www.ildialogo.org GESU’ E’ RITROVATO DAI GENITORI NEL TEMPIO IN MEZZO AI MAESTRI,di p. José María CASTILLO

Lc 2, 41-52

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.

Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.

Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.

Scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

1. Ora che interessa e preoccupa tanto il tema della famiglia, è bene pensare un po’ più a fondo a quello che il Vangelo ci vuole dire su questa questione, nel testo di Luca proposto dalla liturgia in questa domenica di Natale. Si discute se quest’episodio, del Bambino perduto e ritrovato nel Tempio, sia originale o piuttosto sia stato aggiunto da Luca, cosa che è potuta succedere in una redazione posteriore (una specie di seconda edizione del vangelo) (H. De Jonge, F. Bovon, etc.). L’episodio è compreso tra due sommari (Lc 2,40 e 2,52), nei quali si sottolinea la “sapienza” e la “grazia”, che hanno caratterizzato la crescita di Gesù. Cosa significa questo?

2. Nelle culture antiche, e nel concreto in Grecia, la “sapienza” finì per essere identificata con il “sapere teorico” fino ad arrivare ad essere mera “conoscenza”. Tale è stata l’evoluzione a partire da Omero a Platone (J. Goetzmann). Nella cultura di Israele la “sapienza” si intendeva come un dono di Dio che rendeva idoneo per la vita (così in Salomone), ma che supponeva la superiorità di Yahvé su gli altri dèi. In ogni caso, “sapienza” era “stare al di sopra degli altri” (H. Hegermann). La “sapienza” del Vangelo è un modo di essere, di vivere e di mettersi in relazione con gli altri, che accetta il fatto che, al di là dei “saggi”, ci siano i “piccoli”, gli “ultimi”, i “nessuno” (Lc 10,21-22; Mt 11,25-26).

3. La famiglia cristiana è il gruppo umano che accoglie ed integra gli uomini che vengono a questo mondo aiutandoli a crescere in questa sconcertante sapienza. Non è il sapere di quelli che si distinguono per i loro voti ed i loro titoli, per i loro successi ed i loro incarichi, per i loro cognomi illustri ed il loro stato sociale. Una famiglia è “cristiana” quando è prima di tutto profondamente “umana”, uno spazio umano di affetto, rispetto, accoglienza ed umanità.

Mercoledì 23 Dicembre,2015 Ore: 18:04