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www.ildialogo.org EGLI DOVEVA RISUSCITARE DAI MORTI,di p. José María CASTILLO

PASQUA – 28 marzo 2016 - Commento al Vangelo
EGLI DOVEVA RISUSCITARE DAI MORTI

di p. José María CASTILLO

Gv 20, 1-9
II primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
  1. I racconti delle apparizioni di Gesù risorto non sono, né possono esserlo, racconti storici. Perché si riferiscono ad avvenimenti che non sono successi nella storia, ma “al di là della storia”. La risurrezione ed il Risorto non possono essere situati nella storia dei mortali. Si situano nell’esistenza che trascende ogni possibile condizione mortale. Quando parliamo del Risorto, non ci riferiamo ad un “mortale”, ma all’eterno Vivente. Risuscitare non è rivivere (ritornare a questa vita). Risuscitare è trascendere questa vita e superare la morte per sempre. Per questo la cosa più corretta è dire che i racconti della risurrezione sono racconti di esperienze di fede vissute dagli apostoli e dai primi cristiani. Sono loro i primi testimoni della nostra fede nel Risorto e nella nostra risurrezione.
  2. Come è logico, nulla di tutto ciò è evidente. Tutto ciò si sa, si attende e si rende possibile grazie alla fede. Poiché crediamo nel Signore della vita, per questo crediamo che la morte non è la fine. Tutto il contrario, la morte è l’inizio. Perché il momento della morte è il momento della trasformazione di una forma di esistenza, sempre limitata e carica di sofferenze, ad un’altra forma di esistenza che sazia ogni possibile desiderio ed ogni illusione, per quanto immaginaria la possiamo credere.
  3. Ma l’aspetto più grande della domenica di Risurrezione non è il vantaggio che aspettiamo e che vogliamo per noi. C’è qualcosa di previo a tutto ciò, qualcosa che rende possibile tutto il resto. Prima che la nostra trasformazione, c’è stata l’esaltazione dello stesso Gesù. La risurrezione non è consistita nel fatto che Gesù “sia ritornato” a questa vita. Questo sarebbe semplicemente “rivivere”. Quello che è capitato – se è quello che è capitato – a Lazzaro, al figlio della vedova di Nain o alla figlia di Giairo, il capo della sinagoga (i casi raccontati dai vangeli). Invece no, la risurrezione di Gesù ci dice che quell’umile contadino di Galilea “fu costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti: Gesù Cristo Signore nostro” (Rm 1,4). Gesù, che è stato l’”immagine” di Dio in terra (Col 1,15), raggiunge la “pienezza” di Dio in questa vita e per questo il Signore Gesù è la pienezza di tutte le nostre migliori illusioni.



Lunedì 21 Marzo,2016 Ore: 22:28
 
 
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