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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org UNA LETTURA OCCIDENTALE E LATINO AMERICANA FUORI DAI LUOGHI COMUNI, DELLA CINA POPOLARE,A CURA DI CARLO CASTELLINI

UNA LETTURA OCCIDENTALE E LATINO AMERICANA FUORI DAI LUOGHI COMUNI, DELLA CINA POPOLARE

IN UNA LETTERA - RELAZIONE DEL 1988, DI CLODOVIS BOFF AL SUO VESCOVO MONS. LUIS FERNANDES


A CURA DI CARLO CASTELLINI

PREMESSA.
Non mi ritengo un esperto in materia; leggo con interesse quanto si scrive e si dice sul gigante cinese anche sul sito www.ildialogo.org, che quasi ogni giorno, per una oculata scelta del Direttore e dei Redattori, pubblica notizie e informazioni sul colosso asiatico.
I miei punti di riferimento conoscitivo sono datati e risalgono ad alcune fonti infomative che, per facilità di comprensione, vi elenco qui sotto.
  1. Le cinque grandi puntate che la Tivù italiana ha dedicato alla Cina, tramite le belle indagini del compianto ENZO BIAGI e della sua troupe, difficilmente superate.
  2. Il libro di PIERO OSTELLLINO, allora del CORRIERE DELLA SERA, dal titolo VIVERE IN CINA, di tono descrittivo e narrativo, di gradevole ma non difficile lettura, cronistica.
  3. I libri di FEDERICO RAMPINI ed i servizi curati da PAOLO LONGO E FEDERICO RAMPINI, con riflessioni e critiche che vanno oltre la cronaca.
  4. Non ultima la rivista di sociologia MONDO CINESE, curata dall'allora direttore FRANCO DE MARCHI, docente di sociologia alla Cattolica, di via Largo Gemelli, negli anni 69 – 74.
Altre notizie statistiche e citazioni numeriche vanno sicuramente aggiornate al 2017. Per alcuni atteggiamenti e comportamenti di persone o gruppi, mi sono state di aiuto per la comprensione, confidenze e riflessioni di alunni e studenti cinesi di questi ultimi 20 anni; che confermano almeno in piccola parte, quanto testimoniato da CLODOVIS BOFF nella sua limpida lettera di ricostruzione. Non ostante il tempo trascorso, restano ancora valide e attuali alcune considerazioni formulate dall'autore delal lettera-relazione. (Carlo Castellini).
CARO Mons. LUIS FERNANDES,informazioni sul colosso asiatico
visitare la CINA POPOLARE è come vedere l'altra faccia della luna,vedere cioè letteralmente l'altra faccia della terra. Non conoscere la CINA è ignorare buona parte del nostro mondo. Come Lei sa i CINESI sono più di un quinto della popolazione mondiale. Secondo le più recenti statistiche del governo, uscite, uscite proprio mentre ci trovavamo là, i Cinesi sono esattamente un miliardo e 76 milioni: sette volte e mezzo il Brasile!
Ma ciò che più importa è che essi hanno certamente realizzato l'esperienza di trasformazione sociale più gigantesca del secolo, se non di tutta la storia: gigantesca per il numero e la profondità. Ora, per chi è interessato ai destini del pianeta, sarebbe mai possibile non osservare da vicino tutto questo mondo?
Ci siamo quindi recati là, un gruppetto di Brasiliani, nove esattamente. Alcuni di noi come LEONARDO BOFF, FREI BETTO, e io, erano già stati prima a CUBAe in URSS. Viaggiavamo con un gruppo di CANADESI, che erano già in contatto con la Cina e che sono stati nostri mediatori, anche per il difficile problema della lingua..
Siamo rimasti in Cina più di tre settimane, dal 5 al 28 ottobre scorso (1988). Abbiamo seguito un programma assai intenso, comprendente visite a persone di Chiesa (vescovi, sacerdoti, religiose, associazioni laicali, comunità cattoliche di base, ecc.) e a organismi della società in generale (personalità del partito, università, opere sociali, fabbiche, gruppi di pescatori, e di contadini), per non parlare delle visite obbligatorie a a celebri monumenti storici (Città proibita, Grande Muraglia, Mausoleo del primo imperatore A Xi ' an, o di SUN YAT SEN a Nanchino, la tomba di Pechino, Tayuan, Xi'an, Wuhan, Shanghai, Canton e Hong Kong).
E io tutto il tempo a prender nota, a registrare dal vivo le mie impressioni e riflessioni, i miei interrogativi. Ne sono venute quasi 500 pagine di quaderno: è da queste che scelgo gli elementi principali di questa mia lettera relazione.
Le risparmio qui la confessione rituale sulla precarietà di un testo come questo. Ma può darsi che lei abbia già sentito raccontare ciò che disse un tale che conosceva quei mondi enigmatici:”Dopo una settimana passata in Cina, si scive un libro; dopo un mese, si pubblicano alcuni articoli; dopo sei mesi si tiene una conferenza; e dopo un anno si resta in silenzio.
