito per tanto scandalo, come farebbe (e qualche volta si è fatto con immediato seguito di dimissioni) a casa sua. Das ist Italien, è l'Italia, che dire di più? 
Di fronte a questo aspetto del disastro cui si deve ora porre riparo l'involontario moto di soddisfazione per il contrappasso, per la vista del Cavaliere che perde i dané, i nostri soldi che ci ha fregato, lascia l'amaro in bocca e una sensazione di miseria morale. La sua.
J.F.Padova

Sueddeutsche Zeitung – 9 novembre 2011
Silvio Berlusconi: con il politico cade l’imprenditore
Thomas Fromm (traduzione dal tedesco di José F. Padova)
http://www.sueddeutsche.de/wirtschaft/silvio-berlusconi-mit-dem-politiker-stuerzt-der-unternehmer-1.1185350

Presto il [più che] decennio italiano di Silvio sarà finito – e non soltanto in politica. Infatti durante gli scorsi anni l’imprenditore Berlusconi ha sempre tratto vantaggio dal premier Berlusconi. Adesso la sua annunciata uscita di scena mette in pericolo l’impero economico. Già vi sono i primi cattivi segni premonitori.

Quando Silvio Berlusconi il lunedì riunisce la sua corte e la fa venire a pranzo nella sua villa di Arcore, è obbligatorio partecipare. Qui, lontano dai giochi di potere romani, il miliardario può rilassarsi nel circolo dei suoi più stretti intimi. Così è stato all’inizio della settimana. Tutti erano lì: la figlia Marina, alla quale Berlusconi ha affidato la miliardaria holding di famiglia, il figlio Piersilvio, installato anni fa dal padre alla testa della catena televisiva Mediaset, di proprietà del gruppo industriale, l’amico di gioventù di Berlusconi, compagno di strada di molti anni e manager di Mediaset, Fedele Confalonieri, e poi l’avvocato Niccolò Ghedini. È l’occasione settimanale per regolare le faccende della famiglia e per scambiare idee con i suoi dirigenti della holding milanese.

Questa volta però è un convegno storico. Infatti in Italia regna il crepuscolo di Berlusconi e mentre fuori, sulla pianura padana, la pioggia cade a dirotto, in villa ad Arcore si tratta di tutto. Del futuro del politico Berlusconi e del futuro del suo vasto impero economico. Più tardi si è detto in giro che Marina avrebbe scongiurato suo padre di tenere duro. Di non mollare adesso. Chi di questi tempi è contro di lui si comporta da irresponsabile, avrebbe detto ai suoi amici.

L’entourage del 75enne padrino delle holding non si occupa più da tempo di politica. Si tratta sulla questione: che cosa succede se dopo il tramonto del politico Berlusconi il suo impero industriale va in rovina? Vi sono già i primi, premonitori, cattivi segni. Nei primi nove mesi del 2011 gli utili del gruppo privato televisivo di Berlusconi sono calati del 13 percento a 166 milioni di euro; dall’inizio dell’anno le azioni di Mediaset hanno perduto quasi il 50 percento – soltanto mercoledì, il giorno dell’annuncio delle dimissioni, il titolo è precipitato di un altro 10 percento.

Non vi è dubbio: gli investitori fanno cadere le aziende del multimiliardario. Per la prima volta. Lo scetticismo è grande. Se è vero che l’imprenditore Berlusconi da anni ha tratto vantaggio dal presidente del Consiglio Berlusconi, che la doppia vita di questo italiano era un unico conflitto d’interessi – che cosa comportano le dimissioni del politico? Quando l’imprenditore aveva problemi con la giustizia – falsa testimonianza, corruzione, falso in bilancio, evasione fiscale – il politico sapeva spesso trovare una soluzione. Come con la legge sull’immunità, votata nel giugno 2003. Ma che cosa succede ora se non può più fare approvare le sue leggi?

È stato esattamente 18 anni fa quando l’ambizioso imprenditore, già intrattenitore su navi da crociera, invitò nella sua villa milanese il suo confidente Marcello Dell’Utri e gli chiese di aiutarlo nella creazione di un nuovo partito popolare. In seguito molti dissero che Berlusconi non era entrato in politica – vi si era messo in salvo costretto dalla necessità. L’holding di famiglia Fininvest: fortemente indebitata. La televisione privata in Italia ancora agli inizi. Oltre a ciò poco tempo dopo già giravano le prime teorie sui presumibili rapporti dell’ex imprenditore del mattone con la mafia. Una carriera politica aveva senso, per tutto questo. Come una sorta di autodifesa.

Prima o poi approdo da Silvio
L’impero crebbe e divenne sempre più grande e potente. Il gruppo televisivo Mediaset, la banca di proprietà Mediolanum, il club calcistico AC Milan, la grande casa editrice Mondadori, i video shop, i grandi magazzini, le agenzie pubblicitarie, il teatro Manzoni. “Qualsiasi cosa faccia nel mio tempo libero – prima o poi capito da Silvio”, dicono i milanesi. Per lungo tempo il Cavaliere riuscì a sfruttare la sua posizione di quasi monopolio sul mercato televisivo italiano – e a potenziarla. Dove avrebbero altrimenti dovuto andare, i responsabili della pubblicità di Fiat, di Telecom Italia e del gigante energetico Enel, per inserire i loro spot televisivi? Se Berlusconi dovesse fallire nel fare eleggere un suo uomo di fiducia come nuovo premier, il governo che verrà dovrebbe mettere ordine nel sistema mediatico e stabilire limiti massimi di quote sul mercato televisivo. E questo mentre Mediaset perde terreno sui concorrenti Sky e La7.

Alla fine del 2000, l’imprenditore era potente e l’Italia si trovava sulla soglia di un decennio berlusconiano, le sue aziende e partecipazioni azionarie valevano oltre undici miliardi di euro. Oggi stanno appena al disopra dei due miliardi. “Il potere logora soltanto chi non ce l’ha”, diceva una volta il vecchio maestro della politica italiana Giulio Andreotti. Questo vale non solamente per gli ex presidenti del Consiglio, ma anche per i grandi imprenditori.



Lunedì 21 Novembre,2011 Ore: 09:09
 
 
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