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www.ildialogo.org IL CINICO SERVILISMO DEGLI EX AMICI DI GHEDDAFI,di Annamaria Rivera

RIFLESSIONE
IL CINICO SERVILISMO DEGLI EX AMICI DI GHEDDAFI

di Annamaria Rivera

[Ringraziamo Annamaria Rivera (per contatti: annamariarivera@libero.it) per averci messo a disposizione il seguente intervento apparso sul quotidiano "Liberazione" del 4 marzo 2011.
Annamaria Rivera, antropologa, vive a Roma e insegna etnologia all'Universita' di Bari. Fortemente impegnata nella difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, ha sempre cercato di coniugare lo studio e la ricerca con l'impegno sociale e politico. Attiva nei movimenti femminista, antirazzista e per la pace, si occupa, anche professionalmente, di temi attinenti. Al centro della sua ricerca, infatti, sono l'analisi delle molteplici forme di razzismo, l'indagine sui nodi e i problemi della societa' pluriculturale, la ricerca di modelli, strategie e pratiche di concittadinanza e convivenza fra eguali e diversi. Fra le opere di Annamaria Rivera piu' recenti: (con Gallissot e Kilani), L'imbroglio etnico, in quattordici parole-chiave, Dedalo, Bari 2001; (a cura di), L'inquietudine dell'Islam, Dedalo, Bari 2002; Estranei e nemici. Discriminazione e violenza razzista in Italia, DeriveApprodi, Roma 2003; La guerra dei simboli. Veli postcoloniali e retoriche sull'alterita', Dedalo, Bari 2005; Regole e roghi. Metamorfosi del razzismo, Dedalo, Bari 2009]
Ripugnante. Non potrebbe essere definito diversamente il comportamento del governo italiano verso la crisi libica. Oggi i buffoni travestiti da ministri, che col loro servilismo cinico hanno contribuito a rafforzare il dittatore grottesco e delirante, col medesimo servilismo interessato si schierano dalla parte dei severi censori atlantici del Colonnello. Come tutti i servi eccedendo in piaggeria, sono i primi a invocare l'utilizzo della forza contro il vecchio alleato, pronti a mettere a disposizione le basi militari italiane: come quegli scolaretti secchioni che alzano la mano prima ancora che il maestro abbia formulato la domanda. Neppure sanno celare il vero scopo della "missione umanitaria" per "contribuire al rimpatrio sicuro dei cittadini fuggiti dalla Libia": parole di Frattini. Piu' grossolano come sempre, Maroni non ha pudori lessicali: forniremo mezzi e personale di polizia, dichiara, per controllare i porti tunisini allo scopo di prevenire l'esodo di massa verso l'Europa. E poi chissa': da cosa nasce cosa, dalla missione umanitaria e' facile scivolare verso la guerra umanitaria.
L'attitudine e' sempre quella: da imbonitori politici privi d'ogni senso di coerenza e dignita', pronti a strumentalizzare ogni evento chiamandolo flagello per creare l'allarmismo utile a distrarre i cittadini italiani dal flagello che essi rappresentano. Non sia mai, mica si rimboccano le maniche per affrontare con razionalita' e rispetto dei diritti l'arrivo dei profughi: il massimo che sanno concepire e' sbatterli in qualche orrendo lager. Ne' si preoccupano d'essere diventati lo zimbello d'Europa. I quotidiani francesi non smettono di censurare l'"ingiustificabile messaggio xenofobo rivolto dal governo Berlusconi ai suoi elettori, malcelato dietro l'allarmismo dell'invasione" (editoriale di "Le Monde" del 26 febbraio). E si fanno canzonare, i "nostri", da questo e quello senza fare una piega: alcuni giorni fa il ministro svedese si e' preso gioco di Frattini, ricordandogli che l'anno scorso, quando la Svezia accolse trentaduemila richiedenti asilo su una popolazione di 9 milioni di persone, a nessuno venne in mente di usare espressioni come "catastrofe epocale".
Un amico di Gerba, Nasser Bouabid, in un articolo per "Le Temps" del primo marzo, ha raccontato come le autorita' e le popolazioni tunisine cerchino di fronteggiare l'afflusso al confine degli ormai centomila fuggiti dalla Libia per tornare ai loro paesi. Ha descritto la calma e il senso di umanita' dei soldati, la gara di solidarieta' degli abitanti dei poveri villaggi della zona che portano ai fuggitivi cibo e coperte, la requisizione immediata di ogni edificio utile a offrir loro riparo: alberghi, case della cultura, dormitori di licei, dimore private rimaste inabitate... Questo accade nella Tunisia stravolta dalla rivoluzione dei gelsomini, immersa in una fase di transizione difficile e dall'esito insicuro, impoverita dagli sconvolgimenti recenti e soprattutto dal crollo del turismo, principale risorsa economica del paese. Invece, nell'Italia berlusconiana, in cui l'indegno capo del governo sperpera centinaia di migliaia di euro per mantenere le sue favorite, dissipando a margine per tal scopo anche denaro pubblico, "solidarieta'" e' parola del tutto desueta. Anche "politica" lo e', in realta'. Che politica e' infatti quella di chi non ha saputo prevedere il fuoco che covava sotto la cenere delle dittature che andava coccolando? E puo' chiamarsi politica l'atteggiamento di chi non e' sfiorato dal sospetto che non si puo' impedire con la forza la fuga a chi ha gia' sperimentato che ribellarsi e' giusto e possibile? C'e' da compiangerli: i "nostri" ignorano che le rivoluzioni arabe hanno gia' deciso che viviamo in un unico spazio euromediterraneo. Bisognerebbe dirglielo: la Fortezza Europa e' gia' crollata.

Articolo tratto da:
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 485 del 5 marzo 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it



Sabato 05 Marzo,2011 Ore: 16:42
 
 
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