Io non sono rimasto in Cina per un anno, e posso quindi parlare,......
In verità la Cina mi è parsa un immenso ideogramma, di quelli che usano i Cinesi nella loro scrittura. Allora si scopre che è un'altra cosa ancora. All'inizio sembra una cosa, poi un'altra, quando infine si crede di avere azzeccato, si scopre che è un'altra cosa ancora.
Le presento qui la mia lettura occidentale e latino americana di questo affascinante e misterioso ideogramma che è la Cina.
LA SOCIETÀ NELLA CINA POPOLARE.
Voglio adesso riassumere in alcuni punti le impressioni e gli interrogativi suscitati in me dalla società cinese.
Profonda uguaglianza sociale.
É questa la prima e più forte impressione che ho ricevuto in Cina. E' un luogo comune? Certo, come lo è la miseria di noi Brasiliani! Comunque sia, vedere quella massa immensa, quella marea di gente condurre un genere di vita sano e dignitoso, è una cosa che non ci si stanca di ammirare.
Non è certamente una società di quelle che si dicono sviluppate, una società ricca e opulenta. E' ben lungi da questo. Si tratta invece “di un'economia di beni di prima necessità”. Tutto si svolge come se lo Stato, o meglio il sistema sociale, garantisse il soddisfacimento delle cinque necessità fondamentali: lavoro e cibo, vestito, casa, servizio sanitario elementare ed educazione di base (9 anni obbligatori). Il resto viene dopo.
Come vede, si tratta di un “socialisnmo austero”, quasi monastico. E' il socialismo “del grande piatto di riso”, dove tutti possono mangiare. Uno del nostro gruppo ha commentato:”LA Cina È UN'IMMENSA BAIXADA FLUMINENSE” (Zona dello stato di Rio de Janeiro, invasa da tanta povera gente in cerca di un qualsiasi lavoro per vivere), che è riuscita a farcela”.
Non è già una gigantesca impresa storica garantire a questa moltitudine innumerevole le condizioni minime, direi quasi biologiche, di una vita decente? Chiaro che non sta tutto qui. Ma cosa è mai il resto senza ciò? Viene quasi voglia di dire che la società cinese, nel suo complesso, è emersa dalla preistoria sociale all'esistenza storica; è uscita dalla fase primitiva, barbara e selvaggia in cui l'uomo “è un lupo per l'uomo”, per entrare nella vita “civile”.
Sa qual è l'immagine che mi veniva sempre in mente nel vedere quelle masse bene ordinate per le strade, sulle piazze, ai supermercati, nelle campagne, o mentre si recavano in bicicletta al lavoro? Era quella di una grande famiglia, modesta ma ordinata, che si occupa della vita.
Là non ho visto ladruncoli di mestiere. Baraccati, ubriachi, prostitute, vecchi abbandonati o mendicanti. No, sto mentendo: ne ho visto uno a SHANGAI. Era una donna storpia, che si aggirava in mezzo ai turisti chiedendo denaro. Ma era una scena così strana per i cinesi che vidi gruppi a fermarsi a guardare.....Mi accorgo però che la situazione è così somigliante nei paesi socialisti che la sua descrizione diventa una cosa banale. Magari fosse lo stesso tra noi.
Uguaglianza sì, ma non egualitarismo. Qui non c'è nulla di quella uniformità sciatta di cui si parla continuamente tra noi. Del resto, i cinesi d'oggi ci fanno chiaramente intendere che non vogliono saperne di egualitarismo economico. E' una delle maggiori critiche contro i dieci anni della Rivoluzione Culturale ('66-'76), è giustamente quella di un'uguaglianza sociale forzata e artificiale.
Il panorama sociale della Cina mi ispirava però un'impressione ancora più sottile. Mi pareva che da quella società emanasse un'atmosfera di purezza e di eticità. Si coglieva nell'aria un profumo di “diritto e giustizia”. Era qualcosa di ben differente dal sentimento che suscita la visione sociale di un paese del Terzo Mondo, dove il clima di sfruttamento, di corruzione e di irresponsabilità sociale s'è fatto abituale come l'aria mefitica di una stanza chiusa.
Non molto migliore è l'impressione che dà l'ambiente del Primo Mondo, cosiddetto “sviluppato”. Ne avevo avuto una prova recente nel periodo passato in CANADA' prima di partire per la CINA. Là si respirava il consumismo sfrenato, l'individualismo che crea anonimato e lo sprofondamento quasi fisico nella materialità. Tutto puzzava di benessere immeritato, di progresso ingiusto. Ciò divenne ancora più evidente all'uscire dalla Cina, a Hong Kong, punta avanzata del capitalismo moderno. E paradiso dei giocattoli elettronici.
