www.ildialogo.org IL BUON PASTORE DA’ LA PROPRIA VITA PER LE PECORE,di p. José María CASTILLO

Gv 10,11-18

[In quel tempo, Gesù disse:] «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.

Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

In un popolo di cultura agraria, come è stato Israele, i greggi ed i loro pastori hanno avuto sempre una notevole importanza pratica ed un significato simbolico. Il titolo di “pastore” si applica con frequenza a Dio, come il Pastore fedele che si prende cura del popolo. Al contrario, i re ed i governanti sono denunciati dai profeti come pastori infedeli, egoisti e perversi. Fa impressione leggere il cap. 34 di Ezechiele o le invettive di Geremia (2,8; 3,15; 10.21, etc).
Gesù si definisce come il “Pastore buono”. Il contrario non è il “pastore cattivo”, ma il “mercenario”. La differenza sta nel fatto che il “buono” si definisce per l’assenza assoluta di interesse, fino al punto, se è necessario, di dare la vita, purché le pecore non si vedano minacciate, in pericolo, divise o disperse. Quello che è radicalmente opposto a Gesù è un “mercenario”, che Gesù qualifica come “prezzolato”. Quando nel pascolare come figura simbolica entrano gli interessi del denaro, lo stipendio, l’incarico, la scalata, il buon nome, la buona immagine che si ha davanti alla gente, abbiamo ormai un “mercenario” che si sta formando, sta scalando o ha già raggiunto alti incarichi di grande responsabilità. Questo, sebbene non si renda conto di quello che fa, in realtà fa “stragi”. Perché quello che è importante non sono le pecore, ma altre cose.
Al tempo di Gesù i pastori godevano di cattiva fama. Il lavoro di pastore era nella lista dei “lavori disprezzati”. Perché avevano fama di essere imbroglioni e briganti (J. Jeremias). Il contrario è Gesù, che considera le pecore come qualcosa di così suo che per loro dà la vita. Anzi, sente anche come sue le “altre pecore” che riempiono il mondo più ampio.

Martedì 17 Aprile,2018 Ore: 22:55