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www.ildialogo.org QUESTO A CANA DI GALILEA, FU L’INIZIO DEI SEGNI COMPIUTI DA GESÙ,di p. José María CASTILLO

II TEMPO ORDINARIO – 17 gennaio 2016 - Commento al Vangelo
QUESTO A CANA DI GALILEA, FU L’INIZIO DEI SEGNI COMPIUTI DA GESÙ

di p. José María CASTILLO

Gv 2, 1-12

E il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione (rituale) dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – [colui che dirigeva il banchetto] chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
 
  1. Molta gente – e non pochi teologi – che spiegano questo racconto, fanno attenzione agli aspetti secondari della storia (la figura di Maria, la trasformazione dell’acqua in vino, l’«ora» di Gesù….). E non si rendono conto del dato centrale del racconto. Questo dato sta nel fatto che Gesù ha trasformato i riti di purificazione (katà tòn katharismón) nel vino che rallegra la vita e «mette le anime in comune» (María Daraki).
  2. La degenerazione del bere, che non rappresenta più l’«universo simbolico che dà senso alla vita», ma la fuga dalla realtà quotidiana, fino all’eccesso senza senso dei bagordi e del botellón1, tutto questo ci ha reso incapaci di comprendere, vivere e gustare quello che rappresenta il simbolo prezioso della felicità condivisa, dell’unione degli spiriti e della presenza corporale nell’eccesso di bontà che non si comprende. E nel mistero insondabile della stupenda tenerezza.
  3. In quest’episodio Gesù ci ha detto che il dualismo della «purezza» e dell’«impurità» (un dualismo costante nelle religioni) (C. Lévi-Strauss) non si comprende più come metafora di quello che è «buono» e di quello che è «cattivo» (J. Neusner). Gesù l’ha fatta finita con tutto questo. Ed, al suo posto, ha messo il superamento dell’inumano e del violento. Superamento che rende possibile la citata bontà che non si comprende. Ed in questo sta la forza che ci dà la fede e che ci sostiene (Gv 2,11b).

1 Con il termine spagnolo botellón si definisce un fenomeno diffuso in Spagna dalla fine del Novecento in cui sono prevalentemente coinvolti giovani che si ritrovano in gruppi numerosi per consumare all'aperto bevande alcooliche o analcoliche, bibite, tabacco (talvolta consumato con sostanze aggiuntive quali hashish e/o marijuana). L'obiettivo è quello di bere in compagnia, suonare, ballare e chiacchierare in alcuni spazi della città senza la necessità di spendere molto denaro in locali, pub o discoteche. (ndt)



Lunedì 11 Gennaio,2016 Ore: 20:57
 
 
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