Diventava qui irrefutabilmente chiara la tesi famosa delle persone ridotte ridotte a cose e delle cose trasformate in persone, fenomeno tipico dell'alienazione capitalistica. In contrasto con tuttò ciò, vedere il popolo cinese, camminare con passo sicuro per la strada della dignità, produceva un'incontenibile soddisfazione spirituale. Mi venne perfino in mente questa espresssione un po' sbrigativa:”Il Brasile mette rabbia, il Canadà dà nausea, la Cina dà gusto”. E' semza dubbio un'espressione sommaria, che traduce però un'intuizione.
Si può vedere in Cina l'applicazione di alcuni dei grandi insegnamenti della Dottrina sociale della Chiesa: il primato del lavoro sul Capitale, l'importanza della famiglia e dei gruppi intermedi, l'imperativo dei buoni costumi, l'onestà pubblica, la virtù della sobrietà, la collaborazione generale, la ricerca del bene comne, ecc. Forse aveva davvero ragione BERDIAEFF, nel dire, se ben ricordo, che non è alle medesime persone che Dio concedeva il messaggio della liberazione e la sua attuazione pratica.
La tanto vantata “purezza dei costumi” di una volta, specialmente sul piano sessuale, ha in Cina una realizzazione tutta una serie di smorfie, che dava loro l'aria tutta propria. E ciò non solo e soprattutto a causa del socialismo, ma soprattutto in seguito alla sua lunga tradizione morale , in particolare quella confuciana. Questo è per noi curioso: l'eros in Cina è socialmente invisibile. Sembra addirittura che questo popolo non ami!
Il contrasto è fortemente avvertito quando si passa a HONG KONG ,città sfrontata al pari delle nostre. Vi si vedevano le stessa facce cinesi di bambine e ragazzi, adesso però già ben truccate, massaggiate, lustre e furbacchiotte, che dava loro un'aria tra il sexy e il dandy. Nulla di questo nella plebea CINA POPOLARE, in questo campo popolare davvero.
La lezione pià grande che viene per noi è questa: se sono stati capaci loro, perchè non lo siamo noi? Soprattutto quando si sa che la CINA ha un prodotto nazionale lordo, è di poco superiore a quello del BRASILE, (circa 350 miliardi di dollari). La CINA è al 9° posto nell'economia su scala mondiale, venendo immediatamente dopo il BRASILE, che occupa l'ottavo posto nell'area capitalista. Eppure i Cinesi sono sette volte e mezzo più numerosi di noi. Ora, per essi, il reddito è sufficiente, mentre non lo è per noi, stando a quanto dicono i nosri governanti e i loro economisti.
Osservi adesso quest'altro punto:con tutto quel mare di gente, i CINESI dispongono solo di 130 milioni di ettari di terreno coltivabile, mentre il BRASILE, con meno bocche da sfamare, ne conta ben 600 milioni (quattro volte e mezzo!). E i nostri dirigenti e i grandi proprietari a dirci che la riforma agraria non è possibile! Esiste una faccia tosta più grande?
E noti che dal punto di vista tecnico-industriale, essi sono molto più arretrati di noi. Abbiamo viaggiato in treno per ore e ore, per esempio da NANCHINO A SHANGHAI, in mezzo al susseguirsi ininterrotto di risaie, senza mai vedere una macchina o un trattore: tutto il lavoro era a base di zappa e di falce.
LA CONCLUSIONE è evidente: con molto più gente e molto meno risorse, la CINA vive assai più contenta. In altre parole il problema è politico e non puramente tecnico. Non si può con questo negare che ancora esistano categorie più povere. Si contano più di dici milioni di famiglie che vivono con un reddito dimezzato nei confronti della media. Rappresentano però un residuo non ancora integrato, nel processo di sviluppo socialista, e non il suo risultato, come sembra essere invece il caso da noi. La CINA ha effettuato il suo decollo, ha perso slancio dopo essere scattata verso uno sviluppo che poggia tutto sulle proprie forze, senza però esludere l'interdipendenza, anzi favorendola.
Ma la CINA non sembra svilupparsi a spese degli altri. Non ostante una certa disparità di reddito,, consideata in questo frattempo secondaria, la politica economica è di aumentare la torta, e dividerla al temppo stesso.
Ciò vale in linea generale, come avrò ancora modo di dirle.
Una cosa è certa: “se la gloria di Dio è l'uomo vivente” (Sant'Ireneo), allora la Cina dà certamente gloria a Dio. (CLODOVIS BOFF, a cura di Carlo Castellini).



Lunedì 01 Maggio,2017 Ore: 20:14
 
 
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