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www.ildialogo.org Pregiudizi in Germania<br>La vostra povertà mi fa schifo,Di Detlef Esslinger

Sueddeutsche Zeitung (online), 4 dicembre 2010, 14:34
Pregiudizi in Germania
La vostra povertà mi fa schifo

Di Detlef Esslinger

(traduzione dal tedesco di José F. Padova)


Per entrare nelle teste e rimanervi una notizia deve essere breve, pregnante e scioccante.  Come questa: "Alla fine del 2008 la metà più povera delle famiglie italiane deteneva il 10 per cento della ricchezza totale, mentre il 10 per cento più ricco deteneva quasi il 45 per cento della ricchezza complessiva" (ANSA). Sui numeri certamente gli specialisti  discuteranno, ciò che conta, e resta, è la sensazione che questa notizia corrisponda ai fatti. In Germania c'è gente che di questi fenomeni si occupa da un decennio, con risultati francamente sconvolgenti, come riferisce l'allegato articolo di Sueddeutsche Zeitung.(J.F.Padova) 

http://www.sueddeutsche.de/
Vilipendio a macchia d’olio: i ricchi disprezzano i poveri. Ma anche le donne, gli immigrati e in generale i dissenzienti. Tutto questo ha dato origine a uno studio di lungo periodo.

Da nove anni
Wilhelm Heitmeyer compie ricerche su questa materia e quest’anno ha osservato un cambiamento. Heitmeyer, professore di pedagogia all’Università di Bielefeld, analizza il problema di come la società tratta i suoi membri deboli: come essa, per esempio, discrediti handicappati e senzatetto, immigrati e disoccupati, come li discrimini o li esponga ad ostilità. Nel 2011 dovrebbe essere terminato questo lavoro, i cui risultati provvisori Heitmeyer, 65 anni, ha appena presentato venerdì scorso a Berlino.

Secondo le indicazioni del professore si tratta del progetto scientifico di ricerca sui pregiudizi più vasto a livello mondiale. Come ogni anno, egli e 20 suoi colleghi, anche durante lo scorso inizio dell’estate, hanno chiamato al telefono 2.000 persone e chiesto loro: se in Germania vivono troppi stranieri, o se qualcuno, entrato per la prima volta nel Paese, si dovrebbe accontentare con meno. Da molto tempo il ricercatore non si stupisce più che a queste domande si esprima relativamente molto consenso. Però anche questo: fra coloro che guadagnano somme più alte le opinioni di rabbia nei confronti della debolezza aumentano in modo particolarmente evidente.

”Grezzo borghesismo”
Secondo questo studio statisticamente le persone coinvolte si dividono in tre gruppi: coloro che sono esposti a ostilità più forte di prima, coloro per i quali la situazione è rimasta uguale e quelli che incontrano meno ostilità di quanta subita finora.


Nel primo gruppo si devono comprendere tutti quelli che arrivano di recente nel Paese, nonché in generale i musulmani. Quasi il 65 percento di chi è stato interrogato nel sondaggio è d’accordo con l’affermazione: “Chi è nuovo in qualche posto dovrebbe per prima cosa accontentarsi di meno” – undici punti percentuali in più dell’anno precedente. Poco meno del 39 percento comunque dichiara, “per i tanti musulmani che si trovano qui”, di sentirsi talvolta come uno straniero nel proprio Paese; e ciò costituisce un aumento di quasi il 7 percento.

Heitmeyer ha classificato i cittadini in quattro gruppi secondo il reddito. Il gruppo più alto comincia con uno stipendio netto di 2.600 euro [al mese]. Lo studioso dice che fra i percettori di alto reddito l’approvazione per l’ostilità contro l’Islam e per i privilegi a favore dei residenti da lunga data cresce in misura “particolarmente evidente”. E non soltanto questo: anche l’ostilità contro gli stranieri, il razzismo, il sessismo e lo screditamento dei disoccupati da lungo tempo, in questa categoria di cittadini questi orientamenti sono più accentuati di prima – mentre convinzioni di questo genere sono rimaste almeno costanti in coloro che dispongono di meno denaro.

Per questa tendenza c’è un motivo – ed essa rivela qualcosa di possibilmente più scioccante.
Heitmeyer afferma che proprio i percettori di redditi più alti sono sempre stati attenti alla loro ascesa sociale; durante molti decenni ciò ha anche funzionato. Tuttavia al più tardi durante la crisi economica e finanziaria molte persone appartenenti a questo ceto si sono accorte che anche per loro le cose possono rapidamente andare al ribasso – e a questo reagiscono percependo i deboli come concorrenti, che tolgono loro il denaro oppure con i quali devono spartire i soldi.

