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www.ildialogo.org “OBAMACARE”, GESUITI FUORI DAL CORO: «ORA I VESCOVI DOVREBBERO ACCETTARLO»,da Adista Notizie n. 14 del 14/04/2012

“OBAMACARE”, GESUITI FUORI DAL CORO: «ORA I VESCOVI DOVREBBERO ACCETTARLO»

da Adista Notizie n. 14 del 14/04/2012

36633. WASHINGTON-ADISTA. Non cessa di far discutere, negli Stati Uniti, il provvedimento annunciato dall’amministrazione Obama il 20 gennaio scorso, che prevede, anche per le organizzazioni e strutture religiose, la copertura sanitaria per i propri dipendenti, compreso il rimborso per aborto e contraccezione (v. Adista Notizie n. 4/12). Neanche la soluzione compromissoria lanciata il 10 febbraio scorso dalla Casa Bianca – in base alla quale, se il datore di lavoro ritiene contrario ai propri principi il ricorso ad aborto e contraccezione, l’obbligo dell’esborso è trasferito in capo alle compagnie assicurative – è riuscita a calmare gli animi. La pioggia di critiche è proseguita senza sosta: in testa i vescovi statunitensi che denunciano una violazione della libertà religiosa (v. Adista Notizie nn. 7 e 11/12).

Sembra però che da parte cattolica non tutti la pensino allo stesso modo. In un editoriale – intitolato “Policy, Not Liberty” –, il settimanale dei gesuiti America prende nettamente le distanze dai vescovi i quali, afferma, dovrebbero riconoscere che la soluzione compromissoria «fondamentalmente fa quello che la dottrina sociale della Chiesa si aspetta che il governo faccia: coordinare interessi diversi per il bene comune». La campagna ad oltranza dei vescovi, secondo il settimanale dei gesuiti, «svaluta il concetto di libertà religiosa». «La battaglia iniziale della Conferenza episcopale contro la prima stesura del mandato era davvero una battaglia per la libertà religiosa e per questo ha ottenuto un ampio consenso. L’ultima fase, invece, sembra voler sbarrare la strada ai finanziamenti per la contraccezione», tout court. «I cattolici hanno legittimità a opporsi per ragioni morali a una simile scelta politica, ma questa opposizione ha a che fare con una differente visione politica non con una violazione della libertà religiosa». Appellandosi a questa, invece, per sostenere la propria causa, secondo America, «si fa un cattivo servizio alle vittime di persecuzione religiosa in tutto il mondo». Inoltre, «queste proteste esagerate mostrano anche una mancanza di rispetto nei confronti della libertà di cui i cattolici hanno goduto negli Stati Uniti». «La campagna sulla libertà religiosa – è l’opinione di America – sembra aver abbandonato la distinzione morale che ha sostenuto le prese di posizione pubbliche della Conferenza episcopale nei decenni passati: vale a dire la distinzione tra gli insegnamenti autoritativi su questioni di principio e l’applicazione, di cui si può discutere, di questi principi nelle politiche pubbliche».

La campagna, secondo America, rischia anche di ignorare due principi fondamentali. «La dottrina ufficiale della Chiesa cattolica in materia di diritti dice che le persone dovrebbero essere disposte a regolare i propri nel rispetto di quelli altrui e assegna al governo la responsabilità di coordinare diritti e interessi diversi nell’ottica del bene comune». La campagna, al contrario, «non ammette che le attuali rivendicazioni in materia di libertà religiosa potrebbero entrare in collisione con il diritto alla salute, o che i diritti religiosi di altre confessioni sono in contrasto con quelli cattolici».

Allora, forse è il caso di andarsi a rileggere la Deus Caritas Est in cui Benedetto XVI, ricorda America, scriveva che «la Chiesa non cerca di “imporre a coloro che non condividono la fede, pensieri e comportamenti propri di questa”». (ingrid colanicchia)

Articolo tratto da
ADISTA
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Martedì 10 Aprile,2012 Ore: 17:10
 
 
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