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www.ildialogo.org I PASTORI TROVARONO MARIA E GIUSEPPE E IL BAMBINO. DOPO OTTO GIORNI GLI FU MESSO NOME GESÙ,di p. José María CASTILLO

MARIA MADRE DI DIO – 1 gennaio 2016 - Commento al Vangelo
I PASTORI TROVARONO MARIA E GIUSEPPE E IL BAMBINO. DOPO OTTO GIORNI GLI FU MESSO NOME GESÙ

di p. José María CASTILLO

Lc 2,16-21

[In quel tempo, i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
  1. Dio si fa presente nella storia. Dove, quando e come meno ce lo si potrebbe aspettare. E nella maniera con la quale noi mortali siamo meno capaci neanche di sospettare che Dio possa entrare in questo modo nelle nostre vite. Noi mettiamo in relazione la parola “Dio” con quello che è infinitamente superiore a noi: altezza, forza, potere, sapere, grandezza illimitata. Dio non può avere limite alcuno. Per questo cerchiamo Dio, crediamo in Dio e mettiamo in Dio il senso della vita. Se Dio non fosse così, perché o per quale fine crederemmo in Lui?
  2. Prima di Dio, l’esperienza base, che sgorga nei credenti, è il “sentimento di dipendenza”. O, in altre parole, il “sentimento di essere creatura, il sentimento della creatura che s’affonda nella propria nullità, che scompare al cospetto di ciò che sovrasta ogni creatura” (Rudolph Otto). Per questo il sentimento specificatamente religioso è sempre, in un modo o nell’altro, un “sentimento di dipendenza”, che è il sentimento fondamentale perché nel mondo possa esistere l’”ordine” (kósmos). Solo così possiamo sfuggire al tanto temuto káos, che sarebbe lo scombussolamento totale della nostra esistenza terrena.
  3. Ma tutto questo provoca le conseguenze più drammatiche che si possono immaginare. Parlare di Dio in questo modo è lo stesso che parlare dell’ansia di potere, del desiderio di dominare e di controllare. Da questo derivano i “tagli” che ci impongono quelli che comandano. Fino a convincerci di quello che conviene loro. Ecco perché credere in Dio significa sottomettersi. Ma desiderare potere e sottomettersi sono sentimenti contraddittori. Da questo scaturisce la base delle mille contraddizioni e delle centomila assurdità che soffriamo e sopportiamo. In questo modo non comprendiamo Dio e neanche noi stessi. È chiaro perché il Dio di Gesù è entrato nel mondo per mezzo di una stalla, come un bambino indifeso, come l’ultimo degli ultimi?



Lunedì 28 Dicembre,2015 Ore: 18:08
 
 
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