- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (234) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org La stupidità della sinistra,Di Paolo Flores d’Arcais

Italia
La stupidità della sinistra

Di Paolo Flores d’Arcais

Silvio Berlusconi sarebbe da lungo tempo soltanto storia se i suoi avversari non avessero fatto tanti devastanti errori.
(traduzione dal tedesco di José F. Padova)


In Germania Die Zeit è fra i settimanali che influenzano l'opinione pubblica. Fu fondato nel 1946, con la direzione della indimenticabile Marion Graefin Doenhoff, donna straordinaria, a cavallo per settimane fuggendo dalla Prussia Orientale occupata dai sovietici, per fondare ad Amburgo il prestigioso foglio. Negli anni ha pubblicato articoli sulla situazione italiana, mantenendo lo stile obiettivo e distaccato, che lo contraddistingue, a esempio, da Der Spiegel, che usa un tedesco meno ricercato e letterario.
L'articolo che accludo è del direttore di Micromega: dopo averlo letto sull'edizione on-line, l'ho cercato dappertutto nella sua versione originale, in italiano, senza trovarlo. Ne ho tradotto il testo tedesco, perché la spiegazione che dà dell'inevitabilità del noto fenomeno B. è molto stringata e chiarissima (e anche perché la condivido). Sono constatazioni diffuse un po' dovunque, certamente, ma "repetita juvant", specialmente se dovesse avverarsi ciò che B. minaccia adesso.
J.F.Padova

Die Zeit, Hamburg
http://www.zeit.de/2010/47/P-Berlusconi
Le spiegazioni più facili affascinano meno e per questo ricevono per lo più poca attenzione. Così molte persone tuttora cercano di spiegare il successo di Silvio Berlusconi e il suo ancor grande potere, nonostante tutti gli scandali, con la sua capacità di intendersi con la maggioranza anarchico-conservatrice dell’ Italia profonda e di rappresentare gli interessi di una determinata categoria di imprenditori.

Nessuno tuttavia pensa alla risposta più semplice, anche se è facile da dimostrare empiricamente: la forza di Berlusconi, la sua intera forza, si spiega soltanto con la debolezza della sinistra e con gli errori dei suoi dirigenti. Banale? Si deve dire la verità.

Berlusconi ha vinto le elezioni tre volte, ma due volte è stato battuto. Avrebbe potuto esserlo anche alle sue prime elezioni. Siamo nell’anno 1994. due anni prima lo scandalo della corruzione svelata da Mani pulite aveva spazzato via l’intera classe di governo (la Democrazia cristiana e i socialisti). Si indaga per corruzione anche sull’allora potente Partito comunista (PC). Ma anche se i pubblici ministeri trovano malaffare nella periferia del partito, il gruppo dirigente nazionale del PC mantiene pulita la fedina penale.

Il PC è quindi l’unico partito che supera in una certa misura senza danni l’enorme scandalo. Berlusconi fonda Forza Italia, per guadagnarsi l’elettorato, il quale, senza più i partiti democristiano e socialista, è diventato una sorta di orfano. Egli apre anche il dialogo con gli ex fascisti di Alleanza Nazionale.

Alla vigilia delle votazioni del 1994 i partiti di sinistra si trovano favoriti nei sondaggi. Sarebbe bastato proporre un candidato alla Presidenza del Consiglio che provenisse dalla società civile e non dai partiti, che per gli scandali di corruttele erano estremamente impopolari presso la popolazione. Ma il segretario del PdS (partito successore dei comunisti), Achille Occhetto, con uno slancio narcisistico (e con stupidità) decise di candidarsi in prima persona. E definì il suo partito una «gioiosa macchina da guerra». Ma chi gioì fu un altro: Berlusconi. Alla fine Occhetto fu l’ultimo segretario del Partito comunista. Una campagna elettorale tutta nel segno dell’anticomunismo, che tradizionalmente in Italia incontra il consenso della maggioranza, e dell’ «imprenditore» Berlusconi, che scende in campo contro i politici di professione, porta al successo. Per la prima volta Berlusconi diventa Primo ministro.

