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www.ildialogo.org Indebitamento di Stato<br>Bye bye, mercato dei capitali,

Articolo da http://www.zeit.de/
Indebitamento di Stato
Bye bye, mercato dei capitali

(traduzione dal tedesco di José F. Padova)


 La telenovela-horror, adottare misure per la crescita senza toccare i ricchi, è andata avanti per tutta l'estate, finché, anche se con grande ritardo, a Bruxelles (o meglio a Berlino e Parigi) si è deciso che era ora di dargliene un taglio. Ecco quindi arrivare gli ispettori, stavolta inviati dall'Europa e non da Alfano o Nitto Palma per fregare i PM cattivoni. Eppure con fondati timori che comunque anche così la giustizia contributiva rimarrà una chimera. 
Die Zeit ci ricorda con questo articolo che la crescita e il contemporaneo abbattimento del debito pubblico, nel principio che chi più ha più paga, sono possibili: i tedeschi l'hanno già fatto. C'è un ma, come sempre. La misura adottata dalla Bundesrepublik, che assomiglia molto a una patrimoniale, non va giù proprio per niente a qualcuno. Questo qualcuno, primo riccone in Italia, dovrebbe aprire i cordoni della borsa (più di tutti gli altri accumulatori di ricchezza a qualsiasi costo, meglio se a danno degli altri) e cio', nella sua visione della vita nazionale (se pure ne ha), non c'è per niente. I danè, comunque "fatti", sono miei e le mie aziende non si toccano. Quindi rimane contro ogni ragione, forse aspettando lancio delle monetine e conseguente esilio ad Hammamet, pardon, ad Antigua.
J.F.Padova

Indebitamento di Stato
Bye bye, mercato dei capitali

Le finanza disastrate strangolano lo Stato. C’è una via per liberare del tutto dai debiti la Germania entro una generazione.
Harald Spehl, fino al 2007 Professore di Scienze economiche presso l’Università di Treviri
http://www.zeit.de/2011/4Deutschland-Schuldenabbau
(traduzione dal tedesco di José F. Padova)

La crisi debitoria in Europa e negli Stati Uniti mostra che l’indebitamento dello Stato è diventato un pericolo per lo sviluppo dell’economia e della società. Anche in Germania l’indebitamento è stato massicciamente elevato dopo che banche e finanza sono entrate in crisi. Frattanto nell’agenda politica tedesca la riduzione dei nuovi debiti è salita ai primi posti. Eppure ciò che si presenta come ambizioso è in realtà un progetto alquanto temerario.

Anche se i debiti recentemente contratti si riducessero a zero, l’indebitamento generale resta saldo a un livello tanto alto che il peso degli interessi minaccia di strozzare lo Stato. Pur in questa situazione sarebbe possibile sollevare totalmente la Germania dal fardello del debito entro tre decenni – e procurare finalmente e di nuovo allo Stato la sua libertà finanziaria, della quale esso ha bisogno per venire a capo dei suoi compiti: mediante un «Patto sociale per l’abbattimento dell’indebitamento statale».

L’indebitamento complessivo di tutte le istituzioni territoriali [tedesche] nel frattempo ha superato il confine dei due mila miliardi di euro. Nei prossimi anni il Governo federale e i Länder devono ridurre in modo continuativo il loro nuovo indebitamento, conformemente alla norma “frena debiti” ancorata alla Costituzione federale; ed esso effettivamente diminuisce. Eppure l’indebitamento complessivo cresce. Fino all’anno 2015 esso raggiunge, soltanto a causa dei nuovi debiti pianificati dal Governo federale, un importo di 2162 miliardi di euro. Comprendendo i prevedibili nuovi debiti dei Länder e dei comuni l’indebitamento totale dovrebbe salire fino al 2020 a 2500 miliardi di euro – nonostante la “frena debiti”!

Tutto questo ha conseguenze gravose: cresce il peso degli interessi sui bilanci pubblici e aumentano i rischi legati all’aumento dei tassi per i nuovi debiti, che si rende necessario rifinanziare ogni anno. Le uscite per interessi, riferite soltanto al Governo federale, sono salite dal 1990 al 2010 da 17,5 miliardi di euro a 33,1 miliardi. Il dieci percento delle spese federali sono già adesso pagamenti di interessi, con tendenza ad aumentare. Un ulteriore rischio, difficilmente calcolabile, si identifica con la necessità di ricollocare i prestiti in scadenza sul mercato dei capitali. Se nei prossimi anni queste riconversione di debiti dell’ordine di miliardi, a causa della crisi debitoria europea o della fine della politica di tassi bassi, portassero a tassi d’interesse più alti, per i bilanci degli enti pubblici verrebbero ulteriori, rilevanti appesantimenti.

