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www.ildialogo.org GIOIA E GIUSTIZIA: INDISTRICABILI!,di don Aldo Antonelli

Terza Domenica di Avvento
GIOIA E GIUSTIZIA: INDISTRICABILI!

di don Aldo Antonelli

E’ giovedì sera e penso di farvi cosa gradita se vi aiuto a riempire questi giorni di “caldi” pensieri per un Natale che sia veramente tale.
Queste le mie riflessioni sulle letture di domenica prossima.
Un abbraccio e buon fine settimana.
Aldo
GIOIA E GIUSTIZIA: INDISTRICABILI!
(Terza Domenica di Avvento)
Le letture facili sono sempre capziose. Rubano la profondità del pensiero e tarpano le ali alla coscienza che, affrancata da ogni responsabilità, scorre placida sulla superficialità della storia.
Così sarebbe facile, nonostante le cronache, farci prendere dall’invito alla Gioia che il profeta Sofonìa ci rivolge: «Rallegrati, grida di gioia, esulta». E’ facile, nonostante le cronache, farsi prendere dalla tenerezza degli incontri amicali e familiari che le feste ormai vicine ci offriranno in dono. E’ facile accettare l’invito e fermarsi lì, alla prima lettura, senza porsi la domanda scomoda e intrigante del vangelo: «E noi che cosa dobbiamo fare?», e senza ascoltare la risposta, scomoda e compromettente: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha e chi ha da mangiare faccia altrettanto»!
Non so se era nelle intenzioni dei liturgisti che hanno disposto la sequenza di queste letture; ma il nesso è inscindibile: non può esserci gioia senza giustizia; così come non può esserci pace senza condivisione!
Noi si vive in una società nella quale si proclamano a voce alta i diritti della persona, ma poi i singoli vengono sacrificati al rendimento, all’utilità e allo sviluppo del benessere.
«Cosa dobbiamo fare?».
Noi continuiamo a vivere sottomessi a un benessere che ci impedisce di essere umani!
«Cosa dobbiamo fare?».
Noi viviamo in una “abbondanza”  costruita sull’altrui “deficienza”!
«Cosa dobbiamo fare?».
Le risposte di Giovanni alle domande che gli vengono poste non sono di ordine religioso: andate al tempio….; pregate Dio….; bensì di ordine comportamentale: nono chiudetevi nei vostri interessi…; condividete ciò che avete con chi non ha…; non abusate del vostro potere…!
Ecco il punto!
Ci sono troppi cristiani che non si rendono conto di vivere “prigionieri di una religione borghese”, come la chiamava il grande teologo Johann Baptist Metz.
«Il cristianesimo, così come lo pratichiamo, non ha la forza di cambiare la società del benessere. Al contrario, è questa che sta svuotando  la nostra sequela di Gesù  di valori così genuini come la solidarietà, la difesa dei poveri, la compassione e, soprattutto, la giustizia», così come scrive José Antonio Pagola (La via aperta da Gesù; 3 Vol. – Borla).
La domanda del “che fare” dovremmo porcela oltre che individualmente, anche come comunità, anche come “Occidente”. Grida vendetta di fronte a Dio e all’Umanità intera la spudoratezza di una rivendicazione di “Radici cristiane” da parte di un mondo che dopo aver accumulato ricchezze con invasioni e colonialismi e dopo averle moltiplicate con il mercato e le “libere concorrenze”, ora vuole difenderle con i missili e i filospinati!
La risposta, scomoda e compromettente, ma risolutiva e liberante rimane quella di Giovanni: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha e chi ha da mangiare faccia altrettanto»!



Giovedì 10 Dicembre,2015 Ore: 21:49
 
 
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