Otto mesi più tardi il suo governo cade a opera del partito di coalizione, la Lega Nord. Dopo una breve fase di transizione, con un governo di tecnocrati, nel 1996 si torna alle urne. Questa volta alla sinistra basta candidare un professore, un esperto di economia, progressista e cattolico, Romano Prodi, per vincere le elezioni. Questa è la prima dimostrazione empirica di una realtà che qualsiasi analista perspicace avrebbe potuto prevedere: l’ «antipolitica» sarà a lungo il fondamento strategico sul quale si vincono le elezioni. Si tratta qui non già di un’antipolitica in senso tradizionale, ma al contrario di un rifiuto sempre più radicale (e pienamente giustificato) di una degenerazione della democrazia che si manifesta nello strapotere di apparati politici corrotti. All’inizio del nuovo millennio in Italia diviene bestseller un libro che puntualizza questa situazione. Il titolo del libro, autori i due giornalisti Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, definisce il problema con esattezza: La Casta. Chi si può presentare come uno che non proviene da questa casta sarà il vincitore.

Dopo la vittoria di Prodi nel 1996 alcuni giornali danno Berlusconi come liquidato. Si fanno già i nomi dei suoi successori. Come imprenditore egli si trova schiacciato dai debiti e sull’orlo della bancarotta. Sembra che la questione sia soltanto quando il suo impero mediatico crollerà. Allo stesso tempo la Procura indaga su di lui in numerosi processi. Ogni giorno ci si aspetta un ordine di arresto contro Berlusconi.

In questa situazione al governo di centro-sinistra sarebbe bastato non fare semplicemente nulla, per chiudere in modo definitivo il capitolo Berlusconi. Ma il governo fa qualcosa, anzi fa una gran quantità di cose. Il nuovo capo dell’ex Partito comunista, Massimo D’Alema, offre al barcollante Berlusconi una partnership per una “rifondazione” della Costituzione italiana. Vuole riscrivere la Costituzione con Berlusconi, per farla diventare la migliore del mondo.

Il Berlusconi ormai rovinato diventa così un “Padre della Patria”, messo su dal partito di maggioranza, l’ex PCI. Le conseguenze non si fanno attendere: Berlusconi diventa nuovamente l’incontrastato capo del centro-destra, le banche tornano a fargli credito, una politica portata avanti da tutti i grandi partiti riduce l’autonomia delle Procure e salva Berlusconi dal carcere.

Accade quello che doveva accadere: nel 2001 Berlusconi vince le elezioni. Prodi diventa presidente della Commissione Europea, D’Alema capo dell’opposizione. Ma non oppone un bel niente. Nel 2002 sorge spontaneamente dalla società civile un movimento di opposizione, cosiddetto dei “Girotondi”, avviato da eminenti artisti e intellettuali. Questo movimento si rivolge contro Berlusconi, ma anche contro un’«opposizione che non fa niente».

Tuttavia la performance di Berlusconi come capo del governo è così deludente che due mesi prima delle imminenti elezioni del 2006 in tutti i sondaggi è di gran lunga dietro a Romano Prodi, che si ricandida. Prodi ha un vantaggio apparentemente insuperabile. E di nuovo – non si dovrebbe fare nulla, soltanto attendere le elezioni. Ma i capi dei partiti della sinistra commettono tutti gli errori pensabili. Essi offrono a Berlusconi un dialogo e si rivolgono contro il movimento della società civile, che denunciano come giacobina.

Alle elezioni si giunge – contati i voti – a una situazione quasi di stallo. Per il sistema elettorale italiano la coalizione di centro-sinistra ottiene però un chiaro vantaggio di 50 seggi alla Camera dei Deputati. Avrebbe anche ottenuto una maggioranza al Senato, se avesse accettato il sostegno delle «liste civiche regionali». Ma lo rifiuta. I capi dei partiti di centro-sinistra considerano la collaborazione di candidati indipendenti come un pericolo. E invece assemblano una coalizione con ex compagni di strada di Berlusconi. Uno di questi viene perfino nominato ministro della Giustizia – Clemente Mastella, un ex boss della DC. E sarà Mastella che più tardi porterà il governo Prodi a cadere. Si indicono nuove elezioni. Berlusconi vince.

Oggi siamo arrivati nuovamente al medesimo punto: gli innumerevoli scandali fanno sì che il governo Berlusconi precipiti nei sondaggi. Ma il Partito Democratico non ne trae alcun beneficio. Se soltanto facesse un’autentica opposizione, se innalzasse sui suoi vessilli solamente la «questione morale» e si dichiarasse nemico della «casta» - vincerebbe alla grande. Ma la stupidità dei suoi capi non lo tollera. Oppure, forse, sono anch’essi soltanto membri della «casta».

Tradotto dall’italiano da Ulrich Ladurner.
 


Giovedì 25 Novembre,2010 Ore: 15:27
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Stampa estera

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info