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www.ildialogo.org Marco 10, 2-16: Contro l’indissolubilità o a favore della donna?,di Aldo Antonelli

Marco 10, 2-16: Contro l’indissolubilità o a favore della donna?

di Aldo Antonelli

Ciò che è determinante nella comprensione di un qualsiasi testo o parola o fatto, non è la vista o l’udito ma il “punto di vista”, la “sitz im leben” dell’osservatore.
“Quiquid reciptur ad modum recipientis recipitur” era il detto che il mio professore di filosofia usava ripeterci, a noi alunni, per farci capire l’importanza del “punto di vista”.
Tutto ciò che si riceve dipende da chi lo riceve!
Questa premessa per significare l’utilizzo strumentale che si è fatto di questo passo del Vangelo (Marco 10, 2-16), sempre utilizzato a difesa di quella che è diventata una vera e propria ossessione nell’abito della chiesa: l’indissolubilità del Matrimonio!
E se provassimo a contestualizzare questo “dibattito” tra Gesù e i farisei?
In una società là dove le donne erano totalmente sottomesse all’uomo e ai suoi capricci?
Per meglio comprendere l’ambiente “pesante” per le donne del tempo, mi permetto di proporvi la lettura di questo passo di Molière, anche se vissuto ben sedici secoli dopo…(La scuola delle mogli).
«Solo dovere del vostro sesso è la sottomissione:
Chi porta la barba è l'onnipotente padrone.
Sebbene siamo due metà della società,
Tra queste due metà non esiste parità:
L'una è la metà suprema, e l'altra la subalterna;
L'una è sottomessa in tutto all'altra che governa;
E l'obbedienza che il soldato, addestrato al dovere,
Porta al suo capo che guidar lo deve,
Il servo al padrone, il figlio al padre,
E l'ultimo dei conversi al suo superiore,
E' ancora nulla rispetto alla docilità,
E all'obbedienza, e all'umiltà,
E al profondo rispetto che la donna deve avere
Nei confronti del marito, sua guida, suo signore e padrone.
Quando egli la guarda con occhio severo
Il suo dovere è di abbassare subito gli occhi,
E di non osare mai guardarlo in faccia
Finché di uno sguardo benevolo egli non vorrà farle grazia».
In commento a questo brano José Antonio Pagola scrive:
«La cosa che più faceva soffrire le donne nella Galilea degli anni Trenta del  secolo era la loro totale sottomissione all'uomo nella famiglia patriarcale. I loro mariti potevano perfino ripudiarle in qualsiasi momento, abbandonandole alla loro sorte. Secondo la tradizione giudaica, questo diritto si basava nientemeno che sulla legge di Dio.
I maestri discutevano sui motivi che potevano giustificare la decisione del marito. Secondo i seguaci di Shammai, si poteva ripudiare la moglie solo in caso di adulterio; secondo Hillel, bastava che la donna facesse qualcosa di “sgradevole” agli occhi del marito. Mentre gli uomini dotti discutevano, le donne non potevano levare la loro voce per difendere i loro diritti.
A un certo punto, la questione venne a Gesù: “Può un marito ripudiare la propria moglie?”. La sua risposta sconcertò tutti. Le donne non ci potevano credere. Secondo Gesù, se il ripudio è nella legge, lo è per la “durezza di cuore” degli uomini e per la loro mentalità maschilista, ma il progetto iniziale di Dio non fu quello di un matrimonio “patriarcale”, dominato dall'uomo.
Dio creò l'uomo e la donna perché fossero “una sola carne”. I due sono chiamati a condividere il loro amore, la loro intimità e la loro vita intera, con uguale dignità e in comunione totale. Di qui il grido di Gesù: con il suo atteggiamento maschilista, “l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto”»! (La via aperta da Gesù. Vol.2 – Borla).
Non aggiungo altro.
Le nostre ossessioni giuridiche sull’indissolubilità ci hanno imbottigliato dentro quella che Franco Ferrarotti chiamava la “cultura del paralume”.
Prigionieri delle nostre diatribe, siamo diventati incapaci di ricerca e di ascolto.
Buona domenica.
Aldo Antonelli



Mercoledì 30 Settembre,2015 Ore: 21:38
 
 
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