Questi mezzi finanziari non sono disponibili per le funzioni essenziali dello Stato. Questi carichi finanziari possono essere diminuiti soltanto mediante l’abbattimento dell’indebitamento complessivo. Dell’estinzione dei debiti non si discute seriamente proprio per nulla. Certamente vi sono alcune proposte. Tassi più elevati di sviluppo o più alti d’inflazione potrebbero liberare lo Stato dai suoi carichi. Una delle soluzioni, il maggiore sviluppo, è intanto irrealistica – l’altra, l’inflazione, perfino pericolosa.

In questo frangente vi è un modello per la soluzione del problema: la perequazione degli oneri avvenuta dopo la Seconda guerra mondiale.

La riforma monetaria e l’Accordo di Londra sui debiti avevano a suo tempo ridotto l’indebitamento degli Stati in una misura sopportabile. Tuttavia le persone e le imprese ne furono gravate o favorite in modo molto diverso. Allora in Germania si concepì l’idea della perequazione degli oneri: i proprietari di valori patrimoniali avvantaggiati avrebbero dovuto cedere una parte di questo patrimonio a favore di coloro che avevano perduto tutta o una gran parte dei loro beni.

Per realizzare la perequazione degli oneri fu utilizzata la metà del patrimonio di tutti i nativi e di quello degli stranieri situato in Germania Ovest. Per non incidere sulla sostanza del patrimonio, il dovuto sarebbe potuto essere estinto gradualmente in 30 anni mediante rate trimestrali. Questi pagamenti furono in prevalenza finanziati dai proventi del patrimonio stesso [=rendite patrimoniali]. I piccoli patrimoni e quelli investiti in importanti settori economici non vennero presi in considerazione per la perequazione degli oneri o lo furono soltanto limitatamente. Gli introiti dell’operazione furono raccolti in un Fondo per la perequazione degli oneri e versati agli aventi diritto.

Che cosa si può trarre da questa esperienza per l’abbattimento dell’indebitamento statale dei prossimi anni? Prima di tutto, che la società accetti una redistribuzione dei patrimoni. E questa è anche oggi la chiave per la riduzione del debito sovrano complessivo.

Secondo l’aritmetica su ogni abitante della Germania pesa una quota di debito pubblico di 25.000 euro. D’altra parte a fronte di ogni posizione debitoria si trova una posizione di credito di eguale misura. Certamente sui creditori dello Stato vi sono informazioni soltanto approssimative; ma si sa molto bene circa le condizioni e i rapporti patrimoniali in Germania. Secondo calcoli del DIW (Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung e.V.= Istituto Tedesco per la Ricerca Economica) il patrimonio netto pro capite della popolazione al disopra dei 17 anni all’inizio del 2007 (non si dispone di cifre più recenti) ammontava in media a circa 88.000 euro. In totale le economie domestiche private [=le famiglie] disponevano di oltre 6600 miliardi di euro, la maggior parte dei quali in mano al quinto più ricco della popolazione. A fronte di debiti pubblici di 2500 miliardi di euro vi sono almeno 6600 miliardi di euro in ricchezze private, che permettono di ammortizzare il debito statale, senza caricare in modo inaccettabile i benestanti.

Il carico su costoro non dovrebbe essere più alto dell’ordine di grandezza della perequazione degli oneri, da pagare in un lasso di tempo di 30 anni e da caricare in misura preponderante sui profitti dei patrimoni stessi. Gli introiti dovrebbero essere raccolti in un fondo «Liquidazione debiti della Germania» e impiegati esclusivamente per l’estinzione del debito. Dopo una generazione i bilanci pubblici non sarebbero più dipendenti dai mercati del capitale e i pagamenti per interessi risparmiati potrebbero sempre più essere riservati ai compiti propri dello Stato – o per riduzioni delle imposte.

Anche per questo un «Patto per l’abbattimento del debito statale» potrebbe incontrare il consenso della maggioranza.



Lunedì 07 Novembre,2011 Ore: 16:02
 
 
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