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www.ildialogo.org Contro l’equità,Di Serge Halimi (direttore)

Le Monde Diplomatique, Paris – dicembre 2010, pag. 1
Contro l’equità

Di Serge Halimi (direttore)

(traduzione dal francese di José F. Padova)


"...i liberali sembrano preoccuparsi dell’«equità» della redistribuzione, dopo aver diminuito la progressività dell’imposta...". Le Monde Diplomatique, per la penna del suo direttore, mette in evidenza un paradosso occulto: "Ormai, i liberali si preoccupano per i poveri." Già. Ma come? E qual'è il risultato? Prima di leggere, provate a immaginarlo.
JFPadova

Ormai, i liberali si preoccupano per i poveri. Nel Regno Unito, per esempio, il primo ministro conservatore David Cameron, ispirandosi al suo predecessore laburista Anthony Blair, vuole aumentare pesantemente le tasse d’iscrizione all’università (1). Si tratterebbe di un provvedimento di carattere sociale. Obiettivo? Non mettere a carico dell’insieme dei contribuenti gli studi superiori, la maggior parte dei cui «clienti» proviene dai ceti agiati. Lo Stato realizza un’economia; i poveri dispongono di borse di studio. Tre anni fa, in Francia, l’editorialista Jacques Juilliard considerava già che «la gratuità è una sovvenzione ai ricchi che mandano i loro figli all’università (2)». Fare pagare tasse d’iscrizione elevate costituirebbe quindi una riforma ugualitaria…

L’ampiezza dei deficit pubblici permette di estendere questo ragionamento all’insieme delle prestazioni sociali, rimettendo in discussione il loro carattere universale. I sussidi famigliari, per cominciare: «Al di là di un certo livello [di redditi] semplicemente non ci si accorge che si stanno toccando i sussidi [ndt.: qui allocs, abbreviativo popolare per al location=sussidi sociali]. Il denaro dello Stato è qui speso in pura perdita», ha ripetuto l’ex ministro di destra Luc Ferry, al quale ha fatto eco l’ex primo ministro socialista Laurent Fabius (3).

 

In seguito viene la copertura sanitaria: ricordando suo padre, «ospedalizzato per quindici giorni in rianimazione», Alain Minc, consigliere di Nicolas Sarkozy e però vicino alla signora Martine Aubry [ndr.: esponente della sinistra], ha fatto finta di irritarsi perché «la collettività francese ha speso 100.000 euro per curare un uomo di 102 anni(…). Sarà necessario interrogarsi per sapere come si recuperano le spese mediche per i vegliardi, facendoli contribuire con il loro patrimonio o con quello dei loro congiunti. Proporlo spetterebbe al programma (politico) dei socialisti (4)».

Infine, viene il turno delle pensioni: il settimanale liberale The Economist si è rammaricato perché George Osborne, ministro britannico delle Finanze, non ha reso sistematico il suo attacco «contro il principio di universalità proprio al sistema sociale. Avrebbe potuto, per esempio, prendere di mira i costosi vantaggi accordati ai pensionati indipendentemente dai loro redditi (5)».

In questo modo i liberali sembrano preoccuparsi dell’«equità» della redistribuzione, dopo aver diminuito la progressività dell’imposta… La loro prossima tappa è nota in anticipo, gli Stati Uniti ne hanno già fatto l’esperienza: in sistemi politici dominati dalle classi medie e superiori, l’amputazione dei servizi pubblici e degli aiuti sociali diventa un gioco da ragazzi, quando i ceti privilegiati cessano di averne l’accesso. Essi ritengono allora che questi vantaggi alimentino una cultura della dipendenza e della frode; il numero dei beneficiari si riduce e viene loro imposto un controllo meticoloso. Mettere gli aiuti sociali nella categoria delle risorse equivale quindi a programmare, quasi sempre, la loro scomparsa per tutti.

(1) Cameron intende portare da 3.290 a 9.000 sterline all’anno (10.600 euro) le tasse universitarie, che Blair aveva già fatto passare, nel 2004, da 1.125 a 3.000 sterline.
(2) LCI, 7 luglio 2007.
(3) Rispettivamente su Le Figaro del 18 novembre 2010 e su Europe 1 il 4 novembre 2010.
(4) «Parlons net» [Parliamoci chiaro], France Info, 7 maggio 2010
(5) The Economist, Londra, 23 ottobre 2010.
 



Martedì 21 Dicembre,2010 Ore: 06:28
 
 
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