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IV AVVENTO – 20 dicembre 2015 - Commento al Vangelo
A CHE COSA DEVO CHE LA MADRE DEL MIO SIGNORE VENGA A ME?

di p. José María CASTILLO

Lc 1, 39-45

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!
A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo.
E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
1. Subito dopo il vangelo dell’annunciazione dell’angelo Gabriele a Maria (Lc 1, 26-38), Luca colloca questo racconto della visita che Maria ha fatto alla sua parente (Lc 1,36) Elisabetta. Se non ci atteniamo al mero racconto e lo trascendiamo riflettendo sul suo significato, la prima cosa che salta agli occhi è che l’incarnazione di Dio in un essere umano, in Gesù, spinge Maria ad uscire dalla sua casa, facendo un lungo viaggio, a partire dalla Galilea fino alle montagne della Giudea, per condividere la sua esultanza e la sua gioia con l’altra donna importante nei vangeli dell’infanzia. Questo cosa ci dice?
2. La presenza di Gesù spinge immediatamente all’incontro, al dialogo, alla condivisione della felicità che si vive, alla diffusione contagiosa della gioia. Per questo in questi racconti iniziali del vangelo di Luca senza dubbio si ripetono i saluti, gli incontri (Lc 1, 28-29; 40-41, 44) (F. Bovon). Il Dio di Gesù non è geloso. E non ci separa o ci divide. E ancor meno ciallontana o ci fa scontrare. Ci fondiamo con Gesù nella misura in cui ci fondiamo con gli altri. Anche se si tratta di persone che sono distanti e che hanno culture diverse.
3. L’esperienza storica ci dice che le religioni, le culture, le differenze di origine e di patria fanno scontrare gli individui ed i popoli. Tutto ciò che è scontro e divisione tra gli uomini, non viene da Dio. E non ci porta a Dio. Quello che ci fa scontrare gli uni con gli altri, ci fa scontrare anche con Dio, con Gesù, con l’umanità. La prima cosa che ha fatto Gesù quando è venuto in questo mondo è stata motivare le persone all’unione, alle migliori relazioni umane, alla stima ed all’elogio reciproco (“eulogheméne”, “eulogheménos”, Lc 1,42) (cf. P. Trummer). Solo così possiamo cambiare questo mondo. E renderlo più abitabile.
 


Lunedì 14 Dicembre,2015 Ore: 22:09
 
 
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