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www.ildialogo.org Sei cliché su Israele,di Tony Judt

Die Zeit, Hamburg - 23 giugno 2010
Conflitto nel Vicino oriente

Sei cliché su Israele

E un tentativo di sfuggire alla spirale delle accuse e dei pregiudizi


di Tony Judt

(traduzione dal tedesco di José F. Padova)


Anche se per il momento la questione israeliana non è da prima pagina, l'articolo di Die Zeit (tradotto dall'originale inglese) sui luoghi comuni circa Israele e dintorni può servire a riconoscere che da quell'intrico di torti e ragioni riusciamo a cavare pregiudizi o poco più.(J.F.Padova)
Di Tony Judt (insegnante di Storia europea alla New York University. Di recente è stato pubblicato il suo libro «Das vergessene 20. Jahrhundert»
 
I soliti sospetti hanno svuotato un’intera cornucopia di cliché, provocata dall’aggressione di Israele contro la flotta per «Gaza libera». Sembra quasi impossibile parlare di Vicino Oriente senza sollevare rimproveri, sempre gli stessi. Forse è opportuno mettere un poco di ordine fra accuse e controaccuse.
 
Cliché n° 1: Israele è delegittimato / dovrebbe essere delegittimato
Israele è uno Stato come tanti altri, consolidato da lungo tempo e riconosciuto internazionalmente. Il cattivo comportamento dei suoi governi non «delegittima» Israele – altrettanto come la cattiva condotta dei “sovrani” della Corea del Nord o anche degli Stati Uniti non «delegittima» questi Paesi. Israele, quando infrange il diritto internazionale, dovrebbe essere costretto a evitare di farlo. È proprio il fatto che Israele è uno Stato sottoposto alle norme del diritto internazionale che ci dà questa possibilità di influire su di esso.
Alcuni critici di Israele sono spinti dal desiderio che il Paese semplicemente sparisca. Ma questa è una politica dello struzzo: Israele non scomparirà e nemmeno deve scomparire. Per ciò che riguarda la campagna ufficiale israeliana di pubbliche relazioni tendente a discreditare qualsiasi critica come un tentativo di «delegittimazione» del Paese, così facendo Israele si spara sui piedi. Gerusalemme, ogniqualvolta reagisce in questo modo, attira l’attenzione su quanto Israele sia isolato.
 
Cliché n° 2: Israele è una democrazia / non è una democrazia
L’argomento usato forse più frequentemente a difesa di Israele è: «Il Paese è l’unica democrazia nel Vicino Oriente». Essenzialmente questo è vero: il Paese ha leggi fondamentali, una giustizia indipendente e libere votazioni. Tuttavia Israele discrimina i non ebrei in un modo che lo distingue dalla maggior parte delle altre democrazie.
Ma l’argomento “democrazia” è irrilevante. «Democrazia» non significa alcuna garanzia di buon modo di agire. Sotto un aspetto formale oggi la maggior parte dei Paesi sono democratici. Israele contraddice il comodo cliché americano: «Le democrazie non fanno guerre». Il Paese è una democrazia dominata da ex militari di professione; già soltanto ciò distingue Israele dagli altri Stati sviluppati. E non dobbiamo dimenticare che nel Vicino Oriente anche Gaza è una «democrazia»: proprio perché lì Hamas nel 2005 ha vinto libere elezioni Israele reagisce con simile violenza.
 
Cliché n° 3: Israele è colpevole / non è colpevole
Israele non ha alcuna responsabilità per il fatto che molti dei suoi vicini per lungo tempo hanno negato il diritto all’esistenza dello Stato ebraico. Se vogliamo capire perché molte dichiarazioni di Israele suonano tanto paranoiche non dobbiamo sottovalutare la mentalità israeliana di essere assediati da ogni lato. Non stupisce che lo Stato abbia assunto abitudini patologiche, delle quali la più nociva è il consumato ricorso alla violenza. Poiché questo ha funzionato tanto a lungo, a Israele riesce difficile anche soltanto immaginare altre forme di reazione. Il fallimento dei colloqui di Camp David nel 2000 ha ulteriormente rafforzato il convincimento che «non c’è nessuno con il quale possiamo parlare».
Eppure qualcuno c’è. Come fonti ufficiali americane ammettono, presto o tardi Israele dovrà parlare con Hamas. Dall’Algeria sotto il dominio coloniale francese fino all’IRA nell’Irlanda del Nord la storia si ripete continuamente: dapprima la potenza dominante contesta la legittimità dei «terroristi» e con questo rafforza la loro posizione; poi tratta segretamente con questi; alla fine consegna loro il potere, accetta la loro indipendenza o concede loro un posto al tavolo. Israele tratterà con Hamas. La domanda è: perché non adesso?
 