Hetmeyer parla di “gelido gergo del disprezzo”, che si è diffuso nelle elite, di un “rozzo borghesismo” – e non lo tranquillizza il fatto di aver effettuato il suo sondaggio telefonico prima che sul mercato del lavoro si desse il segnale del cessato allarme; e adesso, in dicembre, di essersi forse imbattuto in maggior tolleranza e pacatezza. Il fatto
agghiacciante è quindi la constatazione di quanto rapidamente si giunga all’esaurimento di ogni tolleranza se qualcuno anche solamente vede minacciato il proprio status sociale.

”Disastro per una collettività democratica”
Altre osservazioni si accompagnano a questa constatazione. La maggioranza dei tedeschi pretende una (re)distribuzione secondo rendimento o fabbisogni (minimi). E qui: chi è per il principio del rendimento sminuisce quei gruppi la cui volontà o capacità produttiva è contestata: immigrati, disoccupati di lungo periodo, senzatetto. E: a chi si sente minacciato dalla crisi importa particolarmente poco della politica. Il fatto che il 47 percento di questo gruppo sociale ritenga senza senso impegnarsi nella politica “è un disastro per una collettività democratica”, dice Hetmeyer; tanto più che egli ha constatato posizioni populistiche di destra ogni cinque persone – e anche in questo caso, nuovamente, vi è un aumento particolarmente significativo fra i benestanti.

Al contrario, il ricercatore non ha constatato alcun incremento di ostilità contro lo straniero e di razzismo. Sessismo e omofobia sono perfino diminuiti. Anche per questo Hetmeyer ha una spiegazione. Una società fa anche progressi. E possono esserci sempre persone che spettegolano sui gay – che in ogni caso non sono percepiti come concorrenti.




Per l'Italia vedi fra l'altro: Istat.it: Reddito, consumi e povertà

Si trascina da tempo una polemica sull'affermazione: "Alla fine del 2008 la metà più povera delle famiglie italiane deteneva il 10 per cento della ricchezza totale, mentre il 10 per cento più ricco deteneva quasi il 45 per cento della ricchezza complessiva" (ANSA). Gli esperti contrastano sui dati, ma concordano nel definirli stabili almeno da un decennio. Come nota l'osservazione (post) di un lettore sul sito http://www.noisefromamerika.org, che cito con ampio beneficio d'inventario.
Scrive il lettore:
Ho letto con interesse il post e i commenti, ma mi trovo spiazzato dai contenuti e non solo perchè ci si è concentrati ora sull'ignoranza del giornalista medio italiano, ora sulla possibile "virulenza" del sito di Bankitalia o sulla possibilità di nuove tasse per gli Italiani deviando da quello che voleva essere a mio parere la domanda principale dei giornalisti (un pò asini e/o un pò in malafede) e del post di Brusco: "c'è maggiore o minore disuguaglianza in Italia rispetto ad un decennio fa o rispetto a altri Paesi a noi vicini?". Alla richiesta di Martino su come interpretare i dati due eccellenti economisti come Bisin e Brusco rispondono rispettivamente con un "tutto assolutamente normale" e "l'Italia a livello internazionale ne esce abbastanza bene"... Francamente mi sarei aspettato un tentativo di approfondimento. Un accenno al fatto che se "fotografiamo" i redditi e solo quelli non siamo in grado di rispondere alla domanda "è aumentata la disuguagliana in Italia?". Il fatto che la distribuzione del reddito sia immutata negli ultimi 15 anni non dice nulla su come stanno gli italiani. Basterebbe affiancare i risultati scolastici dell'Italia in PISA commentati da Andrea Moro e da altri in un post su questo blog e sapere quindi che l'istruzione pubblica è di qualità sempre più scadente, in particolare in alcune regioni, per dedurre che gli Italiani si stanno "impoverendo" rispetto al resto degli altri Paesi. Il fatto che il Gini dei redditi abbia subito piccole variazioni (quanto sono "piccole" le piccole variazioni?) rappresenta un indicatore muto se ad esempio non si dice che in Italia non esite praticamente mobilità intergenerazionale: nessun extracomunitario dalla pelle nera per quanto capace diventerà mai nell'arco di due generazioni presidente del consiglio. Che ne vogliamo concludere allora? E' aumentata questa disuguaglianza o stiamo meglio, peggio o come di 10 anni fa?


Potrebbe servire la lettura di:
LA DISTRIBUZIONE DEL REDDITO E DELLA RICCHEZZA NELLE REGIONI ITALIANE di Luigi Cannari (Banca d’Italia) e Giovanni D’Alessio (Banca d’Italia)





Venerdì 31 Dicembre,2010 Ore: 10:50
 
 
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