Cliché n° 4: i palestinesi sono colpevoli / non sono colpevoli
Si ritiene volentieri che gli arabi non si lascino scappare alcuna occasione di farsi scappare un’occasione. Che i movimenti palestinesi di resistenza dal 1948 fino all’inizio degli anni ‘80 abbiano contestato il diritto di Israele ad esistere non ha fatto loro bene. Hamas dovrà riconoscere l’esistenza di Israele.
Ma dal 1967 è Israele che si è fatto sfuggire la maggior parte delle buone occasioni. Volge lo sguardo indietro, su un regime di occupazione quarantennale; su tre catastrofiche marce sul Libano; su un’invasione e blocco della Striscia di Gaza riprovati dall’opinione pubblica mondiale; e adesso anche su un’aggressione contro civili in acque internazionali.
Il terrorismo è l’arma dei deboli. Il lancio di bombe su obiettivi civili non è giustificabile, ma contraddistingue i movimenti di resistenza di ogni tipo da almeno un secolo. A buon diritto gli israeliani insistono che tutti i dialoghi dipendono dal fatto che Hamas rinunci al terrorismo contro i civili. Ma i palestinesi si trovano davanti al medesimo dilemma di tutti gli altri oppressi. Tutto ciò che essi possono opporre a uno Stato consolidato è la protesta e il rifiuto. Se essi soddisfacessero già prima [delle trattative] ogni richiesta israeliana – non violenza, riconoscimento di Israele, accettazione di tutte le loro perdite precedenti – che cosa potrebbero poi ottenere al tavolo dei negoziati? Israele è in vantaggio e deve prendere l’iniziativa.
 
Cliché n° 5: La lobby israeliana è colpevole / non è colpevole
A Washington c’è una lobby israeliana che svolge un lavoro molto efficace. È lo scopo della sua esistenza. Coloro che trovano non fair che la lobby pro-Israele sia descritta come «troppo influente» sono assolutamente nel giusto: per il bene degli USA la lobby degli armamenti e quella delle banche sono molto più dannose. Tuttavia l’influenza della lobby “israeliana” è sproporzionatamente grande. Altrimenti perché una maggioranza schiacciante nel Congresso dovrebbe approvare ogni risoluzione a favore di Israele, nonostante siano soltanto pochi i deputati che si interessano regolarmente a questo tema?
Una cosa è deplorare l’influenza eccessiva di una lobby, un’altra affermare: «Gli ebrei dominano il Paese». Non dovremmo comunque negare a noi stessi [il diritto] di parlare soltanto perché ci sono persone che potrebbero confondere una cosa per l’altra.
 
Cliché n° 6: La critica a Israele ha a che fare con l’antisemitismo / non ha a che fare.
L’antisemitismo è l’odio contro gli ebrei e Israele è uno Stato ebreo. Di conseguenza si tocca con mano che qualche critica a Israele è motivata da malevolenza. Ma la critica a Israele, espressa in misura crescente anche da ebrei non israeliani, non è prevalentemente fondata sull’antisemitismo. Dovremmo guardarci bene dal pronunciare troppo spesso accuse di antisemitismo. Nelle giovani generazioni degli USA e anche altrove cresce lo scetticismo. Essi domandano: «Se già una critica al blocco israeliano della Striscia di Gaza è potenzialmente antisemita, perché dovrei prendere sul serio questo rimprovero in altri casi?».
Insieme agli sceiccati petroliferi per gli USA è Israele il maggiore grattacapo strategico odierno nel Vicino Oriente e in Asia Centrale. Israele è responsabile del serio pericolo che gli Stati Uniti corrono di perdere la Turchia come alleato: un Paese musulmano e insieme democratico, fattore decisivo nel Vicino Oriente e in Asia Centrale. Senza la Turchia gli USA raggiungerebbero soltanto pochi dei loro obiettivi nella regione. È ora di mettere fine ai cliché intorno a Israele, di trattarlo come uno Stato «normale» e di tagliare il cordone ombelicale.
Traduzione dall’inglese di Tobias Dürr


Mercoledì 15 Settembre,2010 Ore: 11:47
 
 
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